Secsdoll
Il seguente racconto è, vista la tematica trattata, “per soli adulti”
Fa un po’ ridere scriverlo nel web di oggi, comunque…
anime pudiche e sensibili, ritenetevi avvertite.
La prima volta che se ne accorse fu a causa di un incidente abbastanza buffo.
Rita era commessa in quel negozio di vestiti da parecchio, e ne aveva viste di
tutti i colori.
Ormai aveva un sesto senso per i clienti un po’ strani,
e quella coppia aveva subito attirato la sua attenzione.
Lui era bruttino, giovane ma non troppo, capelli già radi, grassoccio.
Lei era una bellezza mozzafiato, con un fisico da supermodella,
e gli stava avvinghiata al braccio come se avesse difficoltà a camminare.
Aveva una strana espressione fissa sul viso, a metà tra la lussuria e la
sorpresa.
Rita ci mise qualche istante a capire che cosa fosse quella stranezza che
aveva percepito.
La donna non si guardava in giro.
Bambine, ragazze, donne; tutte quante, entrando nel negozio,
cominciavano invariabilmente ad ammirare i modelli esposti.
Lei no.
Se ne stava imbambolata, lo sguardo fisso in avanti e con quel suo sorrisetto
malizioso.
Rita si chiese se non fosse drogata.
L’uomo si avvicinò agli scaffali dove erano esposti i costumi da bagno.
Ne scelse uno e lo porse alla sua accompagnatrice.
“ Tania, indossa questo ”- le
disse.
Lei iniziò a spogliarsi.
Rita fu presa di sorpresa, come anche gli altri clienti e l’uomo che era con
lei,
e reagì solo dopo qualche istante. “
Ehi ! Ci sono i camerini per cambiarsi !
”
Ma quella continuò a togliersi i vestiti.
Fu solo mentre si stava per abbassare le mutandine
che il suo accompagnatore ritrovò la voce. “
Tania, ferma ! ”
E lei si immobilizzò.
“ Ma cos’è, una specie di gioco ? ”, pensò Rita. Poi capì.
Tania non era un essere umano.
Il nome ufficiale era androidi da compagnia.
Tutti le chiamavano sex-doll, bambole del sesso, all’americana; o anche
secsdòl,
alla maniera di quel comico che ci aveva costruito sopra un popolare
personaggio.
Quando erano state messe in commercio, qualche mese prima,
nessuno avrebbe potuto prevedere una simile esplosione delle vendite.
Le secsdol erano poco più di bambole senza intelligenza,
con un programma che simulava risposte sensate alle domande
e generava frasi casuali di circostanza.
Le innovazioni della robotica avevano reso possibile movimenti fluidi,
quella camminata naturale
che pareva impossibile per una macchina della generazione precedente;
i nuovi materiali ne avevano ridotto il peso
fino a portarlo a valori paragonabili a quelli di un essere umano.
In effetti le secsdol erano poco più di pelle sintetica tesa su uno scheletro
in lega,
un piccolo computer e batterie.
Rispondevano a semplici comandi vocali, in maniera automatica e preordinata.
Erano personalizzabili.
Bastava una foto del soggetto che si voleva riprodurre,
e l’azienda ti recapitava a casa, in una discreta cassa anonima,
l’uomo o la donna dei tuoi sogni.
Particolare cura era usata per riprodurre le parti intime in maniera
realistica.
E anche in maniera non del tutto realistica, suggerivano discretamente le
pubblicità.
Il successo era stato planetario, al di là delle aspettative.
La concorrenza aveva contribuito a fare abbassare ulteriormente i prezzi,
perfezionare i programmi, rendere sempre più realistiche le secsdol.
Era diventata una moda.
Era la prima volta che Rita ne vedeva una.
O meglio; che sapeva di guardarne una dal vivo.
L’uomo era imbarazzatissimo.
Fece rivestire la bambola, comprò il costume e fuggì portandosi via Tania.
Gli altri clienti commentavano a bassa voce, tra scuotimenti di testa e
risolini.
" Già " - ragionò Rita
"
Dove comprare i vestiti per le proprie bambole se non in negozi per
vestiti veri ?
"
" Beh " - si disse
"
scommetto che la prossima volta li acquisterà online. Non penso capiterà
di nuovo. "
Si sbagliava. Sempre più spesso, nei mesi seguenti,
in negozio entrarono coppie composte di un umano e una bambola.
