Fuoco celeste e sogni umani
Guardando la Terra dall'alto dell'Olimpo, Giove la vedeva deserta e desolata.
Era abitata da uomini e da animali
ma essi vivevano miseramente nascosti nelle loro tane e nelle profonde caverne
dalle quali non osavano uscire che raramente : solo di notte
gli uni temendo gli altri, s'avventuravano fuori in cerca di cibo.
Giove pensò che questa continua paura doveva finire e chiamò
per dare a tutte le creature quanto ad esse occorreva :
qualcuna ebbe zanne ed artigli
altre ebbero ali per volare, fiuto sottile, udito pronto
altre ancora ebbero la velocità nella corsa, altre l'astuzia, altre la forza.
Soltanto l'uomo, pieno di paura, rimase nascosto e non si fece avanti
per cui non ricevette nulla.
Di ciò s'accorse Prometeo, fratello di Epimeteo.
L'uomo non sogna più la potenza di Prometeo
[...]
L'anima è natura, ma qualcosa di potente e contraddittorio
la spinge a domare la natura in sé e fuori di sé, a costruire baluardi, templi, castelli
strade e poi palazzi, piazze, officine, metropoli con i loro grattacieli sempre più alti.
Si riduce lo spazio del selvatico, dell'erotico, del meraviglioso
a favore del civilizzato, del pratico, dell'utile.
È un processo che ha raggiunto il massimo di potenza nella civiltà industriale occidentale
è grazie ad esso, sostanzialmente alla tecnica, che i bianchi hanno dominato il mondo.
Il dio che presiede a tutto questo è Prometeo, il Titano
il ribelle che ruba a Zeus il fuoco celeste per farne dono agli uomini ...
[...]
La privazione del fuoco mette in ginocchio gli uomini
che regrediscono a quello stato selvaggio
da cui Prometeo li ha tratti con tutti i suoi insegnamenti.
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