L'odore della paura
Lo sterminio di un mondo
Il martirio dei Catari che nessuno vuole ricordare
Testimonianza storica di un Medioevo tutt'altro che buio e immobile
come spesso viene rappresentato.
« I perseguitati non hanno sempre ragione
ma i persecutori hanno sempre torto »
Pierre Bayle - filosofo
1647-1706
« La Crociata è passata, Montségur è in rovina, ma tu sei vivo
:
sei sopravvissuto, sei sfuggito al gran carnaio.
E sei a casa, tornato alla tua vita quotidiana. E cerchi di dimenticarli,
qui giorni bui.
Ma quella sera è alla tua porta, che battono. La tua porta viene
sfondata.
Ti prendono, ti trascinano, ti spingono.
Hai un bel gridare, protestare, dire che non hai fatto niente.
Ti portano nelle prigioni dell’Inquisizione.
Ogni sforzo di immaginazione è vano : la prigione, la miseria, la
puzza.
Non quella degli escrementi, dei topi, della paglia marcia. No : la puzza della
paura.
Perché si marcisce in dieci, in venti, in cinquanta per cella.
Ogni tanto la porta si apre, allora protesti : non ho fatto nulla,
sono innocente !
E ne portano via uno, due … Tu no.
Poi ti rendi conto che chi viene portato via non lo rivedi più.
Ecco da dove viene, l’odore della paura.
A un certo punto immagini il peggio :
non desideri più essere chiamato, oltrepassare quella porta.
Vorresti rimanere lì, nella paglia.
Ma quando non si vuole più qualcosa, ecco che accade.
La porta si apre, e ti chiamano. Ti trascinano, tra due
soldati, lungo un corridoio buio.
Già senti, intimamente, che ti uccideranno
( non importa come: con la corda, con il ferro, con il fuoco ).
E invece no : o almeno, non subito.
Ti portano davanti a Monsignore l’Inquisitore
un monaco domenicano dalla triste figura.
Non osi guardarlo in faccia, perché conosci il potere di quell’uomo.
Lui può tutto : può mandarti in prigione, toglierti le tue proprietà.
Può distruggere la tua casa e trasformarla in un porcile, in
una discarica di immondizia
se per caso hai ospitato un eretico.
Può condannarti al rogo, o alla prigione a vita.
E allora ti metti in ginocchio, protesti la tua innocenza.
E quell’uomo – che avevi immaginato duro, come di pietra e ferro
si mostra empatico : ti tende la mano. Ti dice :
"
Ragazzo mio
se davvero non hai fatto niente sono desolato, evidentemente c’è stato un errore."
E tu, che avevi così tanta paura, ora all’improvviso pensi alla porta che si
riapre.
Pensi alla tua casa, al tuo bestiame, alla tua pace. Ecco : scampare all’inferno.
L’inquisitore intanto ti chiede come ti chiami.
Tu rispondi : "
Mi chiamo Guilhelm, sono zoccolaio, vivo a…"
E lui : "
Ah, vivi là ? Allora dimmi, amico mio : non è che per caso
hai visto, ascoltato, creduto, protetto, guidato, ospitato quei
maledetti eretici
che, come mele marce, guastano quelle buone
? "
Ma sì, certo che sì.
E’ chiaro che hai frequentato gli eretici, i Catari, i Buoni Uomini
qualunque sia il loro nome.
Sono gente della tua famiglia, amici, il notaio, il vecchio parroco.
Persone di fiducia : li hai ospitati, guidati fino al villaggio vicino.
Non hai mai pensato che fosse male.
Del resto, loro stessi si definivano buoni cristiani, e anche tu lo sei.
Però sai anche che, se dici questo all’inquisitore, di sicuro non gli piacerà.
E allora, menti. Una piccola bugia : "
I Catari ? Non so, non ricordo…
Dovrei domandare a mia moglie, mi spiace…"
Ma lui, l’Inquisitore, non è solo. Ha con sé gli archivi : chilometri di archivi.
E allora li sfoglia. "
Ah, non ricordi ? E allora te la rinfresco io, la memoria.
Quindici anni fa
all’uscita dalla messa, sono venuti a casa tua, e tu li hai ospitati e nutriti
"
Così scopri che l’inquisitore sa tutto :
il colore degli abiti, le parole pronunciate. Chi c’era, il giorno e l’ora.
Sa tutto, fin dall’inizio : significa che qualcuno che conosci gli ha raccontato tutto.
E così, oltre alla frequentazione degli eretici
hai appena detto il falso davanti al Tribunale dell’Inquisizione.
La pena è il muro stretto.
Definizione quasi innocente, per dire: una cella senza luce
tu incatenato in ginocchio, le braccia in croce, pane secco, acqua
marcia.
E l’attesa… L’attesa della morte.
Così pensi : tutto è perduto. Ebbene, no :
quello è il momento in cui l’inquisitore ti tende la mano.
Ti dice: "
Guilhelm, ragazzo mio, vedo che sei un bravo figliolo.
Non è colpa tua, se ti sei lasciato convincere :
non sei stato attento, non hai ascoltato i nostri consigli.
Ma lo so, che sei un bravo ragazzo : non è colpa tua, è colpa loro.
E allora io posso fare qualcosa per te: posso far
sparire il tuo dossier.
Posso aggiustare le cose, Guilhelm. Però tu mi devi aiutare.
Dammi un nome: uno solo.
Un nome di quelli
che hanno ascoltato, ospitato, nutrito, creduto, aiutato, adorato
gli eretici.
Un nome, Guilhelm : uno solo, e te ne torni a casa. Avanti: parla, collabora
"
E lì, tocca guardare in fondo all’anima, ognuno la propria.
A quel punto, chi riuscirebbe a tacere ? Chi ?
Nessuno, in questa storia, è entrato in resistenza.
Certo, i Buoni Uomini, forse. I Perfetti.
Ma la piccola gente, trascinata dal vento folle della storia ?
S’è ritrovata là, all’inferno.
E per uscire dall’inferno, la gente ha parlato.
Tutti parlano : fanno un nome, poi due, poi dieci.
Magari il nome di un vicino che ti aveva rubato una capra, o una fascina di fieno.
E poi saltano fuori i nomi dei cugini, dei fratelli.
Negli archivi dell’Inquisizione si trovano madri che hanno denunciato i loro figli, capite ?
Madri che hanno denunciato i figli.
Quando anche i legami familiari sono spezzati, cosa resta ?
E allora si parla, eccome. E si viene liberati :
la promessa dell’inquisitore è una promessa certa.
"
Tuttavia, Guilhelm, tu hai comunque una colpa
e devi espiarla con una pena, una piccola penitenza
"
Per la maggior parte di coloro che furono condannati,
la pena fu quella di cucire un segno di infamia sui propri abiti : una
croce gialla.
Avrebbe significato l’obbrobrio
la pietra lanciata contro di te dai bambini del villaggio.
Gli sputi, la vergogna: giorno dopo giorno.
E dire che pensiamo che il nostro secolo abbia inventato tutto.
Eppure, nonostante questo
la croce gialla era la più leggera delle pene che ci si potesse
attendere
da un Tribunale dell’Inquisizione. »
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