L'Essenza della nostra natura mortale
Plutarco nella sua opera su
LA «E» di Delfi
riguardante l'esistenza della natura mortale ci dice quanto segue:
" Noi non abbiamo alcuna parte nel vero Essere "
ma ogni natura mortale si trova tra la nascita e la decadenza,
e offre di sé solo uno spettro e un'immagine vaga e incerta.
Se ora fissi la mente desiderando coglierlo: come la forte azione dell'acqua fa disperdere il contenuto fuoriuscendo con
la pressione e la concentrazione dell'acqua nello stesso luogo, così la
ragione viene meno, quando l'estrema limpidezza di ogni cosa di quelli che
possono essere alterati e cambiati, perché ora esamina l'avvenimento e ora
il suo decadimento, sicché non può comprendere nulla degli Esseri fissi e
reali.
Secondo Eraclito " È impossibile entrare due volte nello stesso fiume "
né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato,
ma a causa della acutezza e della velocità del cambiamento
" esso si disperde e si riunisce di nuovo " o meglio né di nuovo né
dopo,
ma allo stesso tempo si raccoglie e si dissolve e "
va e viene ".
È per questo che non porta ad essere ciò che da esso si produce proprio
perché la genesi non si ferma, ma cambiandolo incessantemente, poiché è
ancora uno spermatozoo, crea l'embrione, poi il neonato, poi il bambino, poi
in sequenza il bambino, poi il giovane, l'uomo, l'uomo maturo, il vecchio,
distruggendo le prime generazioni ed invecchiando con le successive.
E noi abbiamo una paura ridicola di una sola morte,
quando siamo morti e stiamo morendo di tante morti !
Perché non solo è vero, come diceva Eraclito, che " ...
la morte del fuoco è la nascita dell'aria e la morte dell'aria è la
nascita dell'acqua " ma ancor più chiaramente nel nostro caso l'uomo nel suo splendore si
distrugge quando il vecchio nasce, si annienta il giovane passando
all'adulto, l'infante al fanciullo... l'embrione al neonato.
L'uomo di ieri è morto trasformandosi nell'uomo di oggi, mentre l'uomo di
oggi è morto trasformandosi nell'uomo di domani. Nessuno rimane uguale e
nessuno è uno, ma diventiamo tanti mentre la materia gira e scivola attorno
ad un fantasma e ad uno stampo comune.
Come infatti rimaniamo gli stessi
mentre godiamo ora di altre cose prima degli altri,
mentre amiamo e odiamo, ammiriamo e disprezziamo ogni volta cose opposte,
mentre abbiamo parole diverse e sentimenti diversi,
senza mantenere lo stesso tipo, la stessa forma... né la stessa mente ?
Perché non è logico provare emozioni diverse senza cambiare
né restare uguali se si cambia.
Se, ora, nessuno è sempre lo stesso, allora neppure esiste
ma cambia la sua stessa natura diventando altro da un altro.
E il senso, poiché ignora l'ESSERE,
giudica erroneamente che ciò che si vede esiste realmente.
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