Ormai Rita aveva imparato a suggerire discretamente in anticipo l’uso del
camerino.
I clienti di questo tipo erano principalmente uomini di mezz’età
con secsdol dall’esuberante aspetto giovanile;
ma sempre più spesso incontrava anche coppie a parti invertite,
dove apparenti giovanotti dai muscoli ipertrofici seguivano le loro padrone
con sguardo vagamente ebete.
Ormai le bambole erano sdoganate;
in televisione si vedevano ovunque, e non ci si vergognava più a dire di
possederne una.
Quasi del tutto.
Una mattina entrò in negozio un uomo con una bambina.
Rita non prestò loro attenzione, fino al momento in cui la bimba
non ripeté lo spogliarello che aveva inscenato Tania qualche tempo prima.
La commessa ascoltò con pazienza le scuse dell’uomo,
dicendo che era l’immagine della sua adorata figlia scomparsa in un incidente
anni fa,
e che in qualche maniera una bambola a sua immagine leniva il dolore della
perdita.
“ Niente di male ”, rispose Rita
mentre l’uomo pagava e usciva.
Ma la bambina robotica aveva, se lei aveva visto bene, genitali perfettamente
realistici.
Ne parlò quella sera con Silvia, la sua migliore amica.
“ Non so dove andremo a finire ”,
le disse.
Silvia si morse il labbro.
“ Sai, io e Luigi stiamo pensando di prenderne due.”
“ Due, in che senso ? ” chiese
Rita perplessa.
“
Due secsdol. Una che assomigli a me e una che assomigli a lui.”
Rita guardò la sua amica
“ E perché ? ”
Silvia rise.
“
Sai, a volte lui mi chiede cose che io non voglio dargli.
E io vorrei che lui… fosse un poco diverso.
Così ci siamo detti: non sarà un tradimento, sarà come fare l’amore
assieme, ma meglio.”
Rita rimase senza parole.
“ Ma… siete sicuri di questo ? ”
“ Massì, lo fanno tutti ormai. Non guardi la tivù ?
Sono oggetti, non è mica niente di scandaloso. Ormai costano
pochissimo.
Credo che rafforzerà il nostro legame.”
Silvia bevve un sorso di bibita.
“ E tu e Gianni ? Tutto bene da quel punto di vista ? ”
“ Benissimo ” - replicò Rita.
Nel negozio cominciarono ad entrare persone di altro tipo.
Che si compravano un abito o un costume, e ne pigliavano due identici.
" Uno per sé e uno per la bambola " - pensava Rita, e sapeva di avere ragione.
E ancora più strani: quelli che sembravano due gemelli identici, ma di sesso
diverso.
E uno era una secsdol.
Alcuni negozi del centro cominciarono ad esporre secsdol al posto dei
manichini.
Uno di essi cominciò a far cambiare d’abito le bambole in vetrina.
Ciò causò un certo oltraggio, ma in fondo le secsdol non erano umane,
e come si fa a dire di un oggetto che infrange il pudore ?
Furono emanati regolamenti per porre un freno, inutilmente.
Le nudità di quegli esseri artificiali ormai erano visibili dappertutto,
sui media, negli spettacoli, per strada.
E le persone vere cominciarono ad imitare i manichini.
Rita e Gianni erano a letto.
“ Una secsdol lo farebbe ”, disse
lui.
“ E che ne sai tu ? ” replicò
Rita.
Gianni si mostrò imbarazzato.
“ Dicevo tanto per dire. Però…”
“ E allora comprati una secsdol ! ”
gli urlò lei alzandosi, furiosa.
Rita quella domenica andò a trovare i suoi genitori.
“ E Gianni ? Non è venuto ? ” -
chiese sua madre lasciandola entrare in casa.
“ No, oggi aveva da lavorare ” -
mentì lei.
“ Vieni, ti dobbiamo far vedere una cosa ”
- disse sua madre in tono malizioso.
In salotto c’era suo padre, due volte.
Uno dei due appariva molto più giovane dell’altro, era come Rita lo ricordava
da bambina.
“ Hai comprato una secsdol di papà ?
” - chiese incredula Rita.
“ Sì. Non ci somiglia tantissimo ? ”
- cinguettò sua madre.
Suo padre, quello vero, sbuffò.
“ Ma…perché ? ” - Rita non sapeva
che dire.
