La miseria si può distruggere
« Io non sono di coloro, o signori
i quali credono che in questo mondo si possa facilmente sopprimere il dolore.
Il dolore è una legge divina;
ma sono però di quelli
che pensano e che affermano si possa benissimo distruggere la miseria !
Rimarcatelo bene, o signori, io non dico diminuire, attenuare, limitare, circoscrivere, ecc...
io grido alto che la miseria si può distruggere !
La miseria è una malattia del corpo sociale, come la lebbra era una malattia del corpo umano;
la miseria può sparire com'è scomparsa la lebbra !
Distruggere la miseria, sì, questo è possibile.
I legislatori e i governanti devono pensare a ciò costantemente, senza riposo
perché, in una tale materia,
finché tutto quello ch'è possibile non è stato fatto, il dovere non è compiuto !
La miseria, o signori; io penetro nel vivo della questione; volete sapere dov'è la miseria ?
Volete sapere fin dove ella arriva, fin dove ella giunge ?
Non dico in Irlanda, non dico nel medio evo, dico in Francia, dico a Parigi
ed ai tempi nei quali viviamo !
Volete dei fatti ? ... V'è, a Parigi ...
Mio Dio; io non esito a citarli certi fatti.
Sono tristi, ma è necessario rivelarli;
e, guardate, se debbo dire, tutto intero, qual è il mio pensiero
vorrei che da questa Assemblea uscisse, e nel caso sarei pronto a farne formale proposta
una grande e solenne inchiesta sulla vera situazione delle classi operaie e sofferenti.
Io vorrei che tanti fatti splendessero alla luce del sole.
Come vogliamo guarire il male, se non si conoscono le piaghe ? !
Ecco, dunque, dei fatti.
Esiste a Parigi
nei sobborghi di quella Parigi che il soffio della sommossa sollevava,
or non è molto, tanto facilmente,
esistono in certe case delle cloache, dove delle famiglie, delle famiglie intere, vivono confuse,
uomini, donne, fanciulle, fanciulli, non avendo per letto, non avendo per coprirsi,
sto per dire per vestirsi, che dei brandelli putridi di stracci in fermentazione,
raccolti nel fango fuori delle barriere, dove si accumulano tutte le ceneri della città
e dove delle creature umane corrono per scaldarsi e per vincere il freddo che le assale !
Questo un fatto.
Eccone altri.
In questi ultimi giorni, un uomo... Mio Dio; un disgraziato uomo di lettere, un letterato,
poiché la miseria colpisce tanto le professioni liberali quanto quelle manuali;
un disgraziato, dunque, è morto di fame, alla lettera, e si è constatato, dopo la sua morte,
che egli non aveva mangiato da sei giorni.
Volete qualcosa di più doloroso ?
Il mese passato, durante la recrudescenza del colera,
si è trovata una madre coi suoi quattro bambini che cercava un po' di nutrimento
fra i ritagli immondi e pestilenziali dei macelli di Montfaucon !
Ebbene, io dico o signori che queste sono cose che non debbono esistere;
io dico che la società deve spendere tutte le sue forze, tutte le sue sollecitudini,
tutta la sua intelligenza, tutta la sua volontà, perché tali fatti non avvengano !
Io dico che questi fatti, in un paese civilizzato,
impegnano la coscienza della società tutta intera;
e che io che parlo, mi sento complice e solidale perché tali fatti
non sono solamente delle colpe verso gli uomini, sono anche dei delitti verso Dio !
Ecco perché io sono convinto, ecco perché vorrei convincere tutti quelli che mi ascoltano,
della grande importanza della proposta che è sottoposta al vostro giudizio.
Non è che un primo passo, ma è un passo decisivo.
Io vorrei che quest'Assemblea, maggioranza e minoranza, non importa;
in tali questioni io non conosco né destra né sinistra;
io vorrei che questa Assemblea non avesse che una sola anima
per incamminarsi verso il raggiungimento di un tal fine,
di un fine così magnifico, così sublime : l'abolizione della miseria !
E, o signori, io non mi rivolgo soltanto alla vostra generosità,
m'indirizzo a quello che v'è di più serio nel sentimento politico di un'Assemblea di legislatori. »
Discorso di Victor Hugo all’Assemblea nazionale - Parigi, 9
Luglio 1849
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