Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

mercoledì 30 agosto 2017

Orrori salutari per scuoterci

Tratto da :

Uscite dal mondo
Il futuro prossimo dell'uomo
- Elémire Zolla -
ADELPHI EDIZIONI - 1992
Cura redazionale di Michela Acquati
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Mi rifarò a Roger Penrose.
C'è una decina di persone il cui pensiero mi curo di seguire.
Una di loro è Penrose.
Insegna matematica a Oxford dal 1973.
Formulò teorie matematiche sulle matrici, enunciò certi principii sulle singolarità
ovvero le regioni del tempo-spazio dove tempo e spazio sono a tal grado deformi
da sospendere le leggi fisiche,
quindi si volse alla geometria, componendo amabili disegni
e infine si è dedicato ai twistor, quantità che prendono un segno contrario
girando di 360° e si trovano in uno spazio di sei dimensioni.

In un'intervista di qualche anno fa
Penrose si divertì a elencare una serie di enigmi fisici irrisolti,
Primo :
perché le particelle abbiano la massa che hanno,
Secondo :
quale sia la natura delle singolarità nei buchi neri,
Terzo :
se l'universo sia aperto o chiuso,
Quarto :
quale gravità quantica si applichi a una scala di potenza
da 10 a 20 volte minore delle particelle elementari.

L'enigma più grave di tutti, il quinto, lo enunciò in questi termini :
« L'occhio potrebbe cogliere anche un unico fotone,
ma c'è un sistema che lo blocca al di sotto dei sette fotoni.
Eppure se un unico evento quantico, come l'arrivo del fotone,
basta a far funzionare la mente,
l'attività cerebrale comporta un confronto tra fisica quantica
e fisica newtoniana - einsteiniana.
Finché non riuscirò a capire questo confronto (interface),
non potrò simulare la mente mediante un computer. »
Non si potrà quindi stabilire un programma di funzionamento del computer
che rivaleggi con il cervello ?

Questo enigma, per il momento insolubile,
ha portato Penrose a recensire negativamente l'opera di Hans Moravec,
il direttore del Mobile Robot Laboratory della Carnegie Mellon University,
Mind Children : The Future of Robot and Human Intelligence
( « Fanciulli della mente : l'avvenire dell'intelligenza robotica e umana »)
pubblicato nel 1988 dalla Harvard University Press.

Tesi primaria dell'opera
è che l'intelligenza robotica è destinata a prevalere,
quindi a dirigere in futuro quella umana,
innanzitutto per la rapidità con cui sviluppa qualsiasi enunciato verbale.

Ma Moravec arriva a scrivere che verrà il dì in cui un chirurgo del cervello
potrà trasferire via via le parti del cervello consapevole
 a programmi di computer :
« Affinché possiate essere sicuri che la simulazione è corretta,
vi sarà dato un pulsante, pigiando il quale collauderete la simulazione stessa
per paragonarla al funzionamento del tessuto originario.
Pigiando, attivate delle file di elettrodi nella mano del chirurgo.
Con iniezioni esatte di correnti e di polsi elettromagnetici,
gli elettrodi
potranno sovrapporsi all'attività segnaletica normale dei neuroni adiacenti.
Pigiate il pulsante
e una piccola parte del vostro sistema nervoso
sarà sostituita dalla sua simulazione computerizzata.
Pigiate e rilasciate, ripigiate.
Alla fine non noterete più nessuna differenza.
Quando sarete soddisfatti,
la connessione simulata sarà stabilita in maniera permanente.
Adesso il tessuto cerebrale sarà bloccato,
riceverà messaggi e reagirà come prima, ma i suoi ordini saranno ignorati.
 Manipolatori microscopici sulla superficie della mano
recideranno quindi le cellule di tessuto superfluo
passandole a un aspiratore che le allontanerà.
Il processo sarà reiterato.
Uno strato dopo l'altro del cervello sarà simulato e poi scavato via.
Alla fine il tuo cranio sarà vuoto
e la mano del chirurgo poserà sul fondo del cervelletto.
Non avrai perduto coscienza,
non sarai neanche deviato dal tuo treno di pensieri,
ma la tua mente sarà stata rimossa dal cervello
per essere trasferita alla macchina.
Il corpo abbandonato ormai ti muore contorcendosi nei suoi ultimi spasimi.
La tua prospettiva sarà spostata a un corpo nuovo,
dello stile, del colore, del materiale che ti sarai scelti. »

Moravec ha calcolato il numero di anni che dovrebbero trascorrere
per recarci a questa operazione : quaranta.
Forse con l'introduzione della luce in luogo dell'elettricità
come mezzo di trasmissione computeristico, questo limite sarà riducibile.

Soltanto la parte verbale della mente credo si possa trasporre in macchina,
ma della parte verbale fa parte integralmente il flusso di coscienza,
anche il più caotico.
Secondo John Searle, dell'Università di Berkeley,
non si può computerizzare l'attenzione,
il dolore, la speranza, la comprensione e l'intenzionalità.
Eppure,
anche ammettendo che queste funzioni non siano trascrivibili,
un computer potrà sorvegliare un robot come e quanto un uomo,
se con coscienza fervida o smorta, poco interessa.
C'è chi sostiene, come fece il Pomponazzi,
che senza un corpo l'uomo cessa di essere individuato;
ma il pensiero, virtù organica della fantasia e dei sensi,
nel caso della nostra operazione,
si salva interamente e riceve in seguito informazioni sensibili a volontà.

Ci sarà piuttosto da domandarsi quanti
potrebbero guardare alla trasposizione in macchina della propria mente
come a un fine auspicabile.
Credo che il loro numero sia assai più alto di quanto possa sembrare :
non è un isolato Moravec quando contempla con gusto quella prospettiva.

Resta una questione più seria :
si è certi che sia eccelsa
la parte ineffabile e non verbalizzabile della mente ?
Io sento che gli amori più fervidi, le risoluzioni più tragiche
rifiutano le nomenclature
e le opere più eminenti si compiono in silenzio, ineffabilmente.
Ma la mia sensazione non è condivisa da tutti
e molti si sbarazzerebbero volentieri della parte tacita
alla quale do tanto spicco.



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