“ Oh, cara, sei grande oramai…
dovresti sapere che anche noi donne abbiamo le nostre esigenze.”
- Disse lei ammiccante.
“ E non avete preso una secsdol tua ? ”
“ Tuo padre non ha voluto ” -
disse la mamma.
Abbassò la voce,
“ In realtà non se ne farebbe più niente ”, sussurrò in tono cospiratorio.
“ Guarda che ti ho sentito ” -
disse il padre.
Rita scrutò l’androide che era l’immagine del suo genitore da giovane.
Lui la guardava con l’identica espressione che ricordava dalla sua gioventù.
Ciò la turbava in modi che non avrebbe neppure saputo definire, né avrebbe
voluto.
“ Forza, è pronto in tavola ” -
disse sua madre.
“ Io e Luigi ci siamo mollati ” -
disse Silvia in tono pratico.
“ Che cos’è successo ? Ti tradiva ? ” - chiese Rita.
“ No, non credo. Anche se si sbatteva AltraSilvia per bene.”
“ AltraSilvia ? ”
“ Massì, la mia secsdol.
Non che mi facesse problema, anche se un po’ mi faceva incazzare.
Cioè, voglio dire, guardami qualche volta per quello che sono.
Non facevamo più niente insieme, lui non mi voleva neanche più
toccare.
Allora sai che mi sono detta ?
Che resto a fare con uno con cui litigo solo, e me ne sono andata.”
Rita guardò l’amica, che sembrava il ritratto dell’indifferenza.
“ Quindi adesso vivi da sola ? ”
“ No, c’ho l’AltroLui ”.
“ Te lo sei portata via ? ”
“E che, glielo dovevo lasciare, che così facevano il triangolo ?
Guarda, mi va benissimo. Parla solo quando glielo dico,
fa quello che deve e per il resto se ne sta nel suo sgabuzzino.
Gli carico le batterie e i serbatoi dei fluidi,
ed è proprio come vivere con Luigi, meno i malditesta. ”
“ Ma… non volevate dei bambini ? ”
“ E che c’entra ? ”
Con Gianni non andava bene.
“ Facciamo una pausa ” - aveva
detto lui. “ Non è che siamo sposati.”
Ma stiamo insieme da sei anni, avrebbe voluto dirgli. Invece era stata zitta.
A sua madre continuava a raccontare che lui era in viaggio per lavoro.
Rita sfogliava il catalogo online.
Il modello base di secsdol non costava poi molto, personalizzazione inclusa.
Poi c’erano gli optional, ovviamente;
batterie più durevoli, serbatoi di dimensioni maggiori, pelle più naturale di
quella vera.
E naturalmente il software.
Quello fornito con il pacchetto standard includeva le funzioni più comuni
camminare, vestirsi, spogliarsi
le risposte che davano un’illusione di realtà alle frasi più comuni.
Se uno voleva esperienze più realistiche, oppure diverse
( il catalogo qui era ammiccante )
occorreva acquistare le espansioni.
Ognuna di esse insegnava alla secsdoll come muoversi,
come reagire alle sollecitazioni, come agire in una situazione particolare.
Bastava leggere i nomi dei programmi per capire a cosa servissero.
Per un paio di titoli dovette consultare la rete.
Davvero c’era gente che faceva quella roba ?
" Sciocca " - si disse -
" Ovviamente ci sono. Vendono.
E io, perché sto sfogliando il catalogo ?
" - si chiese.
Ma non si seppe dare una risposta.
Rivide Gianni per caso.
Camminava per strada, e al suo fianco c’era una ragazza.
No, non una ragazza, si disse Rita, guardando quella rigidità dei movimenti
che neanche i modelli migliori eliminavano del tutto; una secsdoll.
Quello che le fece più male
fu che il corpo e il volto dell’androide non fossero i suoi, ma della sua
precedente ex.
Il pomeriggio si trascinava lento. Rita accese la televisione.
Un dibattito sulle nuove frontiere della pornografia con le secsdol,
con frammenti di filmato
in cui bambole di ambo i sessi venivano fatte a pezzi in modo violento.
Gli ospiti commentavano disgustati
mentre dietro a loro continuavano a mostrare le immagini.
Su un altro canale, pubblicità,
con protagoniste delle secsdol ammiccanti con i volti di divi del passato.
