Spettatori attoniti
Sul maggiore quotidiano italiano si discute con assoluta levità
( e senza che tra giornalisti o lettori suoni alcun campanello di allarme
)
se sia accettabile ammettere nei dibattiti pubblici i “
dissidenti ”
ovvero se sia tollerabile
l’esistenza di persone che professano tesi diverse da quelle imposte.
Nelle altre pagine dei giornali e in televisione, il conflitto
ucraino
viene discusso con la medesima profondità di analisi
con cui si commenta un derby calcistico
( per chi tifate voi ? )
mentre quelli che vogliono apparire più intellettualmente evoluti
pongono la questione nei termini etici di una scuola dell’infanzia
( chi ha ragione, chi ha torto ? Eh, ma ha cominciato lui ! )
come se le guerre si potessero analizzare col mutevole metro della
morale
o, per meglio dire, col righello sbeccato di uno scolaretto
elementare.
A un livello intermedio
si pongono coloro che equiparano uno scontro armato tra entità
statuali
a una rissa di strada o a un tentativo di stupro
- ma non stupisce - perché in genere
sono le stesse persone che hanno rappresentato l’imposizione generalizzata
di un trattamento medico sperimentale
e un lasciapassare interno in termini di “ dovere civico ”
equiparandoli al rispetto dei semafori e al possesso della patente di
guida.
Parallelamente, la Corte Costituzionale
ora presieduta dallo stesso personaggio che trent’anni fa
impose in una notte di luglio il prelievo forzoso sui conti bancari dei
cittadini
( lo stato prelevò senza preavviso lo 0,6% di tutte le somme depositate
)
e poi introdusse l’imposta comunale sugli immobili, l’ICI
non avendo tempo da perdere con questioni marginali
quali i diritti costituzionali sospesi da due anni
affronta l’urgentissimo problema dei cognomi
decidendo per una soluzione che finalmente renderà l’Italia
più simile a un disperato paese sudamericano anche sotto il profilo
anagrafico.
Nel frattempo un governo tecnico
di quelli che una volta servivano a gestire l’ordinaria
amministrazione
- in attesa delle ferie estive -
guidato da un mediocre sicario in fusione perfetta tra potere esecutivo e
legislativo
decide autocraticamente il coinvolgimento nazionale in un conflitto
tra soggetti che non appartengono né alla NATO né all’Unione
Europea.
Dà manforte un signore canuto che, nella fissità dei suoi occhi
glauchi
e nella serena lontananza di chi intasca 240.000 euro all’anno
( stipendio mensile di 18.300 euro su tredici mensilità )
annuncia per tutti gli altri la necessità di fare “
sacrifici ”
tra i quali vi sono la rinuncia a lussi borghesi quali l’energia
elettrica e il cibo.
La già citata Unione Europea
degnamente rappresentata da cotonatissime nobili debosciate
- e attempate virago con criticabili abitudini igieniche -
da un lato chiede agli stati membri di fare a meno del gas russo
dall’altro si scandalizza
se i russi minacciano di negare il gas a quegli stessi stati membri
ai quali la UE chiede di rinunciare al gas russo.
Intanto, su Twitter, i cosiddetti “ liberal ”
( che stanno alla libertà così come i vari partiti “democratici” stanno
alla democrazia )
dopo aver sostenuto per anni che la proprietà dei social era
privata
e quindi il proprietario aveva il diritto di fare quel che voleva
si indignano perché il nuovo proprietario
annuncia di voler garantire la libertà di parola a tutti senza
censure
sostenendo disinvolti
che la libertà di parola rappresenta una minaccia per la
democrazia.
Nelle stesse ore, passando davanti ai pannelli di affissioni
mortuarie
sempre più affollate dai volti sorridenti di ventenni, trentenni e
quarantenni in salute
stroncati da malori improvvisi
un passeggiatore solitario diretto all’hub vaccinale per la quarta
dose
si aggiusta la mascretina sul muso e guarda con ostilità un
automobilista
che, da solo nel proprio veicolo
circola a viso scoperto in aperto dispregio del bene collettivo.
A coronare il tutto
prima di stringere la mano ad Harvey, il coniglio invisibile e poi allontanarsi spaesato
il presidente della maggiore potenza occidentale
definisce lucidamente la propria missione in questi termini :
“
Gfrinpftnkìmh, oh, no, sorry, I mean ioddiohddbift puf sgrfth…
[ scoreggia ]
Well, you know. ”
E Roberto Speranza è ancora ministro della Salute.
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