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martedì 21 febbraio 2023

Uno vale uno

Uno vale uno

Il caos sociale

Il giorno in cui si prenderà consapevolezza e coscienza dell’uomo
e di come funzionino i sistemi parlamentari
quello slogan sbandierato per anni nelle piazze
verrà ricordato con un sorriso amaro.

Vero Beppe ?

Semmai quel giorno verrà
la democrazia rappresentativa non sarà che una lontana reminiscenza.


- René Guenon -
Critica del democraticismo

« Naturalmente, quando noi ci troviamo di fronte ad una idea, come quella dell’ “eguaglianza”, o del “progresso”, o di fronte ad altri “dogmi laici” che quasi tutti i nostri contemporanei hanno accettato ciecamente e la maggior parte dei quali han cominciato già a formularsi nettamente durante il XVIII secolo, non ci è possibile ammettere che tali idee siano nate spontaneamente. Si tratta, in fondo, di autentiche “suggestioni”, nel senso più stretto della parola, che peraltro poterono produrre un effetto solo in un ambiente già preparato a riceverle. Se dunque esse non hanno creato lo stato d’animo complessivo che caratterizza l’epoca moderna, hanno tuttavia contribuito ad alimentarlo e a svilupparlo fino ad un punto, che altrimenti non sarebbe stato di certo raggiunto. Se queste suggestioni venissero meno, la mentalità generale sarebbe assai vicina a cambiar d’orientamento: per questo esse vengono così accuratamente favorite da tutti coloro che hanno un qualche interesse a protrarre il disordine, se non pure ad aggravarlo - e tale è anche la ragione per cui in tempi, nei quali si pretende di tutto sottoporre alla discussione, queste suggestioni sono le sole cose che non si debbono mai discutere. Del resto è difficile determinare esattamente il grado di sincerità di coloro che si fanno i propagandisti di simili idee, e sapere in che misura certe persone finiscono con l’essere prese dalle loro stesse menzogne e col suggestionarsi all’atto di voler suggestionare gli altri. Spesso in una propaganda del genere gli ingenui sono anzi gli strumenti migliori, perché vi portano una convinzione che agli altri sarebbe alquanto difficile fingere, e che è facilmente contagiosa. (…)
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Definita come l’autogoverno del popolo, la “democrazia” è una vera impossibilità, qualcosa che non può nemmeno esistere come un fatto bruto, né nell’epoca nostra, né in un’altra qualsiasi. Non bisogna farsi giocare dalle parole: è contradditorio ammettere che stessi uomini possano essere ad un tempo governati e governanti perché, usando il linguaggio aristotelico, uno stesso essere non può essere in “atto” e in “potenza” simultaneamente e sotto lo stesso riguardo. La relazione suppone necessariamente la presenza di due termini: non possono esservi dei governati se non vi sono anche dei governanti, siano pur essi illegittimi e non aventi altro diritto al potere oltre quello che essi stessi si sono arrogato. Ma la grande abilità dei dirigenti democratici del mondo moderno sta nel far credere al popolo che esso si governi da sé. E il popolo si lascia persuadere volentieri, tanto più che così esso si sente adulato, mentre è incapace di riflettere quanto occorre per accorgersi di una simile impossibilità. Per creare questa illusione, si è inventato il “suffragio universale”: è l’opinione della maggioranza come presunto principio della legge. Ciò di cui non ci si accorge, è che l’opinione pubblica è qualcosa che si può facilissimamente dirigere e modificare. Per mezzo di adeguate suggestioni in essa si possono sempre provocare delle correnti nell’uno o nell’altro senso. Non ricordiamo più chi ha parlato di “fabbricare l’opinione”: espressione giustissima, benché bisogna dire, da un lato, che i dirigenti apparenti non sono sempre coloro che dispongono dei mezzi necessari per venire a tanto. Quest’ultima osservazione spiega anche perché l’incompetenza degli uomini politici più in vista sembra non aver avuto che un peso assai relativo nel periodo demo-liberale cui alludiamo e là dove concezioni del genere ancor oggi persistono. Ma poiché qui non ci siamo proposti di analizzare l’ingranaggio di ciò che si potrebbe chiamare la “macchina per governare”, ci limiteremo a segnalare che questa stessa incompetenza offre il vantaggio di alimentare la illusione in discorso: effettivamente solo in tali condizioni gli uomini politici in questione possono sembrare l’emanazione della maggioranza, apparendo quasi come un’immagine di essa, giacché la maggioranza, quale si sia la materia su cui è chiamata a pronunciarsi, sarà sempre costituita dagli incompetenti, il cui numero è incomparabilmente più grande di quello degli uomini capaci di decidere con piena cognizione di causa.

