Un bucato e la luna
N’è passato di tempo d’allora.
Non quello del momento che rincorre l’altro
ma quello che ha una dimensione imprecisata che stacca le cose tra il
prima ed il dopo.
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Ero ancora ragazzo.
Stavo lì ... una sera inoltrata sopra un grande terrazzo.
Bisticciavo con la mia personale imperizia nello stendere panni
lavati
mentre davo una mano a una zia.
Corredo cromosomico del tutto assente, per quella abilità purtroppo in
me mancante.
😏
Tra ceste e mollette sopravanza un impulso improvviso
e la testa si gira a guardare.
Vedevo la montagna scura.
E proprio là dove la cima si tratteggiava in tutta la sua compattezza
… là …
… dove anche le montagne fermano i pensieri …
con una intensità crescente si sbriciolava quella luce gialla.
È salito da lì dopo qualche secondo un sorriso di Luna.
Sorrideva quel primo pezzetto
mentre aumentava da dietro la cima con movimenti lenti.
Sembrava un bambino che fuoriesce dal corpo di una madre dolente.
Nascono così i bambini. Come quella Luna.
Quando è stata un po’ oltre la cima ... lentamente si è messa a
dondolare.
Mi è venuto da pensare che sapesse della mia ammirazione.
Mi guardava irridente e bonaria.
Così mi sono perso a immaginare un paese da fiaba
che stava dietro quel monte che conoscevo bene.
Un via vai di folletti e creature felici
… indaffarate e burlone …
come quelle del sogno di una Notte di mezza Estate.
Quanto tempo sia rimasto su quella terrazza … non lo so.
Né ricordo cosa mi abbia distolto da quella imprevista visione.
Non l’ho più cercata.
Sapevo che non l’avrei più trovata quella Luna nata per me.
Bella da ricordarla per sempre.
Chissà !
Forse sapeva che un giorno avrei raccontato di lei anche a te.