Lineamenti della filosofia dello spirito
Ed. Rusconi, Milano 1996, pg 555-557
[...]
... l’identità dei singoli popoli storici
è data nel loro profondo spirituale soprattutto dalla propria lingua,
poiché “
il linguaggio è la casa dell’Essere
”, come rivelava Heidegger.
Il linguaggio è infatti
l’espressione primaria dell’Essere, inteso come comunità e pensiero,
in quanto eventualizzandosi si storicizza.
Esso conferisce ad ogni popolo una personalità unica, un carattere, una
creatività.
Il linguaggio è lo spirito hegeliano che si dà.
Solo se si distrugge una lingua,
si può distruggere fisicamente in modo totale un popolo :
lo avevano capito i Romani contro gli Etruschi e gli Spagnoli contro gli
Atzechi e Maya.
Il semplice soggiogamento non è sufficiente
se si permette ai popoli oppressi di mantenere la propria lingua.
L’esempio più nitido è dato dai popoli balcanici,
che dopo la battaglia del Kossovo nel 1389
furono sottomessi per secoli dai Turchi islamici.
La sopravvivenza delle rispettive lingue
permise loro il mantenimento dell’essenza del proprio spirito :
e infatti in varie tappe
a partire dagli inizi del 1800 fino alle guerre balcaniche del 1912-13,
tutti questi popoli ritrovarono l’indipendenza.
Il potere mondiale conosce bene questo discorso.
Proprio per questo esso cerca di imporre, sempre attraverso il
Gestell,
una specie di inglese maccheronico dappertutto.
Ma i popoli che hanno dato i natali a Dante, Goethe, Balzac,
Dostojevskij
non potranno mai scomparire,
perché la loro arte linguistica è talmente grande e varia che nulla
potrà cancellarla.
Solo la distruzione completa, si diceva, può annientarne
l’autonomia.
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I popoli storici sono quelli che posseggono :
“ un epos, trasfigurazione simbolica del comune passato;
un ethos, simbolizzazione degli imperativi normativi su cui si regge un
gruppo,
un logos, strumento simbolico che consente la comunicazione sociale;
un genos, trasfigurazione simbolica dei rapporti parentali;
un topos, immagine simbolica di un luogo natio ”.
Si veda
G. DAMIANO
Elogio delle differenze
Ed. di Ar - Padova 1999, p. 123
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E la gestualità ce la vogliamo dimenticare ?
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