L'attesa
Erano mesi e mesi che aspettavano quel momento
avendo a volte il dubbio che in realtà non si potesse avverare.
Era difficile : sia logisticamente … sia combinare il periodo.
Avrebbero preferito un luogo neutrale dove per entrambi non esistesse
il Passato.
Ma per una serie di ragioni questo non fu possibile
e per non rimandare all’ infinito quell’ incontro atteso da così tanto
tempo
... dopo varie proposte ...
decisero per un luogo caratteristico e un po’ defilato
non lontano
dalla residenza di lei.
🔆
Non era preoccupata
però faticò non poco a dormire la notte
precedente l’incontro.
Poi … una telefonata mattutina per definire gli ultimi accordi
la tranquillizzò
totalmente.
Quando spense il cellulare
sì trovò a sorridere per il tono vagamente serio
che aveva accompagnato le loro battute
… come a ribadire l’un l’altro …
che dopotutto si stava verificando una cosa
naturalissima e quasi senza importanza.
Ma entrambi sapevano che così non era.
Il preludio di un incontro su cui si fa tanto affidamento è sempre molto strano
:
sembra di stare sospesi nell’aria in un limbo
d’attesa dove non riesci quasi a pensare.
A metà pomeriggio lui raggiunse il luogo
concordato
conoscendone a priori la bellezza vetusta ma pur
sempre affascinante.
Gliene aveva parlato … e lui … meticoloso come
sempre si era documentato :
un antico maniero patrizio del 1600 come ce ne
sono tanti in quella regione
recuperato e trasformato in elegante hotel
con un’apprezzata cucina per raffinati
buongustai.
Aveva visto le immagini :
isolato in mezzo al verde e circondato da un
parco plurisecolare.
…
però …
assolutamente
inadatto per tamponare possibili esasperazioni di emotività.
Raggiunse
facilmente con la macchina il Palazzo
parcheggiò ... scese
lentamente
e iniziò a passeggiare tranquillo col suo solito passo d’attesa.
💧
il cuore l’avvertì che lui era già li.
E infatti lo vide subito.
O
meglio … lo riconobbe immediatamente.
La
stazza era quella e l’atteggiamento d’attesa pure :
sguardo
fisso in un punto preciso
mani
incrociate sul petto e nessun sorriso visibile sulle labbra.
Parcheggiò
la macchina e gli fece un cenno con la mano
tanto
per confermargli che … sì … era lei
e
che non c’ era bisogno si allarmasse a cercare altrove.
Gli si avvicinò velocemente. Lui più lentamente.
Non
perché non fosse agile … ma ... così
forse
perché dava corpo ad un suo pensiero inconscio
che
lei riusciva in qualche modo comunque a recepire.
Perché
avere fretta ? Si poteva parlare ancora
di fretta ?
Tutto
questo rimuginava il cervello di lei in quei pochi istanti che li separavano.
Flash
... flash mentali … di pensieri anche inopportuni.
Si fermarono l’uno di fronte all’altro.
Si
guardarono ... finalmente rilassati la mente e il cervello.
S’illuminarono i volti … e un sorriso sbocciò sulle labbra di entrambi.
Riuscì
a dirgli un : “ Ciao “ con voce ferma e sommessa … quasi stanca.
Lui
ricambiò con la stessa parola … con tono potente ma dolce.
E
fu così … che lei per prima lo abbracciò.
Con
calma … con molta calma.
Appoggiò
prima la testa contro il petto
e
poi lentamente gli passò le braccia intorno alla vita.
A
quel punto l’abbraccio all’unisono avvenne.
Fu
interminabile … silenzioso … solo percettibilmente ondeggiante.
Passarono
minuti. Quanti ? Non lo so.
Non
si baciarono
sapendo che se lo avessero fatto non avrebbero più smesso.
🔆
Chi
sta leggendo si aspetta la continuazione del racconto.
Invece
lo termino qui
dando un fermo improvviso all’immaginazione
come
se una mano invisibile avesse preso una decisione al mio posto.
E
io
…
che quella mano ho riconosciuta …
ho
compreso che il resto del racconto non appartiene né a lei
... né a me.
che da sempre ha contro di sé la Necessità e la Fortuna.
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