Iniziate nel castello dei principi Della Torre e Tasso a Duino nel 1912
continuate in Spagna e a Parigi fino al 1914
le dieci elegie di questa raccolta furono terminate a Muzot, nel Vallese, nel 1922.
Con La terra desolata di Thomas Stearns Eliot e Anabasi di Saint-John Perse
questi versi
contribuirono a determinare il clima poetico dominante in Europa negli anni Venti.
Essi costituiscono altresì l'ultima e più importante opera di Rilke
e rappresentano il momento più intenso della sua ispirazione.
continuate in Spagna e a Parigi fino al 1914
le dieci elegie di questa raccolta furono terminate a Muzot, nel Vallese, nel 1922.
Con La terra desolata di Thomas Stearns Eliot e Anabasi di Saint-John Perse
questi versi
contribuirono a determinare il clima poetico dominante in Europa negli anni Venti.
Essi costituiscono altresì l'ultima e più importante opera di Rilke
e rappresentano il momento più intenso della sua ispirazione.
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Una volta ogni cosa, soltanto una
volta.
Una volta e non più.
E una volta anche noi.
Né più mai.
Ma essere stato una volta,
anche se solo una volta :
essere stati terreni,
sembra irrevocabile.
Una volta e non più.
E una volta anche noi.
Né più mai.
Ma essere stato una volta,
anche se solo una volta :
essere stati terreni,
sembra irrevocabile.
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- Rainer Maria Rilke -
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La
prima
ruota intorno al mistero dell'uomo nella sua incomunicabilità,
in dimensione verticale e in dimensione orizzontale.
L'uomo non può adoperare e non può essere adoperato.
ruota intorno al mistero dell'uomo nella sua incomunicabilità,
in dimensione verticale e in dimensione orizzontale.
L'uomo non può adoperare e non può essere adoperato.
La
seconda
verte sull'uomo nella sua labilità, fragilità, inconsistenza.
verte sull'uomo nella sua labilità, fragilità, inconsistenza.
La
terza
afferma che l'esistenza si dà unicamente
nel piccolo mondo di ciò di cui l'uomo è consapevole;
non appena si va più a fondo, tutto si perde nell'indefinito.
afferma che l'esistenza si dà unicamente
nel piccolo mondo di ciò di cui l'uomo è consapevole;
non appena si va più a fondo, tutto si perde nell'indefinito.
La
quarta
definisce che l'essere uomo sta nel guardare e nell'essere guardato.
definisce che l'essere uomo sta nel guardare e nell'essere guardato.
La
quinta
asserisce che l'uomo è preda di una potenza impersonale
che si comporta con lui come l'energia con l'ingranaggio di una macchina.
asserisce che l'uomo è preda di una potenza impersonale
che si comporta con lui come l'energia con l'ingranaggio di una macchina.
La
sesta
asserisce che per l'uomo è impossibile dialogare anche con l'eroe,
perché egli deve correre per la sua strada sulle vie del mondo.
asserisce che per l'uomo è impossibile dialogare anche con l'eroe,
perché egli deve correre per la sua strada sulle vie del mondo.
La
settima
afferma che anche la conquista più eclatante e pura
non riesce a chiamare una determinata persona.
afferma che anche la conquista più eclatante e pura
non riesce a chiamare una determinata persona.
L’ottava
dichiara che l'esistenza dell'uomo non è capace di guardare verso l'aperto.
dichiara che l'esistenza dell'uomo non è capace di guardare verso l'aperto.
La
nona
sostiene che la felicità non giustifica l'esistenza dell'uomo.
sostiene che la felicità non giustifica l'esistenza dell'uomo.
La
decima
asserisce il concetto
che il dolore rappresenta il fondo portante dell'esistenza umana.
asserisce il concetto
che il dolore rappresenta il fondo portante dell'esistenza umana.
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