Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Testo scorrevole

► Solo chi porta in sé l’Impronta si riconoscerà a vicenda. Segno lampante d’identificazione lasciato dalle cicatrici del Passato.

domenica 8 ottobre 2023

La porchetta bianca

La porchetta bianca

Una fiaba per adulti ma non solo


Mi sono permesso di " italianizzareil testo del lungo poemetto di Trilussa.
Allusioni ... metafore e doppi sensi.
Derisione spietata del Potere : in particolare verso quei ceti dirigenti
e quelle figure che dovrebbero essere di riferimento per il popolo
... e invece ...
restano invischiate sistematicamente nelle loro meschinità
derivanti dalla povertà morale che troppo spesso gli è propria.
Un anelito di ribellione e speranza di resurrezione
contro le aberrazioni di ogni Potere riscontrabili in ogni tempo.
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È consigliata la lettura ascoltando il sottofondo musicale dal seguente link :


C’era una volta un Re che andava a caccia.

Un giorno … anziché uccidere un cinghiale
spaccò la testa a un povero maiale che si stava rotolando nel fango.
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Accidenti – strillò – mi sono sbagliato ! “
Non è mica un cinghiale quello che ho ammazzato ! “
Ma che sbagliato. Un Re non sbaglia mai ! “
gli disse il maggiordomo un po’ confuso
Questo è un cinghiale purosangue,
e il muso dimostra che è anche di una bella razza !
Come può essere che l’occhio di un sovrano
Non distingue le bestie da lontano ?
E questo cosa c’entra ? Che vuol dire ?
- gli rispose il Re -
Anche ieri, parlando del Governo
ho confuso il Ministro dell’Interno col Ministro degli Esteri :
per cui può succedere benissimo
che faccia gli stessi sbagli quando vado a caccia.
Infatti sono un porco, glielo giuro !
- disse allora il Maiale –
E purtroppo
so che la palla ch’è uscita dallo schioppo mi ha fregato sicuramente.
Non avrei mai pensato di fare questa morte
per diventare l’antipasto dei pranzi che si fanno a Corte !
Ma giacché nella mia disgrazia
ho avuto il privilegio di essere fucilato da un Re
e, s’intende, a spese dello Stato,
mi permetto di chiedere una grazia.
Parla ! – gli disse il Re Ti sia concesso !
Farò in modo di fartela oggi stesso.
Disse il Maiale :
Là in fondo, nella fattoria, sotto la grotta, dentro la montagna
ho lasciato una povera compagna, l’unica gioia della mia vita !
Una Porchetta bianca, una bellezza sacrificata in mezzo all’immondizia.
Andate là e cercate di prenderla …
– disse il Re – ma in mezzo a tante troie
come faremo a riconoscere tua moglie ?
Se non ci insegni il modo di trovarla ci farai girovagare per tutto il Regno.
– disse il Porco – adesso ve lo insegno.
Andate dietro al sangue che mi esce dalle ferite che mi avete fatto,
sfondate cinque muri e cinque porte,
entrate nella grotta a sinistra e troverete la Porchetta bianca.
Si riconosce da lontano cento miglia
perché al collo ha un medaglione antico dove, il giorno che nacque
un amico mago ci scrisse sopra un segreto di famiglia,
un grande segreto che conosco soltanto io …
Ci conto ? Certo ? Grazie tante ! Addio !
      E il Maiale, con gli occhi chiusi a metà, fece un sospiro così profondo
che se non fosse andato all’altro mondo  gli avrebbe detto certamente :
Scusi …
Ma gli mancò la forza
e nella gola la parola gli fece solo un gioco d’aria.
Adesso - disse il Maggiordomo – andiamo via perché non è prudente
che un Sovrano, per quanto sia democratico e alla mano,
si comprometta in una porcheria simile.
Disse il Re : “ Gliel’ho promesso ! …
 E cosa vuol dire ? In questi casi la parola va sacrificata !
Quante ne dà nei discorsi della Corona senza che abbiano seguito ?
E adesso, per una bestia puzzolente si fa’ prendere da tanti rimorsi ?
No, mi creda :
in circostanze come questa si dà un sussidio e si fa aprire un’inchiesta.
No – disse il Re – non mi convinci !
Sento nel cuore qualcosa che mi dice :
valla a prendere e sarai felice, valla a prendere e sarai contento …
Perciò non voglio tante osservazioni,
cammina e non distruggere le mie illusioni.
Era già notte fonda.
Giù per la montagna resa argentata dalla luce della luna piena
si sentiva il lamento di una cantilena che si spargeva in tutta la campagna :
era una voce piena di dolore
che entrava nelle orecchie e andava dritta al cuore.
Pareva che il lamento di quei canti venissero da una voce immaginaria
ma facevano male
e spargevano nell’aria come una specie di presentimento …
Successe così
e questo bastò per rinfrancarli ed allungare il passo.
Cammina e cammina il Re era stanco e il Maggiordomo stava peggio
per il fatto che il Re aveva un callo e il Maggiordomo un mal di schiena,
male questo, che attacca gli uomini che fanno spesso inchini e riverenze.
Ma finalmente erano arrivati !

Appena fece giorno
videro il posto e subito entrarono coraggiosamente nella grotta.
Era una grotta bassa e scura, più sporca di una sala della pretura.
La Porchetta dormiva in un angolo sdraiata tra il fango e l’immondizia.
Eccola ! – disse sicuro il Re – È lei ! Sì, ,certo ! Porta il medaglione …
Deve esserci il segreto, deve esserci … Leggi ! Fai presto !     
    E il Maggiordomo lesse :
« Un mese dopo che un Re mi avrà baciata
diventerò una donna molto bella. Alta, bionda, benfatta
e uguale a quella che lo stesso uomo si sarà ideata.
È sottinteso che il Sovrano che mi bacia
deve essere bello e mi deve piacere. »

Il Re
che aveva visto tante donne senza aver mai trovato quella ideale,  pensò :
Chissà che femmina geniale,
chissà che bella donna si nasconde sotto queste belle setole !
Chissà che bocconcino che diventerà !
Guarda che bel grugnetto ! Ti fa innamorare !
Che belle mosse !
Scommetto che qua sotto si nasconde qualche arciduchessa :
hai voglia a dire di vederci una signora !
Basta. Che sia una signora o donna di facili costumi,
adesso le spiaccico un bacio e buonanotte !
Però gli andrò a genio io ? E chi lo sa !  
Gli rispose il Maggiordomo : “ Ah, sì !
E dove glielo do ?  “ - “ Glielo dia lì …
E se non fosse lì ?  “ – “ Glielo dia là … 
Detto fatto il Sovrano si inchinò, si tolse la corona e la baciò.
E adesso - disse – se passasse un Re alleato a far la stessa cosa ?
A quegli amici credo poco : eh, li conosco ! Meglio non fidarsi …
Portiamola a Palazzo : è più prudente. Una più una meno non importa.

E fu così che quella stessa sera la Porchetta entrò a Corte
e fu nascosta in un salone
preparato appositamente e di cui non è facile descriverne il lusso.
Un Gendarme fu incaricato di sorvegliarla e, nel caso, dare l’allarme.

Difatti, dopo un mese
il cambiamento avvenne sotto gli occhi del Sovrano,
e fu talmente rapido,
come lo è la prontezza di un repubblicano che diventa monarchico :
in un attimo !
Si vide un fumo rosso
e dalla stessa Porchetta si materializzò una signora.
Quando il Re la vide per poco non svenne !
Cominciò a dire :
Dove le hai rubate tante bellezze ?
Le hai rubate in cielo a qualche cherubino che dormiva
e sei scappata con la refurtiva ?
C’é un viso uguale al tuo ? No, non mi sembra :
solo quello di Venere gli assomiglia.
Chi ti ha filato i capelli ? Un ragno ?
  Dove hai preso i denti ? In fondo al mare ?
Certo li hai presi lì, perché a guardarli sembrano perle tra i coralli.
La bocca rossa e fresca risplende come una rosa
quando la mattina s’imperla di rugiada sotto i raggi della prima luce,
e la risata è un pizzico di sole che illumina i baci e le parole !
D’ora in poi sarai chiamata la Principessa Ali de la Gaggia,
diventerai la mia favorita per essere riverita e rispettata
perché la favorita del Sovrano è una Regina di seconda mano.
Ah sì ? Mi prenderesti come amante ?  
- rispose lei cambiando di colore -
poi si riprese e disse :
È un bell’onore essere disonorata da un Regnante !
Non mi aspettavo così tanto Maestà :
non mi aspettavo tanto, ma c’è un ma …
Non si ricorda più del medaglione ?
C’era scritto :
« Il Sovrano che mi bacia deve essere bello e mi deve piacere »
Invece, lei, mi scusi l’espressione
ha certi baffi che mi sembra un gatto,
è vecchio, è brutto e non mi piace per niente.
E l’affezionarsi non dipende da un decreto reale ! 
Abbia pazienza !
Avesse quanto meno un aspetto apprezzabile …
Ma c’ha una pancia ! Dio la benedica,
che per abbracciare un Sovrano come lei servono sei favorite !  
– disse lui guardandosi la pancia
come se andasse in cerca di un pensiero –
sono brutto, grasso e vecchio, questo è vero,
però finché c’è fiato c’è speranza : nel peggiore dei casi
c’è sempre la Strega dell’erbe che crescono sui muri.

Quella Strega, che abitava in un castello
aveva un’erba che serviva a tutto :
se la mangiava un uomo vecchio e brutto poteva diventare giovane e bello
ma solo a condizione che le procurasse quattro cose difficile a trovarsi.

Non mi resta che andare da quella “ - pensò il Sovrano.
E dopo aver chiamato Marcuccio il suo servitore più fidato
perché gli sorvegliasse la sua bella,
prese la spada, caricò lo schioppo, montò a cavallo e via al gran galoppo !

Fece cinquanta miglia a briglia sciolta dritto come una palla
e verso sera bussò al castello della Fatucchiera che gli aprì la porta.
Quando si vide avanto il Re in persona disse :
Cosa vuoi da me, Sacra Corona ? “
Le disse il Sovrano :
Io voglio l’erba perché mi va a genio una fanciulla
che più la guardo e meno mi ascolta, che più l’accarezzo e più diventa aspra;
solo tu puoi levarmi dalle pene facendo in modo che mi voglia bene.

Saputo come stavano le cose, la Fatucchiera fece una boccaccia
guardò per aria, spalancò le braccia, sospirò, chiuse gli occhi e rispose :
Brutto affare, ma se fai quello che ti dico ci riuscirai.
Per avere l’erba che rinforza l’uomo
prima di tutto devi fare in modo di procurarmi per domani sera
la pelle di un Ministro galantuomo, una camicia di una donna onesta,
un gatto verde e un gallo senza cresta.
Però se perdi tempo sei perduto : stai ben attento !
perché la Principessa che tanto ti interessa
ha l’onore attaccato con lo sputo e, Dio non voglia,
se fai una cosa storta quella diventa Porchetta un’altra volta.
Domani stesso – disse il Re – avrai la pelle,
la camicia, il gatto e pure il gallo.

Nel dire questo
rimontò a cavallo, volò verso la Reggia e, svelto più che mai,
senza perdere temp radunò tutti i Ministri e parlò loro :
Alzi la mano e si faccia avanti l’Eccellenza più onesta e integerrima.
Tutti e dodici i Ministri fecero un passo avanti con la mano alzata
tenendo il braccio teso
come fanno gli scolari quando chiedono un permesso.
Bravi – disse il Sovrano – a quanto pare voi siete galantuomini
e ci credo, ma dovete sapere
che ve lo chiedo per un mio piacere particolare :
occorre che il più onesto di voi
dia la sua pelle per salvare la Monarchia.
Davanti a quella proposta ogni Ministro ritirò la mano,
tornò ad essere sincero,
e pian piano cominciarono a venire a galla tante marachelle
per cui ognuno confessò d’aver rubato i soldi dalle casse dello Stato.
Che cosa fece allora il Re ?
Fece correggere gli articoli del Codice penale
e stabilì che il furto nazionalizzato fosse approvato a termini di Legge.
Fu con questo provvedimento che si procurò la pelle del Ministro onesto.

