L'inconsolabile
      da
      Dialoghi con Leucò
    
    
      - Cesare Pavese -
    
        Il dialogo esprime il dramma di Orfeo che ha ben compreso
      
      
        come la morte di Euridice rappresenti il definitivo concludersi di
          un’epoca. Riportarla in vita non ha alcun senso, perché quanto è
          perduto lo è per sempre. Per questo Orfeo scelse di voltarsi, quando già intravedeva
          il barlume del giorno.
      
    
      Il sesso, l’ebbrezza e il sangue richiamarono sempre il mondo
        sotterraneo
e promisero a più d’uno beatitudini ctonie.
Ma il tracio Orfeo, cantore, viandante nell’Ade
    e promisero a più d’uno beatitudini ctonie.
Ma il tracio Orfeo, cantore, viandante nell’Ade
      e vittima lacerata come lo stesso Dionisio, valse di più.
    
    ( Parlano Orfeo e Bacca )
    « Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso »
  
    Dopo l’esperienza nell’Ade
  
  
    Orfeo voleva tornare alla vita, ma da solo.
  
  
    Si sentiva felice per il barlume di luce e il mondo dei vivi
  
  
    mentre non gli importava più nulla di Euridice che ormai apparteneva ad un
    altro mondo.
  
  
    
      “
      Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i
        morti… non vale la pena.
      ”
    
  
  
    Secondo le Baccanti Orfeo pensa troppo alla morte
  
  
    mentre loro si godono la festa. Ma egli replica:
  
  
    
      “ É necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno.
    
  
  
    L’orgia del mio destino è finita nell’Ade
    
  
  
    finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.”
    
  
  
    Anche Pavese è sceso più volte nell’inferno, non ha mai condiviso la gioia
    di vivere degli altri
  
  
    e ha cantato per tutta la vita l’amore che gli mancava
  
  
    e la solitudine che non ha mai smesso di morderlo.
  
  
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