Aborto facilitato
Eccola la nuova civiltà che avanza
Ad un feto
Là nel Museo, fra i poveri avanzi imbalsamati
che all'ospedal dal medico a lungo corteggiati,
e agli abbietti cadaveri rapiti ed alla croce,
la scienza feroce ai posteri serbò;
fra il torso di un ginnastico e una mesta vetrina
dove la mano infusero di un'etica bambina,
vidi una cosa orribile
vidi di un uomo il feto;
quella tomba d'aceto un canto mi cercò.
Era un bel dì di luglio;
dagli ampii finestroni
piovean cadenze e balsami di fiori e di canzoni;
brillavano le mummie nelle corteccie frolle,
e dalle vecchie ampolle frangea scintille il sol.
Il sol che le miriadi dei vermi e degli insetti,
giù, nell'orto botanico, scalda ai fecondi affetti,
e in un bacio affami glia il ciel, lo stagno, il sasso,
e il giovin granchio al passo aiuta, e il nibbio al vol.
Il sol che vide al placido balcone una fanciulla
che, curva fra i garofani,
preparava una culla;
e il più gentil battesimo avea cercato ai santi,
e quattro labbra amanti lo sussurravan già !
Oh dell'alcova fascini
dove un bimbo è aspettato!
Oh pregustati palpiti dell'istante affrettato !
Nacque ? Morì ?
Vergarono una scritta latina,
chiusero una vetrina ...
il resto Iddio lo sa !
Egli che accozza i mistici metri degli universi,
egli che fa degli uomini i suoi superbi versi,
egli vi mesce sillabe mute, e sdegna la lima ?
Incespica a una rima chi il mondo improvvisò ?
Eccoti, o laido sgorbio del poeta celeste !
Dalla tua fiala il dubbio sbuffa le sue tempeste;
gramo corpuccio viscido, tappato in sempiterno,
tu miagoli lo scherno che il Caso all'uom creò !
- Vieni, o lettor dei codici, sù, la sentenza grida;
inchioda a' tuoi paragrafi la mano infanticida !
Tu accusi chi un cadavere fuor dal recinto pose,
che tuoni a chi l'ascose di una fanciulla in sen ?
Areopagista miope, svesti la toga nera;
dà il braccio a questa povera mia Musa passeggera,
e, tu canuto e burbero, noi mesti e giovinetti,
oltrepassiamo i tetti, chiediamone al seren !
Ei ti dirà che brillano
gli astri, e che l'aura è pura,
che raggi il sol diluvia, che immensa è la natura;
che è scintille
la polvere scossa dal nostro piede,
e che talor si vede qualche fiammella errar;
ei ti dirà
che l'ebete mondo gli appar giulivo,
che ha sulla faccia immobile
un punto ammirativo:
che i nostri mar son lucidi, le nostre case bianche,
e che dell'ali stanche eterno è il sibilar !
E allora udrai la pallida
compagna a singhiozzare,
e sentirai sull'anima le tenebre piombare,
e noi dei versi apostoli, tu della scienza duce,
nella beata luce barcolleremo insiem !
E chiederem l'Ippocrate che insanguinò le mani,
palpando nelle viscere i patimenti umani;
e ascolterem vocaboli di desinenza achea,
e la superna Idea al fango aggiogherem.
Saprai che, da quest'orride
burle della natura,
tutto un sistema eressero, tutta una legge oscura;
che multiformi eserciti di mostri in lunghe serie
espongono miserie al prossimo che vien.
E ha già segnato il numero il povero bambino,
e un bel nome scientifico, e il cippo cristallino,
prima ancor che sul lugubre letto la madre frema,
e che nell'ansia estrema se ne insudici il sen.
Ed ecco un incolpevole
bimbo che il capo ha tronco,
e inonorati Scevola dall'esil braccio monco,
ed orbi cranii, e faccie
cui sul lercio tessuto del pianto di un minuto
l'orme nessun lavò.
Questo, ironia satanica,
due cuori ha chiusi in petto,
e accanto a lui, crisalide di non terreno affetto,
un corpicin di femmina, stipato di mammelle,
perde la lunga pelle che l'acido succhiò.
Guarda : son due putredini ed eran due gemelli,
concetti insieme al gaudio di chiamarsi fratelli;
guarda : un orrendo bacio nell'almo sen li strinse,
e colla morte avvinse gli sventurati amor...
Madri che avete un pargolo
gaio, ricciuto e bello,
gli anatemi frenatemi del cuore e del cervello;
per chi ha pianto d'angoscia,
per chi di gioia ha pianto,
l'orribile mio canto posso mutare ancor...
Era un bel dì di luglio;
dagli ampii finestroni
piovean cadenze e balsami di fiori e di canzoni;
brillavano le mummie nelle corteccie frolle,
e dalle vecchie ampolle frangea scintille il sol.
Come una freccia argentea,
dalla mesta vetrina,
la man sottile e candida dell'etica bambina
parea segnar nell'aria qualche invisibil cosa :
spirti color di rosa, ali spiegate al vol !
Penombre
Vespri XXXII
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