Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

T. de Chardin :
" Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "

SAPERE AUDE ! ET SI OMNES EGO NON
Possano le riflessioni di questi giorni trasformarsi in “ricordi d’oro” del tuo domani e accompagnarti ogni giorno nel cammino del Nuovo Anno.

giovedì 5 maggio 2016

Il 5 Maggio

Ei fu.
Siccome immobile,/ dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro,
così percossa, attonita / la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima / ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile / orma di piè mortale
la sua cruenta polvere / a calpestar verrà.

Lui folgorante in solio / vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,/ cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito / mista la sua non ha:
vergin di servo encomio / e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito / sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico / che forse non morrà.

Dall'Alpi alle Piramidi, / dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine / tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai, / dall'uno all'altro mar.

Fu vera gloria ? Ai posteri / l'ardua sentenza :
 nui chiniam la fronte / al Massimo Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito / più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida / gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile / serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio / ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria / maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria, / la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere, / due volte sull'altar.

Ei si nomò : due secoli,/ l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero, / come aspettando il fato;
ei fè silenzio, ed arbitro / s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio / chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia / e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio / e d'indomato amor.

Come sul capo al naufrago / l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero, / alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere / prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo / delle memorie scese.

Oh quante volte ai posteri / narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine / cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito / morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei, / le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono / l'assalse il sovvenir !

E ripensò le mobili / tende, e i percossi valli,
e il lampo dè manipoli,/ e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio / e il celere ubbidir.

Ahi ! Forse a tanto strazio / cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida / venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere / pietosa il trasportò;
e l'avviò, pei floridi / sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio / che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre / la gloria che passò.

Bella Immortal ! Benefica / Fede ai trionfi avvezza !

Scrivi ancor questo, allegrati; / ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota / giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri / sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita, / che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice / accanto a lui posò.

- Alessandro Manzoni -

Nessun commento: