Il volo di Icaro
Diciamo che non nacque sotto una buona stella
ma imparò presto a fare il pesce in barile
nell’atelier del parrucchiere François
tra uno shampoo e una lavanda. Untuoso, con voce melliflua
orecchiando le ultime notizie di cronaca dei giornali.
Fece il trapezista in un circo di terza categoria
e, quando fu messo in cassa integrazione, pensò bene
di mettersi in proprio: andava a zonzo per le città dell’impero
a fare spettacoli da baraccone con stampellieri e mangiatori di
fuoco,
pornostar e spogliarellisti.
Poi, pensò bene di mettere su un’azienda di spettacoli
a luce rossa per marinai disoccupati e azzeccagarbugli,
il tutto condito con birra e sandwich, crostini e spaghetti,
donnine vestite da cow boys senza mutande, lestofanti e paparazzi.
Voi direste: allegria da baraccone, mago Zurlì.
Mise su un senatino di matrone pervertite
con le quali attraversò in lungo ed in largo i postriboli
dell’impero dando ricetto a truffatori e ladri da strapazzo.
A prezzi stracciati.
Ma Icaro aveva un debole per l’empireo, e tornò al circo Togni
dove si cimentò in un numero unico:
saliva sul filo teso in diagonale dalle estremità del circo
e qui radeva la barba ai clienti comodamente assiso sul nulla.
Icaro pensò di cimentarsi in esercizi sempre più assurdi.
Fece tirare una fune di acciaio tra i due grattacieli delle Torri
gemelle
e di lì scendeva in bicicletta fumando un sigaro toscano.
Non contento di ciò, si recò sul gran Canyon, fece stendere un filo
così sottile da essere invisibile, e di lì cominciò a saltellare come un
pettirosso.
ma l’empireo era sempre più in alto, sempre più in alto.
“ Questa è la dimostrazione che la metafisica non esiste ”, era solito affermare.
Fu così che escogitò qualcosa di assolutamente esaltante e singolare:
tra lo stupore generale, dichiarò che era in grado di volare verso il
sole.
Si fece costruire delle ali di cera e di penne di struzzo, se le
appiccicò
sulle spalle con della pece e si lanciò da un aeroplano al sorgere del
sole.
Qualcuno disse di averlo visto volteggiare verso il sole.
Sembrava che qualcosa nel meccanismo delle leggi universali
dovesse disobbedire alle leggi di gravità.
Sta di fatto, che Icaro precipitò nel vuoto, sempre più lontano dal
sole,
così che le leggi della fisica ebbero il sopravvento sulle leggi della
metafisica.
- Giorgio Linguaglossa -
La Belligeranza del Tramonto
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