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sabato 11 novembre 2017

Il Business della povertà

[...]
... i poveri costituiscono un target inesauribile per l’offerta di servizi finanziari.
Non soltanto la carta di credito viene oggi concessa anche ai disoccupati,
ma questi sono anche fatti oggetto di un vero e proprio allettamento
per dotarsi di questo “ servizio ” finanziario.

Il fatto è comprensibile, se si considera che disoccupati e precari
possono essere ridotti ad un livello assoluto di dipendenza da questi strumenti finanziari;
cosa che non sarebbe possibile
nei confronti di chi disponesse di fonti regolari di reddito.
Se i prestiti ai poveri fossero ancora in contanti,
allora i rischi di insolvenza sarebbero mortali per un business del genere;
ma oggi c’è il denaro elettronico
e le banche non devono compromettere la propria liquidità
per concedere carte di credito.

I poveri tendono ancora a servirsi soprattutto di contanti,
ma le banche intendono sollevare le masse da questa condizione primitiva,
attraverso quello che chiamano un programma di “ inclusione finanziaria “.
 Il suono nobile e commovente della parola “ inclusione
serve a nascondere il fatto
che si tratta di un programma a basso rischio d’impresa
per lo sfruttamento delle possibilità di indebitamento delle masse più povere.

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