Poi si mise a cercare la camicia.
Non avete idea di quante donne chiamò.
La chiese a tante,
ma quelle bionde avevano l’amante, le more avevano l’amico.
E le castane direte voi ?
Eh ! anche quelle. Erano tutte compagne !
Ma nel sentire che tra loro c’era una ch’era rimasta zitella
lo disse al Maggiordomo
e la sera stessa andarono insieme a trovarla.
Si chiamava Santina
e per la gente che la conosceva passava davvero per una santa.
Le chiese il Re : “ Siete proprio voi la donna più onorata ?
Eh … lo credo ! Ma a cosa serve ?  “ – rispose lei.
Disse il Re : “ Venite subito con noi
perché il Governo deve fare un’inchiesta
riguardo la camicia di una donna onesta.
La donna allora si gettò in ginocchio dicendo :
Mi raccomando, per carità ! non mi spogliate, non mi danneggiate !
Io lo facevo per non dar nell’occhio …
Come ? Cosa facevate ? “ – chiese il Re
Che niente niente, anche voi ? Povero me !  
Allora Santina gli spiegò la cosa :
Vede quest’abito ? È di mia nonna;
è da tanto che mi vesto da donna per non fare il servizio militare :
sono un uomo e mi chiamo Pippo, quanto è vero Dio !  
Abbiamo fatto fiasco un’altra volta !  “ – disse il Maggiordomo.
Ma chi poteva mai pensare che la donna più onesta fosse un uomo ?  
Del resto – aggiunse – a noi che cosa importa ?
Se il popolo ci crede, faccia il tonto ; a volte conviene.
E poi, Lei, che come Re
può mandare all’aria qualsiasi cosa basta che alzi un dito,
lo sa che cosa deve fare ?
Firmi un decreto per farla nominare donna onoraria :
sistemate così le cose, gli sfili la camicia e buona sera !  
L’idea fu buona
e il Re, tutto felice, gli tolse la camicia e se ne andò.

E adesso voglio vedere la Principessa cosa dice.
Chissà mai che non si persuada.
Così dicendo tornò rapidamente a casa.
Prima di entrare nella camera di lei la chiamò :
non gli rispose nessuno; si spaventò :
guardò attraverso il buco della serratura, non vide niente :
allora aprì la porta … ed entrò …
Ma sì !
Chiama di sopra, chiama di sotto, la Principessa Ali non c’era più !
Gli aveva fatto un’azione indegna
considerando il fatto che s’era messa a fare l’amore
indovinate con chi ? Col servitore !
Gli aveva rotto la consegna; e poi, il resto, immaginatelo da soli !

Allora il Re, piangendo, si buttò sul letto
maledicendo il destino così crudele.
Fu allora che vide uscire dal comodino una specie di folletto,
che più che assomigliare a uno spirito, era un coso,
piccolo, secco, moscio e viscido.
E tu chi sei ? “ – chiese il Sovrano.
Io ? Sono l’istinto della Porcheria “ – rispose quello
E la Porchetta è mia perché sono nato e morirò con lei;
anche se l’hai fatta Principessa, per conto mio resta la stessa.
Potrai renderla meno rozza finché vuoi,
potrai anche metterla sopra un altare come se fosse un idolo
ma poi,
arriva sempre il giorno che la bestia torna a galla
insieme alla Principessa e alla birbacciona !
Per coprire certi istinti e certe cose
non basta mica un abito di raso …
… e fu nel dire questo
che si infilò in un vaso dove non si tengono le rose …
e svaporò nell’aria come fa il fumo quando evapora da una pentola.
  
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