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giovedì 24 novembre 2022

Confessione di un amico

Confessione di un amico


Confessione di un amico di Wilhelm de Koening (1998)

Sì, vi sembra impossibile, ma è stato così.
Nel momento in cui i sintomi dell’Alzheimer sono diventati definitivi e irrimediabili,
lui non ha mai smesso di dipingere, anzi.
Lo imboccavamo, lo lavavamo, lo sistemavamo a letto.
Ma al mattino, quando, come ci ordinavano i suoi occhi,
lo mettevamo seduto davanti al cavalletto,
la mano destra ripeteva, con lentezza scrupolosa e precisione infinita,
il gesto di sempre.
Afferrava il pennello e lo appoggiava risolutamente contro la tela.
Dipingeva macchie coloratissime, di una luce quasi intollerabile,
che spesso colavano dal bordo della cornice.
Anche la saliva gli colava dalla bocca, senza che se ne accorgesse.
Non so se potete capirlo ma questi – se posso dire – sono stati i suoi quadri più liberi.
Sfido i critici ad affermare il contrario.
L’arte di un uomo non dipende dalla sua vita.
È quando la vita cede che, per incantesimo, si sprigionano le cose migliori.

1968


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