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martedì 29 novembre 2022

Le immagini nella testa

 Le immagini nella testa


« Io conosco il segreto per far credere all’americano medio tutto ciò che desidero.
Datemi soltanto il controllo della televisione … mettete qualsiasi cosa in televisione
ed essa diventa realtà.
E se il mondo esterno alla TV contraddice le immagini,
la gente inizierà a modificare il mondo per adeguarlo alle immagini della TV… »

- Hal Becker -
 Intervista del 1981 [1]

Nel 1922,
Walter Lippmann definì come segue il concetto di " opinione pubblica ” :
« Le immagini che gli esseri umani hanno nella testa, le immagini di se stessi,
degli altri, dei propri scopi e obiettivi, delle proprie relazioni,
rappresentano le loro opinioni pubbliche.
Queste immagini, quando vengono gestite da gruppi di persone
o da persone che agiscono in nome di gruppi,
diventano Opinione Pubblica, con le iniziali maiuscole ».
Lippmann, che fu il primo a tradurre in inglese le opere di Sigmund Freud,
sarebbe divenuto uno dei più influenti commentatori politici [4].
👇
Aveva trascorso gli anni della I Guerra Mondiale
al Quartier Generale di Propaganda e Guerra Psicologica di Wellington House,
fuori Londra, in un gruppo di cui faceva parte anche il nipote di Freud, Eduard Bernays [5].
Il libro di Lippmann, L’Opinione Pubblica,
pubblicato un anno dopo l’uscita de La psicologia di massa di Freud, che trattava temi simili,
fu un prodotto del periodo trascorso all’interno del gruppo di Rees.
E’ tramite i media, scrive Lippmann, che la maggior parte delle persone
elabora quelle “ immagini nella testa ”, il che garantisce ai media “ un potere spaventoso ”.
[ ... ]
Nel suo libro, Lippmann osserva che la gente è più che disposta
a ridurre problemi complessi in formule semplicistiche e a formare la propria opinione
secondo ciò che credono che gli altri intorno a loro credano;
la verità non ha nulla a che fare con le loro considerazioni.
L’apparenza di notizia fornita dai media conferisce un’aura di realtà a queste favole :
se non fossero reali, allora perché mai sarebbero state riportate ?
pensa l’individuo medio secondo Lippmann.
 Le persone la cui fama viene costruita dai media, come le star del cinema,
possono diventare “ opinion leaders ”,
con il potere di influire sull’opinione pubblica quanto le personalità politiche.
Se la gente pensasse troppo a questo procedimento, il giocattolo potrebbe rompersi;
ma Lippmann scrive :
« La massa di individui completamente illetterati, dalla mente debole,
rozzamente nevrotici, sottosviluppati e frustrati è assai considerevole;
molto più considerevole, vi è ragione di ritenere, di quanto generalmente si creda.
Così viene fatto circolare un vasto richiamo al popolo tra persone che, sul piano mentale,
sono bambini o selvaggi, le cui vite sono un pantano di menomazioni,
persone la cui vitalità è esaurita, gente ammutolita e gente la cui esperienza
non ha mai contemplato alcun elemento del problema in discussione ».
[ ... ]
L’opinione popolare, osserva Lippmann, è determinata in ultima analisi
dai desideri e dalle aspirazioni di una “ elite sociale ”.
Questa elite, egli afferma, è :
« Un ambiente sociale potente, socialmente elevato, di successo, ricco, urbano,
che ha natura internazionale, è diffuso in tutto l’emisfero occidentale e, per molti versi,
ha il proprio centro a Londra.
Conta fra i propri membri le persone più influenti del mondo
e racchiude in sé gli ambienti diplomatici, quelli dell’alta finanza,
i livelli più alti dell’esercito e della marina, alcuni principi della Chiesa,
i proprietari dei grandi giornali, le loro mogli, madri e figlie
che detengono lo scettro dell’invito.
E’ allo stesso tempo un grande circolo di discussione e un vero e proprio ambiente sociale ».
Con un atteggiamento tipicamente elitario,
Lippmann conclude che il coordinamento dell’opinione pubblica manca di precisione.
Se si vuole raggiungere l’obiettivo di una “ Grande Società ” in un mondo unitario,
allora
« ... la pubblica opinione deve essere creata per la stampa, non dalla stampa”.
Non è sufficiente affidarsi ai capricci di “ un ambiente sociale superiore
per manipolare le “ immagini nella testa delle persone ”;
questo lavoro può essere gestito solo da una classe di individui specializzati
che operi attraverso “ centrali d’intelligence ”. [7]
[ ... ]
Ricordando che, secondo Platone, la nostra conoscenza del mondo
deve fondarsi sulla conoscenza del pensiero di qualcuno che conosce il mondo,
Lentz affermava che la televisione ha instillato nelle persone
l’idea che le semplici immagini rappresentino la conoscenza.
Non esistono più interrogativi,
non vi è più lo sforzo per penetrare il pensiero di altre persone,
ma soltanto dialogo e immagine, suono e furia,
che naturalmente non significano nulla. [13]

« Permettere a noi stessi
di essere influenzati dalle sottili ma potenti illusioni presentate dalla televisione »
scriveva Lentz,
« conduce ad una sorta di follia di massa
che potrebbe avere implicazioni piuttosto spaventose per il futuro della nazione…
Inizieremo a vedere cose che non esistono,
daremo a qualcun altro il potere di creare per noi le nostre illusioni.
La prospettiva è agghiacciante, e visto il nostro retaggio culturale
dovrebbe essere motivo di riflessione ».

Estratto e note da :
Sulla guerra psicologica di massa


NOTE
1. The Futures Group, un think-tank privato, fu una delle prime organizzazioni a specializzarsi nell’utilizzo di interfaccia computerizzate per la manipolazione psicologica di direttori d’azienda e di leader politici. Nel 1981 progettò il programma RAPID per il Dipartimento di Stato americano, che utilizzava la grafica computerizzata per fare il lavaggio del cervello a leader selezionati di settori industriali avanzati e spingerli a sostenere le politiche del Fondo Monetario Internazionale e i programmi per il controllo della popolazione. Partecipò anche all’elaborazione di una mappatura completa della popolazione americana per le maggiori multinazionali.
4. Lippmann, che migrò dai network socialisti della Fabian Society ai circoli di Thomas Dewey e dei fratelli Dulles, divenne portavoce di una fazione imperialista americana, controllata dai britannici, che si schierò contro la visione anti-imperialista di Franklin D. Roosevelt. Si legga in proposito Lyndon LaRouche, The Case of Walter Lippmann, Campaigner Publications Inc., New York, 1977.
5. Bernays è noto per aver elaborato la pubblicità di “Madison Ave”, sfruttando le teorie freudiane di manipolazione psicologica.
7. Si tratta di una concezione simile a quella espressa da Rees nel suo libro The Shaping of Psychiatry by War, in cui si parla della creazione di un gruppo elitario di psichiatri che dovranno garantire, a vantaggio dell’oligarchia dominante, la “salute mentale” del mondo.
13. Queste espressioni riecheggiano il pensiero di Platone, ma ne sono appunto soltanto un’eco. Per una migliore comprensione dei problemi educativi si veda Lyndon LaRouche, On the Subject of Metaphor, Fidelio, Autunno 1992.
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