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sabato 29 agosto 2020

Uomini in piedi e rovine attualizzate

 UOMINI IN PIEDI E ROVINE ATTUALIZZATE

Parole più attuali oggi che quando furono pronunciate.
Siamo passati dalla retorica dell'arco costituzionale
a quella del politicamente corretto.
Il declino e la disgregazione della civiltà occidentale e della nostra tradizione
sta per raggiungere un punto di non ritorno.

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Noi oggi ci troviamo in mezzo ad un mondo di rovine.
E il problema da porsi è :
esistono ancora uomini in piedi in mezzo a queste rovine ?
E che cosa debbono, che cosa possono essi ancora fare ?

Un tale problema va invero di là dagli schieramenti di ieri,
essendo chiaro che vincitori e vinti si trovano ormai su di uno stesso piano
e che l’unico risultato della seconda guerra mondiale
è stato il ridurre l’Europa ad oggetto di potenze e interessi extraeuropei.
Devesi riconoscere poi
che la devastazione che abbiamo d’intorno
è di carattere soprattutto morale.
Si è in un clima di generale anestesia morale,
di profondo disorientamento,
malgrado tutte le parole di ordine in uso
in una società dei consumi e della democrazia :
il cedimento del carattere e di ogni vera dignità,
il marasma ideologico, la prevalenza dei più bassi interessi,
il vivere alla giornata, stanno a caratterizzare, in genere,
l’uomo del dopoguerra.
Riconoscere questo,
significa anche riconoscere che il problema primo,
base di ogni altro è di carattere interno :
rialzarsi, risorgere interiormente, darsi una forma,
creare in sé stessi un ordine e una dirittura.
Nulla ha imparato dalle lezioni del recente passato.

Ci si illude, oggi, circa le possibilità di una lotta puramente politica
e circa il potere dell’una o dell’altra formula o sistema,
cui non faccia da precisa controparte una nuova qualità umana.
Ecco un principio che oggi quanto mai dovrebbe aver evidenza assoluta :
se uno Stato possedesse un sistema politico o sociale che,
in teoria, valesse come il più perfetto, ma la sostanza umana fosse tarata,
ebbene,
quello Stato, scenderebbe prima o poi al livello delle Società più basse,
mentre un popolo, una razza capace di produrre uomini veri,
uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto,
raggiungerebbe un alto livello di civiltà
e si terrebbe in piedi di fronte alle prove più calamitose
anche se il suo sistema politico fosse manchevole e imperfetto.

Si prenda dunque precisa posizione contro quel falso
realismo politico,
che pensa solo in termini di programmi, di problemi organizzatori partitici,
di ricette sociali ed economiche.
Tutto questo appartiene al contingente, non all’essenziale.

La misura di ciò che può essere ancora salvato
dipende invece dall’esistenza, o meno, di uomini che ci siano dinanzi
non per predicare formule, ma per essere esempi,
non andando incontro alla demagogia e al materialismo delle masse,
ma per ridestare forme diverse di sensibilità e di interesse.

Partendo da ciò che può ancora sussistere fra le rovine,
ricostruire lentamente un uomo nuovo da animare
mediante un determinato spirito e una adeguata visione della vita,
da fortificare mediante l’aderenza ferrea a dati principii.

Ecco, il vero problema.

 - Julius Evola -

" Nei dissensi civili
quando i buoni valgono più dei molti
i cittadini si devono pesare e non contare. "

- Cicerone -

Le Nazioni di uomini - che grandi non sono
... inevitabilmente ...
porta alla disgregazione
di tutto ciò che di grande possiede quella Nazione.


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