I pastori
Fin dalla notte dei tempi
la transumanza conduceva annualmente milioni di pecore dall'Abruzzo in
Puglia.
Questa migrazione
necessitava di larghe vie erbose che potessero fornire alimento al
bestiame
durante il lungo viaggio che mediamente durava 2 settimane.
Pertanto i tratturi erano allo stesso tempo sia strade che pascoli
diventati via via luoghi di insediamento per opifici, chiese, taverne
... e infine centri abitati.
Questi versi rievocano alla mente i ricordi di tempi spensierati e sereni
che ho avuto la fortuna di vivere nei luoghi della mia terra.
E il cuore sembra fermarsi
nella nostalgia per quella vita di pace legata alla terra e alle stagioni
che si svolgeva anche con le antiche forme di quel rito.
Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.
Ah perché non son io co’ miei pastori ?
Gabriele d'Annunzio
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