Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

domenica 21 agosto 2016

La grande sconcezza

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L'inviolabile sonno di chi non è più è lo stesso dovunque
... ed è sacro.

È a voi
... anime sconosciute e violate ...
che dedico ad ammenda il riporto di parole non mie
scritte in altro luogo e in altro tempo da uno spirito sensibile
a dimostrazione che ciò che veramente conta
è sempre la persona in quanto tale e ciò che alberga nel suo animo.
Sia essa governante o governato.

Riposate in pace.
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A un cimitero di Castilia

Recinto di morti tra poveri muri 
Fatti dello stesso fango, 
Povero recinto dove la falce non miete, 
Solamente una croce nella deserta campagna 
Indica a che cosa sei destinato ! 

Vicino a quei muri cercano protezione 
Dalle sferzate dell’aquilone le pecore, 
Quando passano in gregge al trasmigrare. 
E su quei muri si rompono della vana storia 
Come le onde i vani rumori. 

Come intorno a un isolotto in giugno 
Si stende il mare dorato 
Delle spighe che ondeggiano alla brezza 
E canta al di sopra l’allodola il canto 
Del raccolto. 

Quando scende nella pioggia il cielo sulla campagna, 
Scende anche sulla santa erba 
Che la falce non tocca, del tuo spiazzo, 
Povero recinto di morti. 
Essi sentono nelle loro ossa il richiamo 
Dell’irrigazione della vita. 

Superano le tue barriere di pietre e di fango 
Gli alati semi 
Ove li portano con pietà gli uccelli 
E crescono nascosti papaveri, 
Garofani campestri, spighe, eriche, cardi 
(Tra croci abbandonate) 
Che solo servono di libero pasto agli uccelli. 

Scavano solamente tra le tue erbe incolte, 
Sacro recinto, 
Per seminare il grano 
Di un’anima che soffrì nel mondo, 
Poi su questa semina 
Si lascia riposare la terra a lungo. 

Vicino a te è la strada dei vivi 
Non come te, tra muri, chiusa. 
Su di essa vanno e vengono i viventi 
Or ridendo, or piangendo 
Interrompendo con le loro risa o pianti 
Il silenzio immortale del tuo spazio chiuso ! 

Dopo che lento il sole è sceso a terra 
E sale verso il cielo la deserta landa, 
All’ora dei ricordi, 
allo scampanio della preghiera e del riposo, 
La rozza croce di pietra 
Dei tuoi muri di fango, 
Rimane come guardiano che mai dorme 
A vigilare il sonno della campagna. 

Non vi è croce sulla chiesa dei vivi 
Intorno alla quale dorme la borgata; 
La croce, come cane fedele, protegge il sonno 
Dei morti riuniti nel recinto per andare al cielo. 

E dal cielo notturno Cristo, 
Il Pastore Sovrano, 
con innumerevoli occhi scintillanti 
Riconta le pecore del gregge ! 

Povero recinto di morti tra muri 
Fatti dello stesso fango 
Solo per una croce si distingue ciò a cui sei destinato 
Nella deserta comunione della campagna !

- Miguel de Unamuno -
1864 - 1936



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