Sovranità perduta
Gli Italiani non sanno d'aver perso la sovranità
Nella legge di riforma della Costituzione, approvata dalla maggioranza di
sinistra in gran fretta poche ore prima dello scioglimento delle Camere, c'è
un passo fondamentale e che pure
non è stato portato a conoscenza dei cittadini né prima né dopo della sua
approvazione.
Si tratta dell'Articolo 117 di cui trascrivo il testo: "
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel
rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento
comunitario e dagli obblighi internazionali." In queste tre righe è codificata la perdita della sovranità legislativa
dell'Italia. Per questo l'articolo 117 non è stato discusso apertamente: gli
italiani non debbono sapere.
Il silenzio che accompagna da anni
la costruzione dell'Unione Europea nel suo vero scopo: la fine
dell'indipendenza dei singoli Stati, è un silenzio perseguito coscientemente dai governanti perché sanno bene
che i popoli non l'accetterebbero. Ma, sebbene ci sia stato l'accordo di
tutti i governanti che hanno progettato l'Unione nel seguire questa
strategia, il modo con il quale è stata messa in atto in Italia è unico, e
spetta agli Italiani il giudizio su di esso. Dunque, rileggiamo: la
potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto
della Costituzione, nonché - è qui che si nasconde il punto fondamentale -
dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali. Spetta ai costituzionalisti analizzare nella sua assoluta
illegittimità questo articolo, ma gli Italiani hanno il diritto di sapere
che hanno perso la sovranità. Sia Lo Stato che le Regioni non possono
legiferare se non subordinatamente ai "vincoli comunitari", i quali
vengono citati in questo modo ambiguo perché nella Costituzione la
comunità europea, da cui discendono i vincoli, non esiste. In tutto il
resto della Costituzione, infatti, prima dell'attuale riforma, non
esisteva neanche il termine "Europa", così come la "comunità europea" e
l'enorme castello dell'Unione Europea è stato edificato al di fuori della
Costituzione, a colpi di Trattati (Maastricht, Amsterdam, Nizza) assegnati
formalmente alla politica estera proprio per aggirare l'ostacolo. Inoltre
è stato possibile così, dato che la politica estera è sottratta al
giudizio dei cittadini con una norma specifica della Costituzione,
informarne gli Italiani poco e male, impedendo una vera discussione in
proposito.
E' in base a questa astuzia, a questo voluto e proditorio
cavallo di Troia, che gli Italiani hanno perso a poco a poco, senza
essere messi in grado di valutarne le conseguenze, la propria
indipendenza, mentre
i governanti firmavano a cuor leggero, come sempre è avvenuto nei tanti
secoli di storia che abbiamo alle spalle, la sottomissione ai poteri
stranieri.
Le tre righe dell'articolo 117 sono state introdotte perciò, per
legittimare, nascondendolo nel gran clamore del federalismo e delle
concessioni fatte alle autonomie locali, la perdita di autonomia sia delle
Regioni che dello Stato.
Che senso può avere, però, nell'ambito strettamente giuridico, il
richiamo a vincoli comunitari che nella Costituzione stessa non sono
nominati? Perfino un filologo, uno storico allenato a decrittare testi
antichi, è in grado di mettere in luce l'invalidità sia formale che di
contenuto di un documento stilato in questo modo. Inutile dire che l'ambiguità è voluta: non esiste infatti nessun Paese libero che dichiari per Costituzione di
dipendere da un potere straniero, un potere, per giunta, ancora non
costituito e non citato nella Costituzione stessa. I governanti italiani
debbono adesso venire allo scoperto: chi è che comanda sugli Italiani? E
gli italiani vogliono essere governati in questo modo? Gli altri popoli
dell'Unione sono già stati chiamati o verranno chiamati nel prossimo
futuro a proclamare la propria volontà in proposito. I risultati dei vari
referendum sono stati, come è noto, quasi del tutto negativi. Adesso
finalmente, per motivi diversi da quelli riguardanti l'Unione Europea,
anche gli Italiani saranno chiamati ad esprimere la propria volontà con un
referendum. Auspicavano da tanto tempo una maggiore libertà e autonomia
locale invocando il federalismo. Si trovano invece, contestualmente al
federalismo, a dipendere da un
enorme Sovrastato, privo di volto e di nome, sia a livello locale che a
livello nazionale.
Raccogliamole subito le firme necessarie. Nessuno si illuda: la
burocrazia e la corruzione "romana" sono nulla in confronto a quelle
francesi, tedesche, olandesi, belghe, inglesi, italiane, svedesi... tutte
messe insieme. Parola del nostro Capo del Governo in una intervista al
Corriere della Sera: "Bassanini ha tolto 300 norme e Bruxelles ne ha mandato
3.000".
- Ida Magli -
" Il Giornale "
Domenica 11 Marzo 2001
💥
Forse che non aveva ragione ?
( le evidenze e sottolineature sono del sottoscritto )
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