Antropologia culturale
Epilogo e soliloquio morale
È
molto probabile che la conversione alla produzione di energia nucleare
creerà
proprio quelle condizioni materiali di base appropriate all'uso del computer
per
instaurate una forma nuova e duratura di dispotismo.
Solo
con il decentramento del nostro modo fondamentale di produzione energetica,
ovvero
spezzando
í cartelli che monopolizzano l'attuale sistema di produzione energetica
e
creando nuove forme decentralizzate di tecnologica energetica,
possiamo
ripristinare la configurazione ecologica e culturale
Ma,
ci chiediamo, come possiamo scegliere consapevolmente
improbabili
alternative a probabili tendenze evolutive ?
Riesaminando
il passato in una prospettiva antropologica,
vediamo
chiaramente
che
le principali trasformazioni della vita sociale umana
non
hanno mai corrisposto, sinora,
agli
obiettivi coscientemente espressi dai suoi agenti storici.
La
coscienza ha avuto ben poco a che vedere con i processi mediante i quali
guerra
e infanticidio
sono
divenuti i mezzi per regolare le popolazioni delle società di bande e villaggi :
le
donne sono diventate sottomesse agli uomini;
quelli
che lavoravano di più e possedevano di meno
sono
diventati quelli che lavoravano di meno e possedevano di più;
i
" grandi dispensatori " sono
divenuti i grandi credenti;
la
carne sacrificale è diventata la carne proibita;
i
sacrificatori di animali sono diventati vegetariani;
i
mezzi per risparmiare lavoro sono diventati strumenti di duro lavoro;
l'agricoltura
basata sull'irrigazione è divenuta la trappola del dispotismo idraulico.
I
nostri antenati,
ovviamente,
non erano psicologicamente meno coscienti di quanto noi siamo,
nel
senso di stare attenti, di fare riflessioni e prendere decisioni
basate
sul calcolo dei costi-benefici immediati di tipi alternativi di azione.
Dire
che la loro coscienza
non
ha svolto un ruolo nel dirigere il corso dell'evoluzione culturale
non
significa dire che si trattava di zombi.
Io
credo che essi non erano consapevoli dell'influenza
dei
modi di produzione e riproduzione sui loro valori ed atteggiamenti
e
che ignoravano completamente gli effetti cumulativi a lungo termine
di
decisioni prese per massimizzare gli effetti cumulativi a breve termine.
Per
trasformare il mondo in modo consapevole
Bisogna
prima esser coscienti della sua natura.
L'assenza
di una tale comprensione è un triste preludio.
Come
determinista culturale,
sono
stato a volte accusato di ridurre i valori umani a un riflesso meccanico
e
di rappresentare gli individui come semplici marionette.
Ma
questi sono punti di vista estranei alla mia concezione dei processi culturali.
Insisto
semplicemente sul fatto
che
il pensiero e il comportamento degli individui
sono
sempre indirizzati dalle costrizioni e dalle opportunità culturali ed ecologiche.
I
modi successivi di produzione e riproduzione
determinano,
in larga misura, la natura di questi canali.
Quando
il modo di produzione esigerà " grandi uomini " redistributori,
emergeranno
individui ambiziosi
che
vanteranno la loro ricchezza per redistribuirla interamente.
Quando
il modo di produzione esige " grandi uomini imprenditori ",
emergeranno
individui ambiziosi che vanteranno la loro ricchezza
Non
pretendo di sapere
perché
Soni è diventato un grande organizzatore di feste redistributive
o
perché John D. Rockefeller è diventato un grande accumulatore di ricchezze.
Né
so perché Amleto è stato scritto da un certo individuo
piuttosto
che da un altro.
Sono
disposto
a lasciare che questi problemi rimangano
avvolti per sempre nel mistero.
La
causalità culturale è un altro problema.
Molti
artisti e umanisti si rifiutano di ammettere che l'evoluzione culturale
sia
stata finora determinata da forze impersonali inconsce.
Il
carattere determinato del passato li rende inquieti
di
fronte all'idea che possa esistere un futuro altrettanto determinato.
Ma
le loro paure sono mal poste.