Di seguito una sitcom di una famiglia
tutta fatta di secsdol dall’aria e dalle azioni imbecilli.
Risate registrate continue.
Girò ancora canale.
Nel dibattito ora si discuteva del crollo verticale della natalità,
e sull’impatto che avrebbe avuto sull’occupazione degli insegnanti.
Rita spense la tivù.
La mamma gliel’aveva detto che sarebbero usciti.
“ Passo lo stesso, magari sono già tornati ”
si disse Rita, sapendo di mentire.
Aprì la porta con le sue chiavi.
“ Mamma, papà, ci siete ? ”
L’appartamento era buio, non c’era nessuno.
Nessuno, a parte quella secsdoll tanto simile a suo padre, appoggiata al muro
immobile e silenziosa come un’antica pendola.
Quando sua madre aprì la porta, la luce era accesa.
“ Che strano ” - si disse.
In camera da letto Rita era seduta sul pavimento, il capo basso, le ginocchia
strette al petto.
I suoi vestiti erano sparsi in terra. “
Oh ”, disse sua madre, capendo.
Sua figlia singhiozzava piano.
“ Su, su ”, le disse,
abbracciandola goffamente.
“
Non c’è niente da vergognarsi. E’ solo un oggetto. Avevi bisogno, tutto
qui.”
Rita sollevò la testa, a guardarla con gli occhi rossi e umidi.
“ Se me lo dicevi te lo prestavo ” - ripartì sua madre con voce finto allegra.
“
Sai, per imparare ad usarlo bene ci vuole un po’. Se vuoi, ti posso
insegnare…”
Rita scoppiò in un singulto, si divincolò, raccolse i suoi vestiti e fuggì.
Rita camminava per la strada.
Nelle pubblicità, nelle vetrine, nell’abbigliamento dei passanti
c’era una sessualità ostentata, crassa, insistente.
" Quando è successo ? " - si
chiese - " Che mi è successo ? "
C’era una chiesa aperta, d’impulso entrò.
Non ricordava neanche da quanto tempo non entrava in una.
Da prima della pandemia, forse.
C’era un uomo che ripuliva l’altare spoglio. Era vestito normalmente.
“ Scusate, dove posso trovare un prete ? ” - gli chiese.
“ Sono io ” - rispose lui.
“ Che desidera ? ”
“ Vorrei confessarmi ” - disse
Rita.
Lui la guardò in modo strano, ma le fece cenno di accomodarsi in un banco.
Disse tutto.
Quando ebbe finito, rimase ad aspettare che il sacerdote parlasse.
“ Prima di tutto, dovete perdonarvi ”
- disse l’uomo.
“
Non avete fatto niente di così grave, sono cose che accadono.
Vostra madre ha ragione, non dovete misurare tutto con la morale di un
tempo.
Oggi preferiamo non parlare di peccato, ma di sbaglio, di malinteso…”
Lo lasciò parlare per un minuto,
poi si alzò e se ne andò senza aspettare una eventuale assoluzione.
Non rispondeva alle chiamate di sua madre, aveva preso ferie dal negozio.
Si ritrovò di nuovo a consultare quel catalogo.
“ In fondo, perché no ? ”, si
disse. “ Lo fanno tutti. ”
Arrivò una settimana dopo, ed era proprio come diceva la pubblicità.
Passò due giorni senza neanche tirare su le tapparelle. Era esausta.
Ma c’era qualcosa che non andava ancora.
Lui non aveva il volto di nessuno dei suoi ex
ma quello di un attore di cui era innamorata da ragazza.
Passò le mani sul suo petto scolpito. Davvero, non si capiva la differenza con
la realtà.
Anche meglio della realtà, sempre pronto, delicato quando occorreva, forte
quando occorreva.
Come da programma.
Cos’era allora che non andava ?
Caricò sul tablet l’applicazione di gestione. Era semplice da usare.
Con il suo modello si potevano editare le frasi standard che la bambola
diceva.
Cielo, si poteva alterare anche la tonalità dei gemiti.
Aprì l’editor, ne riscrisse alcune. Invio…
Si piazzò davanti alla sua secsdol.
Lui la guardò, con quei bellissimi occhi di bambola vuoti di intelligenza.
“ Dimmi qualcosa ” - lei gli
disse.
“ Ti amo ” - rispose lui.
Ma, in qualche maniera, sembrava finto.
- Berlicche -
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