Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Testo scorrevole

► Solo chi porta in sé l’Impronta si riconoscerà a vicenda. Segno lampante d’identificazione lasciato dalle cicatrici del Passato.

giovedì 12 maggio 2022

La Rosa, profonda fino al vuoto

La Rosa
profonda fino al vuoto


Un pomeriggio che non ricordo bene, forse in una sala d’attesa azzurra
mi chiedevo perché la rosa di Borges fosse “ profonda ”.
 Questo fiore così letterato
nasconde ancora dei segreti, qualcosa di mai detto prima ?
C’è ancora qualcosa di nuovo da dire ?
In situazioni del genere, non mi rimane che chiudere gli occhi
e ritornare “ alle lettere e alle rose “ e alla “ lugubre rosa della tenebra
come scrive il grande cieco argentino
( per un’inveterata abitudine, a dire il vero, per prima
mi è venuta in mente la rosa profonda della Juventus e di altre squadre europee. )
A che, “ come dobbiamo schedarla la piccola rosa ? ”
Ma no, di questo passo si va definitivamente fuori strada …

Torniamo al Nostro, al più “ ameno ”dei poeti
come diceva un altro sudamericano famoso, non ricordo se Cortazar o Bolano.
Eccolo il vate :
la cecità l’oblio e la morte sono le presenze più assidue nella “ Rosa profonda ”.
La prima parola della prima poesia della raccolta è “ calavera ”, teschio.
Il poeta scrive “ Io sono il teschio… lo scheletro ”.
Dice, colui che conosce la vanità di tutto, di essere invidioso dei già morti.
Due delle poesie centrali si intitolano “ Il cieco ” e “ Un cieco ” 
Non so qual è la faccia che mi guarda / quando guardo la faccia dello specchio.

La rosa non è un talismano, ma lo sono invece i versi di Virgilio e di Frost
l’Edda, l’opera completa di Schopenhauer ecc...
Poi ci sono i sogni, gli specchi, il doppio, i labirinti, i giardini, la polvere ecc...
Nella poesia “ Efialte ” ( il traditore degli Spartani alle Termopili )
il poeta evoca un sogno in cui palpita “ l’oscena meraviglia
quella del tradimento, che teme essere intimo.
L’anima viene definita “ un’insensata rosa
ed in un’altra lirica egli dice di non essere lui stesso che un “ sogno fuggitivo.”
Risuonano ovviamente i motivi del romanticismo inglese e tedesco
come d’altra parte le reminiscenze del poema dantesco
nelle parole del grande argentino
( I “ Nove saggi danteschi ”, pubblicati postumi
suggeriscono indubbiamente una certa scontentezza dell’autore
che preferisce trattare argomenti diversi
ma “ Il Simurg e l’aquila ” affronta un tema rilevante come si vedrà subito ).
Mi sorge il sospetto
che un pò insensata deve essere davvero la straripante simbologia della rosa
ingombrata com’è da molteplici e spesso contrastanti significati.
Ma ora torno alla “ profunda ” rosa.
In “  The unending rose ”, l’ultimo componimento del libro
si trova questa dichiarazione :
Sono cieco e ignorante ma intuisco / Che sono molte le strade.
Ogni cosa / è infinite cose.
Sei musica / Firmamenti, palazzi, fiumi, angeli,
 Rosa profonda, illimitata, intima,
che Il Signore indicherà ai miei occhi morti.

Il personaggio che muto interroga (“ con tacita parola ”) la rosa
è Attar di Nishapur, mistico sufi e poeta persiano
che morì nel 1221 durante l’invasione mongola.
È celebrato come suo capolavoro “ Il Verbo degli uccelli
In quel poema allegorico l’upupa
conduce tutti gli uccelli alla ricerca di Simurg il loro re
la cui reggia, oltre le montagne, si trova ai confini del mondo.
Borges nomina Attar
anche nella burla letteraria intitolatosi “ Accostamento ad Almotasim
La rosa (vertiginosa, sterminata e interminabile) di Attar e dunque di Borges
non sembra che un pretesto fiorito
cioè un segno di Dio illimitato e intimo insieme
profondo quanto lo sgomento di fronte al mistero dell’inconoscibile.

