Il sogno di un ragazzo
Questa è la storia di un ragazzo normale.
  Ma potrebbe essere la storia di chiunque abbia a cuore un
    sogno di libertà.
  Beninteso escludendo a priori manipolazioni interessate e
    guidate
  ... da parte di chiunque.
    C'era una volta un ragazzo.
  
  
    Cresciuto con dei sani principi di uguaglianza e rispetto aveva una
      visione del mondo speciale.
  
  
    Era affascinato dalle piccole cose, le trovava uniche e di rara
      bellezza.
  
  
    Aveva studiato a lungo la storia moderna e passata
  
  
    e aveva ben chiaro nella sua mente il concetto tra bene e male, tra
      giusto e sbagliato.
  
  
    Sapeva distinguere con chiarezza cosa fare negli avvenimenti importanti
      della propria vita.
  
    Crescendo aveva iniziato a relazionarsi con gli altri
  
  
    e a volte trovava difficile spiegare determinate dinamiche di cui era
      spettatore.
  
  
    Il ragazzo proveniva da una famiglia alla quale non era mai mancato
      nulla.
  
  
    Il padre lavorava in un ente pubblico
  
  
    e la mamma era casalinga a tempo pieno da quando lui era nato.
  
  
    Non avendo a disposizione il superfluo aveva ben chiaro la differenza fra
      cosa era utile
  
  
    e cosa invece serviva solo a rendere la realtà effimera.
  
  
    All'età di diciotto anni finalmente ebbe la possibilità di esprimere il
      suo voto
  
  
    e contribuire alla costruzione di una vita politica che sentiva molto
      importante.
  
  
    Pur non avendo ben chiara la differenza fra i vari schieramenti
  
  
    aveva studiato le varie ideologie trovando i pro e i contro in ciascuna
      di esse.
  
  
    Quello che era chiaro nella sua mente era il concetto di giustizia
      sociale e di pace.
  
  
    Il solo pensare ad un'arma o a una guerra lo portavano ad un livello di
      tristezza sconfinato
  
  
    che lo facevano star male a lungo.
  
  
    Nel corso degli anni il ragazzo si rese conto che gli ideali associati
      alla politica
  
  
    o il senso stesso dell'appartenenza ad una classe sociale
  
  
    non lo trovava pienamente d'accordo con le scelte adoperate nella
      pratica.
  
  
    Vedeva il suo Paese contribuire a distruggere la dignità di altri
      Paesi,
  
  
    vedeva partire in missioni di guerra suoi coetanei
  
  
    che non avevano ben chiaro il rischio a cui andavano incontro.
  
  
    Vedeva tornare gli stessi giovani e morire di leucemia dopo pochi
      anni,
  
  
    lasciando nello strazio mogli, madri e figli.
  
    Vedeva un Paese che rinnegava i propri principi scritti nero su bianco
      sulla Costituzione
  
  
    per difendere gli interessi corporativi degli alleati più potenti.
  
  
    Tutto questo accresceva in lui un senso di totale impotenza
  
  
    e rendeva ogni giorno il suo cuore più piccolo.
  
  
    Si sentiva di dover urlare al mondo intero che tutto questo fosse
      sbagliato,
  
  
    che la guerra non potrà mai portare nulla di buono,
  
  
    che la tortura non porterà mai la pace
  
  
    e che ogni forma di prevaricazione sociale
  
  
    non sarà in grado di avere famiglie sane e piene di amore.
  
  
    Sembrava voler scendere da un treno
  
  
    che andava a migliaia di chilometri orari senza meta e senza destinazione,
  
  
     avrebbe voluto fermarsi e parlare con i suoi amici per spiegare che
      tutto questo era assurdo,
  
  
    che tutto quanto andava contro il disegno perfetto della madre
      natura
  
  
    che invece voleva gli uomini felici e uniti fra loro.
  
  
    Le rare volte che incontrava persone che la pensavano come lui
  
  
    la flebile fiammella che ancora era accesa nel suo cuore riprendeva
      vigore
  
  
    e dava la carica per continuare una battaglia contro le ingiustizie e le
      atrocità a cui assisteva.
  
  
    Pian piano che cresceva, il ragazzo si scoraggiava, non percepiva nessun
      miglioramento,
  
  
    né tanto meno una nuova fase positiva nella propria vita.
  
    Spesso si trovava a discutere animatamente
  
  
    fino al punto da essere considerato pazzo, paranoico e con forti disturbi
      della personalità.
  
  
    Il ragazzo a tutte queste accuse rispondeva che voleva solo
      comprendere
  
  
    perché mai l'uomo raggiunge questi livelli di malvagità
  
  
    e persevera nella distruzione di un qualcosa che gli è stato donato
  
  
    e andrebbe invece preservato.
  
  
    Spesso la sera si trovava ad alzare gli occhi al cielo,
  
  
    scrutava nell'infinito un qualcosa che potesse venire in aiuto
  
  
    e spesso invece lo sguardo si scontrava su delle strane nuvole che tutto
      offuscavano
  
  
    e coprivano come il fumo della discoteca. 
  
  
    Cercava di mettere a fuoco meglio con tutta la forza
  
  
    ma nulla gli permetteva di vedere oltre al grigiore che raggiungeva
      l'orizzonte.
  
  A volte credeva che quel grigiore avesse riempito i cervelli di molte
    persone,
  che proprio quella nebbia avesse contribuito ad offuscare le menti
  e a rendere tutto così irreale.
  Oggi quel ragazzo non sa più come manifestare il suo dissenso,
  la sua volontà di costruire un mondo migliore.
  Si trova a dover esser manipolato da abili propagandisti
  che rincorrono persone che dipingono stelle su citofoni e muri.
  Quelle persone che come lui provano un profondo disagio e senso
    d'impotenza.
  Quelle persone che conservano ancora un animo romantico,
  che credono che un gesto possa ancora dar vita ad un risveglio
    planetario,
  che sperano che più gesti insieme possano creare un mondo migliore.

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