Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Testo scorrevole

► Solo chi porta in sé l’Impronta si riconoscerà a vicenda. Segno lampante d’identificazione lasciato dalle cicatrici del Passato.

venerdì 13 maggio 2022

Dell'umanità resterà solo il dito

Dell'umanità resterà solo il dito


Stiamo perdendo la terra sotto i piedi. Stiamo perdendo la realtà.
Al posto della vita i flussi informativi, al posto delle cose concrete i dati numerici
al posto dell’universo i Big Data, al posto della terra Google hearth, al posto del cielo il Cloud.
Senza accorgercene sta avvenendo una radicale Sostituzione;
non dei popoli europei con i flussi migratori, come sostiene Renaud Camus.
Ma la sostituzione ben più profonda del mondo reale
il mondo delle cose e la vita pensante, i cuori e le menti, col mondo artificiale
come l’intelligenza e tutti i medium che si frappongono tra noi e il mondo.
Fino alla Sostituzione dell’umano.
La cosa più terribile è che non ci badiamo, non ce ne diamo pensiero.
Avviene, non possiamo sottrarci.
Tutto è così ineluttabile, automatico.
La perdita della libertà è assoluta quando si vive la vita da automi.

Ho tra le mani un ennesimo libro di Byung-Chul Han
Le non cose, pubblicato da Einaudi che descrive
come abbiamo smesso di vivere il reale ”.
Il filosofo tedesco-coreano denuncia una trasformazione come mai c’è stata
e lancia un atto d’accusa al mondo contemporaneo
che lo situa a pieno titolo tra i conservatori apocalittici.
Cosa è successo ? La rivoluzione digitale ci ha reso tutti “ infomani ”.
Non vediamo più le cose ma gli infomi.
Siamo guidati dagli algoritmi
non abbiamo più autonomia di pensiero e visione della realtà.
Siamo collegati ma abbiamo smesso di avere legami.

Peggior quadro della situazione non sarebbe possibile :
siamo allo stadio finale dell’alienazione.
Dopodiché c’è solo la scomparsa dell’umano.
La mano che era il simbolo fattivo dell’umanità si fa inerte e cede al dito
come si addice a una società digitale.
Dobbiamo premere tasti e non più maneggiare il mondo.
Il dito apre gli accessi, avvia i percorsi prestabiliti
ci conduce in una dimensione fittizia, artificiale, irreale.

L’homo sapiens è stato sostituito dal phono sapiens. Sola valvola di sfogo il gioco, divertirsi.
La storia è sostituita dallo storytelling
scompaiono i confini tra cultura e commercio, si perde ogni relazione tra cultura e comunità.

Lo scettro che ci rende all’apparenza sovrani e nella realtà schiavi di questo nuovo mondo
ci è ormai familiare più di ogni altra cosa : è lo smartphone.
Esso trasforma il mondo in informazione
e la realtà -potremmo aggiungere- in rappresentazione veicolata.
Lo smartphone ci sorveglia, e ancor più ci sorveglierà
via via che si perfezionano le tecnologie.
L’infosocietà non opprime, non sopprime la libertà
anche se pone sempre più divieti e censure : ma la sfrutta
la svuota per poi riempirla dei propri input.
Insomma la dirige, la plasma; così la libertà nega se stessa.
Scompaiono le cose, ma scompare anche l’altro
nella relazione narcisistica e autistica con lo smartphone.
L’intelligenza artificiale è priva di mondo, non ha cuore, non ha pathos, non ha concetto;
è sorda e cieca.

Sul piano delle icone
il passaggio decisivo secondo Han è dalla fotografia analogica a quella digitale.
La foto stampata, in carta, è una cosa, patisce il degrado e la morte, come se fosse vivente.
E’ un’emanazione della persona reale, ricorda, racconta una storia, un destino.
La foto digitale, invece, elimina il referente, è autoreferenziale
istantanea, avulsa dal cammino del mondo.
Il selfie non è una cosa, ma una non cosa, un’info, non va conservata per ricordare.
Il ritratto analogico è silente ma parla, come una natura morta :
il ritratto digitale è rumoroso ma inespressivo
annuncia la fine dell’umano e non conosce morte né caducità.

Dopo la lettura di Byung Chul Han resta uno sciame di dubbi :
è davvero così radicale il salto tra l’analogico e il digitale
o c’è una gradualità nel passaggio ?
Perché la tecnica che accompagna l’uomo da sempre
solo ora scatena tutto il suo potenziale inumano ?
 A parte gli indubbi vantaggi del digitale
quale risposta possiamo dare
oltre a constatare la perdita del mondo, della realtà e dell’umano ?
Abbiamo margini di reazione o di alternativa, è possibile (e auspicabile) tornare indietro
cancellare, rimuovere l’infosfera digitale ? 
siamo poi sicuri che sia la tecnica a cambiarci e non l’uomo stesso a servirsi della tecnica
 per mutarsi al punto di sopprimersi e predisporsi a un’altra dimensione postumana ?
E se fossimo noi incapaci di sopportare i limiti, i dolori, la caducità del nostro essere
che vogliamo sottrarci al reale, alla mortalità, al nostro essere e ai suoi limiti ?

Quel che Han rileva della società digitale
Heidegger già lo notava nel suo tempo col semplice uso della macchina da scrivere
scorgendo il predominio del dito che pigia sulla mano che afferra e modifica;
eppure non eravamo ancora in un’era digitale e il prodotto era una cosa reale, un foglio scritto.
Il computer perfezionerà quel passaggio
ma Heidegger notava il tratto alienante della macchina da scrivere.
Andando a ritroso nei millenni, Platone, narrando nel Fedro il mito di Theut
vide già nella scrittura il declino dell’umana facoltà di tenere a mente
trasmettere tramite la parola viva.
La scrittura non serve a ricordare, dice Platone tramite il re egizio Thamus
ma a dimenticare, lasciando traccia solo negli scritti.
Da ciò verrà fuori una falsa sapienza, conosceremo “ l’apparenza, non la verità ”.

Insomma, la Sostituzione viene da lontano
s’intreccia alla storia dell’uomo e della tecnica
e il digitale è solo l’ultimo stadio finora conosciuto.
Come i polpi hanno un cervello nei tentacoli
anche negli umani il cervello si rifugerà nel dito ?
Come in una Creazione di Michelangelo a rovescio, dell’uomo alla fine resterà solo il dito ?

- Marcello Veneziani -


L’ontologia ... l’estetica ... la metafisica
sono i " luoghi del cuore "
depositari di una libertà che è necessario recuperare.
Perché in questi ambiti non esiste nessuna legge imposta
e si può tornare ad essere umani ... a discutere e contraddirsi.


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