Concordia e discordia
Un giorno i Plebei si ribellarono,
lasciarono Roma e si recarono a vivere su un’altura detta Monte Sacro.
I Patrizi capirono ben presto che senza i Plebei la vita era impossibile,
perché non vi era più chi coltivasse la terra,
chi cuocesse il pane e chi potesse fermare il nemico in caso di guerra.
Fu deciso di mandare alla plebe come parlamentare un vecchio patrizio,
il senatore Menenio Agrippa uomo giusto e amato da essi,
con il compito di persuaderli a ritornare in città.
Menenio Agrippa, giunto in mezzo ai Plebei
raccontò loro un apologo, cioè una favola istruttiva.
Disse cosi :
litigarono con quello e si misero d’accordo
affinché le mani non portassero alla bocca il cibo
e la bocca non lo prendesse e i denti non lo afferrassero.
Ma gli stessi arti iniziarono a indebolirsi.
Infatti il ventre non è pigro
ma prende il cibo per poi distribuirlo a tutte le membra.
Così il Senato e il popolo, come in un solo corpo,
sono rafforzati nella concordia e periscono nella discordia. ”
dimostrò con un paragone quanto l'insubordinazione interna del corpo
fosse simile alla ribellione della Plebe contro i Patrizi
e … si dice …
che egli riuscisse così a convincere quella gente a far ritorno a Roma.
che i patrizi si curano di voi col più caritatevole riguardo.
ciò che soffrite in questa carestia,
alzare contro lo Stato romano le vostre mazze,
è come alzarle in aria con l’intenzione di colpire il cielo :
esso seguiterà per la sua strada,
spezzando mille, diecimila ostacoli più forti
che non possa mai sembrare quello di questa vostra opposizione.
Quanto alla carestia,sono gli dèi che l’han voluta, non punto i patrizi,
dove altri malanni v’aspettano,
a calunniar così e maledir come nemici
gli uomini che reggono il timone dello Stato
( Coriolano, Atto I, Scena I )
La discordia gestita ad arte.
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