Ciò permette senz’altro di dire che il principio, secondo cui la maggioranza dovrebbe dettar legge, è essenzialmente sbagliato. Anche se un tale principio, per la forza stessa delle cose, è solo teorico e non può corrispondere a nessuna realtà effettiva, resta tuttavia da spiegare come è che esso abbia potuto far presa sullo spirito moderno, resta da vedere quali sono le tendenze di quest’ultimo alle quali esso corrisponde, e che esso almeno in apparenza, soddisfa. L’errore più visibile è proprio quello or ora indicato: il parere della maggioranza non può essere che l’espressione dell’incompetenza, la quale poi risulta dalla mancanza d’intelletto o dall’ignoranza pura e semplice. Qui si potrebbero fare intervenire alcune osservazioni in fatto di “psicologia collettiva” ricordando soprattutto il fatto ben noto, che in una folla l’insieme delle reazioni mentali producentisi negli individui che ne fanno parte forma una risultante che non corrisponde nemmeno al livello medio, bensì a quello degli elementi più bassi. D’altra parte, vi sarebbe anche da rilevare che certi filosofi moderni hanno voluto trasportare nell’ordine intellettuale la teoria “democratica” che fa prevalere il parere della maggioranza, facendo di quel che essi chiamano il “consenso universale” un preteso “criterio di verità”. Anche supponendo che vi siano effettivamente cose su cui tutti gli uomini siano d’accordo, questo accordo, in sé stesso, non proverebbe proprio nulla. Inoltre anche se questa umanità esistesse - cosa dubbia già per il fatto che vi saranno sempre uomini che non hanno opinioni di sorta circa una data questione e che tale questione non se la son mai posta - sarebbe impossibile verificarla praticamente, per cui quel che si invoca in favore di una opinione come segno della sua verità si riduce ad esser soltanto l’assenso del maggior numero, riferentesi, per di più, ad un ambiente necessariamente limitato nello spazio e nel tempo. In questo dominio appare in modo ancor più chiaro che la teoria in questione è priva di base, perché qui è più facile isolarla dall’influenza del sentimento, che invece ha quasi inevitabilmente una parte non appena si entri nel campo politico. Proprio questa influenza è uno dei principali ostacoli per la comprensione di certe cose, perfino in coloro la cui capacità intellettuale sarebbe già più che sufficiente per pervenire senza fatica a tale comprensione. Gli impulsi emotivi inibiscono la riflessione e una delle abilità più volgari della politica demagogica moderna è quella che consiste nel trar partito da tale incompatibilità.

Ma andiamo più in fondo alla questione: che cosa è propriamente cotesta legge del maggior numero invocata dai governi moderni più o meno democratici come unica loro giustificazione ? E’ semplicemente la legge della materia e della forza bruta, la legge stessa in virtù della quale una massa trasportata dal proprio peso schiaccia tutto quel che incontra sulla sua via. Proprio qui si ha il punto d’interferenza fra la concezione “democratica” e il “materialismo” e ciò che fa sì che quella concezione sia intimamente legata alla mentalità attuale. E’ il completo capovolgimento dell’ordine normale, giacché è la proclamazione della supremazia della molteplicità come tale, supremazia che effettivamente esiste soltanto nel mondo materiale. Invece nel mondo spirituale, e ancor più semplicemente nell’ordine universale, l’unità sta al sommo della gerarchia, essendo il principio donde procede ogni molteplicità; ma quando il principio viene negato o viene perduto di vista, non resta più che la molteplicità pura, identificantesi alla stessa materia.»

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