Solo
attraverso una consapevolezza della natura determinata del passato
possiamo
sperare di rendere il futuro
meno
dipendente da forze inconsce e impersonali.
Nella
nascita di una scienza della cultura
altri
credono di scorgere la fine dell'iniziativa morale.
Da
parte mia, non riesco a vedere come la non comprensione
dei
processi deterministici che hanno operato fino ad oggi
possa
rappresentare la base su cui costruire un futuro di civiltà.
Nella
nascita di una scienza della cultura, pertanto,
io
vedo l'inizio, non la fine dell'iniziativa morale.
Gli
amanti della spontaneità storica sappiano che,
se
i processi di evoluzione culturale sono come io li ho intesi,
essi
peccano di negligenza morale nello spingere altri a pensare e agire
come
se tali processi non esistessero.
Credo
sia perniciosamente falso
insegnare
che tutte le forme culturali sono egualmente probabili
e
che con la semplice forza di volontà un individuo ispirato può,
in
qualsiasi momento, modificare la traiettoria di un intero sistema culturale
in
una direzione conveniente a una qualche filosofia.
Traiettorie
parallele e convergenti
sopravanzano
di gran lunga traiettorie divergenti nella evoluzione culturale.
La
maggior parte degli individui sono conformisti.
La
storia ripete se stessa negli innumerevoli atti di obbedienza individuale
a
una regola e a un modello culturali,
e
le volontà individuali raramente prevalgono
in
materie che richiedono radicali modificazioni di convinzioni
e
pratiche profondamente condizionate.
Nello
stesso tempo, nulla di quanto ho affermato in questo libro torna
a
sostegno dell'idea che l'individuo
è
inerme di fronte all'implacabile marcia della storia
o
che rassegnazione e disperazione
sono
risposte adeguate alla concentrazione del potere industriale manageriale.
Il
determinismo che ha governato l'evoluzione culturale non è mai stato
equivalente
al
determinismo che governa un sistema fisico chiuso.
Piuttosto,
rassomiglia alle sequenze causali
che
spiegano l'evoluzione delle piante e delle specie animali.
Retrospettivamente, guidati dal principio
della selezione naturale di Darwin,
gli
scienziati possono prontamente ricostruire la catena causale
di
adattamenti che conducono dai pesci ai rettili e agli uccelli.
Ma
quale biologo guardando a uno squalo primitivo
avrebbe
previsto lo sviluppo di un piccione ?
Quale
biologo
guardando
un toporagno avrebbe previsto l'Homo Sapiens ?
L'intensificazione
del modo di produzione industriale
E
la vittoria tecnologica sulle pressioni maltusiane
preannunciano
indubbiamente un'evoluzione di nuove forme culturali.
Non
so dire con certezza quali saranno, né sa dirlo chiunque altro.
Poiché
i mutamenti evolutivi non sono completamente prevedibili,
è
ovvio che vi è spazio, nel mondo, per quello che chiamiamo libero arbitrio.
La
decisione, di ciascun individuo,
di
accettare, resistere o cambiare l'ordine attuale
altera
la probabilità che si verifichi un particolare risultato evolutivo.
Sebbene
il corso dell'evoluzione culturale
non
sia mai esente da influenze sistemiche,
alcuni
momenti sono probabilmente più " aperti ' di altri.
E
i momenti più aperti, io penso,
sono
quelli in cui un modo di produzione raggiunge i suoi limiti di crescita
e
un nuovo modo di produzione deve essere ben presto adottato.
Ci
stiamo rapidamente muovendo verso un simile momento di apertura.
Quando
lo avremo attraversato, solo allora,
a
uno sguardo retrospettivo,
sapremo
perché gli uomini hanno fatto una data scelta anziché un'altra.
Nel
frattempo,
persone
profondamente impegnate in una particolare visione del futuro
avranno
tutte le giustificazioni a lottare per raggiungere il loro fine,
anche
se il risultato finale può sembrare remoto e improbabile.
Nella
vita, come in ogni gioco
il
cui risultato dipende sia dall'abilità che dalla fortuna,
la
risposta razionale alle cattive probabilità è di riprovare mettendocela tutta.
-
Marvin Harris -
Le
origini delle culture
Universale
Economica Feltrinelli
1977
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