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sabato 21 maggio 2022

Figli sconosciuti

Figli sconosciuti


Vogliamo dirla tutta ?
Il concetto di maternità oggi è morto.
Molte donne fanno figli perché lo sentono come fosse quasi un dovere
oppure per emulazione delle amiche
... o ancora ...
per darsi da fare prima che l'orologio biologico che le riguarda
metta fine all'opportunità concessa di perpetuare la vita.

A concepimento avvenuto ... durante la gestazione
si dilettano a fotografare la crescita progressiva dell'addome
... sempre più prominente ...
per poi postare sui social quelle immagini
accompagnando questa attività
con acquisti compulsivi di cose inutili per la cameretta del nascituro.
Sempre via WEB ... ovviamente.

Poi ... affrontano il parto con l'incubo del dolore
e sono disposte a farsi inoculare di tutto
pur di evitare il dolore fisiologico conseguente l'espulsione naturale del feto
oppure a ricorrere all'intervento chirurgico di un parto cesareo
... magari programmato ...
quasi fosse un diritto e non un'emergenza comprovata.
    
E poi l'allattamento. Quello naturale s'intende.
Non lo fanno perché altrimenti ... dopo
la pochette fa male e si sentono schiave del figlio.
La cui convivenza ... passato qualche mese
diventa così faticosa da sopportare per mancanza di pazienza
al punto da indurle alla ricerca di un nido
o di qualche parente che possa spupazzarsi il pargolo.
Ovviamente dando priorità alla necessità di dover lavorare.
 
E mentre queste donne si ragguagliano tra loro
... con affermazioni spesso insensate ...
il tempo passa e loro figli diventano degli sconosciuti.

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Maternità

Io sento, dal profondo, un’esile voce chiamarmi :
sei tu, non nato ancora, che vieni nel sonno a destarmi ?
O vita, o vita nova !… le viscere mie palpitanti
trasalgono in sussulti che sono i tuoi baci, i tuoi pianti.
Tu sei l’Ignoto. - Forse pel tuo disperato dolore
ti nutro col mio sangue, e formo il tuo cor col mio core;
pure io stendo le mani con gesto di lenta carezza,
io rido, ebra di vita, a un sogno di forza e bellezza :
t’amo e t’invoco, o figlio, in nome del bene e del male,
poi che ti chiama al mondo la sacra Natura immortale.
E penso a quante donne, ne l’ora che trepida avanza,
sale dal grembo al core la stessa devota speranza !…
Han tutte ne lo sguardo la gioia e il tremor del mistero
ch’apre il lor seno a un essere novello di carne e pensiero;
urne d’amore, in alto su l’uomo e la fredda scienza,
come su altar, le pone del germe l’inconscia potenza.
È sacro il germe: è tutto: la forza, la luce, l’amore :
sia benedetto il ventre che il partorirà con dolore.

Oh, per le bianche mani cucenti le fascie ed i veli
mentre ne gli occhi splende un calmo riflesso de i cieli :
pei palpiti che scuoton da l’imo le viscere oscure
ove, anelando al sole, respiran le vite future :
per l’ultimo martirio, per l’urlo de l’ultimo istante,
quando il materno corpo si sfascia, di sangue grondante
pel roseo bimbo ignudo, che nasce - miserrima sorte !…-
su letto di tortura, talvolta su letto di morte :
uomini de la terra, che pure affilate coltelli
l’un contro l’altro, udite, udite !… noi siamo fratelli.
In verità vi dico, poiché voi l’avete scordato :
noi tutti uscimmo ignudi da un grembo di madre squarciato.
In verità vi dico, le supplici braccia tendendo :
non vi rendete indegni del seno che apriste nascendo.
Gettate in pace il seme ne i solchi del campo comune
mentre le forti mogli sorridon, cantando, a le cune :
nel sole e ne la gioia mietete la spica matura,
grazie rendendo in pace a l’inclita Madre, Natura.

Ada Negri -

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