La Donna in Nero parla al giovane
https://www.youtube.com/watch?v=5-MT5zeY6CU
[...]
A volte, quando fa sera, ho la sensazione
che fuori delle finestre passi l’ambulante con la sua vecchia orsa pesante
dal pelo pieno di lappole e di spine
sollevando polvere sulla strada del quartiere
una nube solitaria di polvere che incensa il crepuscolo,
e i bambini sono tornati alle loro case per la cena e non li lasciano piú uscire
benché dietro i muri loro indovinino i passi della vecchia orsa –
e l’orsa stanca incede nella saggezza della sua solitudine, senza un dove e un perché –
si è appesantita, non riesce piú a ballare sulle zampe posteriori
non riesce a portare la cuffia merlettata per far divertire i bambini, gli sfaccendati, gli esigenti,
vuole solo stendersi a terra
lasciando che le calpestino il ventre, giocando cosí il suo ultimo gioco,
mostrando la sua tremenda forza di rinuncia,
la sua disobbedienza agli interessi altrui, agli anelli nelle labbra, alla necessità dei denti,
la sua disobbedienza al dolore e alla vita
con l’alleanza certa della morte – foss’anche di una morte lenta –
la sua estrema disobbedienza alla morte con la continuità e la cognizione della vita
che con la conoscenza e l’azione sale al di sopra della sua schiavitú.
Ma chi può giocare fino alla fine questo gioco?
E l’orsa si rialza e cammina
obbediente al suo laccio, agli anelli, ai denti,
sorridendo con le labbra lacere alle monete dei bambini belli e privi di sospetto
(belli proprio perché privi di sospetto)
e dicendo grazie. Perché gli orsi invecchiati
hanno solo imparato a dire: grazie, grazie.
Lasciami venire con te.
[...]
- Jannis Ritsos -
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