- Simone Weil -
sosteneva che Platone fosse stato il san Giovanni Evangelista di Socrate.
Ma la filosofa ebrea e mistica Simone Weil,
comunista antistalinista e cristiana "fuori della chiesa", si spinse oltre :
nella raccolta di saggi La rivelazione greca ( appena ripubblicata da Adelphi )
non esita affatto a ritenere Platone profeta ed evangelista di un Cristo tanto venturo
quanto già presente e noto alle manifestazioni più pure dello spirito antico.
" La quantità di testi meravigliosamente belli e oggi totalmente incomprensibili
contenuti nel Nuovo Testamento
mostra con chiarezza
che una parte infinitamente preziosa della dottrina cristiana è scomparsa "
questo perché c'è stata una chiusura dogmatica
dovuta a quello che riteneva essere uno sciagurato asse Gerusalemme - Roma :
" Sia i romani sia gli ebrei hanno creduto di essere sottratti alla comune miseria umana,
i primi in quanto nazione scelta dal destino per dominare il mondo,
i secondi per il favore del loro Dio e nella misura esatta in cui gli obbedivano."
Invece
" ... il Vangelo è l'ultima e meravigliosa espressione del genio greco,
come l'Iliade ne è la prima."
Ripercorrendo i poemi omerici in cui
" ... i momenti in cui gli uomini trovano la propria anima sono quelli in cui amano "
le tragedie attiche, i frammenti pitagorici e soprattutto i dialoghi platonici,
l'attenzione della Weil dà letteralmente la caccia
ai costanti, espliciti o impliciti riferimenti a un figura enigmatica,
connessa col fuoco, col vino, con la luna che offusca il suo splendore,
e che compare anche nella platonica
Trinità dell'Operaio, il Modello della Creazione e l'Anima del Mondo.
Quest'ultima difatti viene letteralmente crocifissa al momento della creazione,
accostandosi così
" a Prometeo, a Dioniso, all'Amore, all'uomo perfettamente giusto della Repubblica ",
tutti intercessori che patiscono una sofferenza redentrice.
L'Amore in Platone " ha voluto nascere figlio della Miseria "
e " ... povero e vagabondo, uso a giacere al suolo, sulla nuda terra ..."
fa pensare a san Francesco.
Ma ancor prima di san Francesco, il Cristo era povero e vagabondo
e " ... non aveva ove posare il capo."
Quello stesso Cristo che si diceva " venuto a portare un fuoco sulla terra "
proprio ciò di cui si accusava Prometeo incatenato,
il cui nome " significa letteralmente Provvidenza " e che è davvero per la Weil
l'agnello biblico misteriosamente " sgozzato fin dalla fondazione del mondo "
I greci dunque sapevano che tra la sofferenza umana e la gloria divina
esiste qualcuno cui si riferiscono le diverse espressioni
" via, espediente, strumento, proporzione ", ma soprattutto " mediazione ",
ed è appunto così
che la Weil proponeva di tradurre il celebre incipit proprio del Vangelo giovanneo,
" in principio era la Mediazione ".
I greci tale Mediazione già la conoscevano,
ed erano " perseguitati dal pensiero che faceva piangere un santo del medioevo "
" Il pensiero che l'Amore non è amato ...
non è forse qualcosa di estremamente forte poter dire a tutti gli increduli :
senza l'assillo della Passione sarebbe mai nata quella civiltà greca
da cui attingete tutti i pensieri, senza eccezione ? "
Come noterà altrove
" la Passione doveva ancora avvenire.
Oggi essa è un evento del passato. Il passato e il futuro sono simmetrici ".
Influenzato da Israele e Roma,
" ... il cristianesimo ha introdotto nel mondo questa nozione di progresso,
e tale nozione, diventata il veleno del mondo moderno, lo ha scristianizzato.
Se si vuole trovare l'Eternità, occorre disfarsi della superstizione della cronologia. "
da : IL FOGLIO
Il fuoco di Cristo e di Prometeo.
La rivelazione greca secondo Simone Weil
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