Quella sera, quando tornai a casa, cercai il libro di Borges
e rilessi il prologo, dimenticato da tempo.
Poi presi in mano “ Fervore di Buenos Aires ” e trovai “ La rosa ”
dove “ la rosa irraggiungibile ” è “ la rosa dei persiani e dell’Ariosto
( la rosa di Ariosto non è priva di ironia laddove egli verseggia :
la verginella è simile alla rosa ”, mentre quella di Tasso spasima :
cogliam d’amor la rosa: amiamo or quando esser si puote riamato amando.” )

Ecco da quali profondi ricordi personali e letterari emerge la profonda rosa.
Fiorendo da cinquanta anni
( a conferma del fatto che ciò che si pensa a vent’anni lo si pensa ancora a settanta )

Ritorno al Prologo in cui il poeta precisa il metodo di composizione
una volta che gli si delineano l’inizio e la fine del testo.
Ciò che si dispiega tra gli estremi spesso si esplicita lentamente.
E dice, pretendendo di essere creduto, di non volerlo influenzare con le sue opinioni.
Il concetto di arte impegnata è una ingenuità, perché nessuno
può veramente sapere quello che sta facendo.“
Tutto il significato poggia sull’avverbio “ veramente
Inoltre si appoggia a Kipling per sostenere, con l’autorità dello scrittore inglese
( disdegnando Freud e Breton )
che si può concepire una favola “ ma non penetrarne la morale.
Chissà se il vate di Buenos Aires ha tenuto fede ai suoi propositi ?


I titoli delle prime due poesie della “ Rosa profonda
suggeriscono una non vaga presunzione trascorrendo da “ Io ” a “ Cosmogonia
La rosa che è anche “ i firmamenti ”, gli universi
( “ in forma di candida rosa ” si presenta il Paradiso secondo Dante )
come si è visto prima, non partecipa al mito dell’origine del tutto
perché la poesia parla di ciò che è anteriore al suo apparire.

Né tenebra né caos.
La tenebra / Richiede occhi che vedono
come il suono e il silenzio richiedono l’udito
E lo specchio, la forma che lo popola.
Né lo spazio né il tempo. Neppure
Una divinità che premedita il silenzio anteriore
 Alla prima notte del tempo, che sarà infinita ...

Il vuoto quantistico dei fisici contemporanei, oppure la schiuma dei quanti
nominando il titolo di una raccolta poetica del tedesco Durs Grunbein.
Però a Lewis Carroll sarebbero piaciute le bizzarrie dei quanti
e certamente una rosa quantistica sarebbe sbocciata nella sua Wonderland.

 - Omar Wisyam -


IO

Il teschio, il cuore intimo, segreto,
i sentieri di sangue che non vedo,
le gallerie del sogno, questo Proteo,
lo scheletro, le viscere, la nuca.
lo sono queste cose. Assurdamente
sono anche la memoria di una spada
e quella di un tramonto solitario
che si dissolve in oro, in ombra, in niente.
Sono chi guarda le prore dal porto;
sono i miei pochi libri, le mie poche
incisioni dal tempo consumate;
sono colui che invidia chi è già morto.
Più strano essere l’uomo che ora intesse
parole in una stanza di una casa.


COSMOGONIA

Né tenebra né caos. Esige occhi
che vedano, la tenebra; così
suono e silenzio esigono l ‘udito,
e lo specchio, la forma che lo popola.
Né lo spazio né il tempo. E neppure
una divinità che concepisce
il silenzio anteriore all’iniziale
notte del tempo, che sarà infinita.
Il gran fiume di Eraclito l’Oscuro
non ha intrapreso il corso irrevocabile
che dal passato va verso il futuro,
che dalI’ oblio va verso l’ oblio.
Qualcosa che già soffre. Che già implora.
Dopo, la storia universale. Ora.

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