UOMINI IN PIEDI E ROVINE ATTUALIZZATE
Siamo passati dalla retorica dell'arco costituzionale
sta per raggiungere un punto di non ritorno.
Noi oggi ci troviamo in mezzo ad un
mondo di rovine.
E il problema da porsi è :
esistono ancora uomini in piedi in mezzo a queste rovine ?
E che cosa debbono, che cosa possono
essi ancora fare ?
Un tale problema va invero di là dagli
schieramenti di ieri,
essendo chiaro che vincitori e vinti si
trovano ormai su di uno stesso piano
e che l’unico risultato della seconda
guerra mondiale
è stato il ridurre l’Europa ad oggetto
di potenze e interessi extraeuropei.
Devesi riconoscere poi
che la devastazione che abbiamo
d’intorno
è di carattere soprattutto morale.
Si è in un clima di generale anestesia morale,
di profondo disorientamento,
malgrado tutte le parole di ordine in uso
in una società dei consumi e della
democrazia :
il cedimento del carattere e di ogni
vera dignità,
il marasma ideologico, la prevalenza dei
più bassi interessi,
il vivere alla giornata, stanno a
caratterizzare, in genere,
l’uomo del dopoguerra.
Riconoscere questo,
significa anche riconoscere che il
problema primo,
base di ogni altro è di carattere
interno :
rialzarsi, risorgere interiormente,
darsi una forma,
creare in sé stessi un ordine e una
dirittura.
Nulla ha imparato dalle lezioni del
recente passato.
Ci si illude, oggi, circa le possibilità
di una lotta puramente politica
e circa il potere dell’una o dell’altra
formula o sistema,
cui non faccia da precisa controparte
una nuova qualità umana.
Ecco un principio che oggi quanto mai
dovrebbe aver evidenza assoluta :
se uno Stato possedesse un sistema
politico o sociale che,
in teoria, valesse come il più perfetto,
ma la sostanza umana fosse tarata,
ebbene,
quello Stato, scenderebbe prima o poi al
livello delle Società più basse,
mentre un popolo, una razza capace di
produrre uomini veri,
uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto,
raggiungerebbe un alto livello di
civiltà
e si terrebbe in piedi di fronte alle
prove più calamitose
anche se il suo sistema politico fosse
manchevole e imperfetto.
Si prenda dunque precisa posizione
contro quel falso realismo politico,
che pensa solo in termini di programmi,
di problemi organizzatori partitici,
di ricette sociali ed economiche.
Tutto questo appartiene al contingente,
non all’essenziale.
La misura di ciò che può essere ancora salvato
dipende invece dall’esistenza, o meno, di uomini che ci
siano dinanzi
non per predicare formule, ma per essere esempi,
non andando incontro alla demagogia e al materialismo
delle masse,
ma per ridestare forme diverse di sensibilità e di
interesse.
Partendo da ciò che può ancora
sussistere fra le rovine,
ricostruire lentamente un uomo nuovo da
animare
mediante un determinato spirito e una
adeguata visione della vita,
da fortificare mediante l’aderenza
ferrea a dati principii.
Ecco, il vero problema.
" Nei dissensi civili
quando i buoni valgono più dei molti
i cittadini si devono pesare e non contare. "
- Cicerone -
Le Nazioni di uomini - che grandi non sono
... inevitabilmente ...
porta alla disgregazione
di tutto ciò che di grande possiede quella Nazione.
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