La crisi del mondo moderno
Se dunque si dice che il
mondo moderno subisce una crisi
ciò che così si vuole
abitualmente esprimere
è che esso è giunto ad un
punto critico, o, in altri termini,
che a breve scadenza,
volendolo o no, in un modo più o meno brusco,
con o senza una catastrofe,
dovrà inevitabilmente
sopravvivere un mutamento di orientazione.
Questo significato dato
al termine " crisi " è del tutto legittimo
e corrisponde in parte a
quel che noi stessi pensiamo : ma solo in parte,
poiché, ponendoci da un
punto di vista più generale,
noi crediamo che tutta
l'epoca moderna nel suo insieme
rappresenti per il mondo
un periodo di crisi.
Sembra d'altronde che ci
si avvicini alla soluzione,
il che rende oggi più
particolarmente sensibile che in qualsiasi altro periodo
il carattere anormale di
uno stato di cose il quale dura già da qualche secolo,
ma le cui conseguenze mai
furono così visibili quanto ora.
Questa è anche la ragione
per cui gli avvenimenti
oggi si svolgono con una velocità accelerata.
Ciò, senza dubbio,
può continuare ancora per
qualche tempo, ma non indefinitamente
Ed anche se non si è in
grado di fissare un limite preciso,
pure si ha l'impressione
che un simile stato di cose
non può durare ancora per
molto.
[…]
… certe persone sentono
confusamente la fine imminente di qualcosa
di cui esse non possono definire con esattezza la natura e la portata;
bisogna ammettere che di ciò esse hanno una percezione effettivamente reale,
benché vaga e soggetta a false interpretazioni o a deformazioni immaginative,
giacché, quale che sia questa fine,
la crisi che in essa deve necessariamente sboccare è visibilissima
e una quantità di segni non dubbi e facilmente riconoscibili
conducono tutti in modo concordante alla stessa conclusione.
Questa fine non è certo la « fine del mondo »
nel senso totale in cui molti vogliono intenderla,
ma è almeno la fine di un mondo :
e se quel che deve finire è la civiltà occidentale nella sua forma attuale,
è comprensibile che coloro che si sono abituati a non veder più nulla fuori di essa,
a considerarla come « la civiltà » per eccellenza,
credano facilmente che tutto finirà con essa e che, se essa scomparirà,
sarà veramente « la fine del mondo ».
di cui esse non possono definire con esattezza la natura e la portata;
bisogna ammettere che di ciò esse hanno una percezione effettivamente reale,
benché vaga e soggetta a false interpretazioni o a deformazioni immaginative,
giacché, quale che sia questa fine,
la crisi che in essa deve necessariamente sboccare è visibilissima
e una quantità di segni non dubbi e facilmente riconoscibili
conducono tutti in modo concordante alla stessa conclusione.
Questa fine non è certo la « fine del mondo »
nel senso totale in cui molti vogliono intenderla,
ma è almeno la fine di un mondo :
e se quel che deve finire è la civiltà occidentale nella sua forma attuale,
è comprensibile che coloro che si sono abituati a non veder più nulla fuori di essa,
a considerarla come « la civiltà » per eccellenza,
credano facilmente che tutto finirà con essa e che, se essa scomparirà,
sarà veramente « la fine del mondo ».
Noi diremo dunque, per
ricondurre le cose alle loro giuste proporzioni,
che sembra invero che noi ci avviciniamo alla fine di un mondo,
cioè alla fine di un’epoca o di un ciclo storico,
il quale può d’altra parte essere in corrispondenza con un ciclo cosmico …
che sembra invero che noi ci avviciniamo alla fine di un mondo,
cioè alla fine di un’epoca o di un ciclo storico,
il quale può d’altra parte essere in corrispondenza con un ciclo cosmico …
[…]
… ciò non costituisce una
ragione per limitarsi a subire passivamente
il perturbamento e
l’oscurità che sembrano momentaneamente trionfare,
poiché, se così fosse,
non avremmo che da starcene in silenzio.
Ragione invece vi è di
lavorare, finché sia possibile,
per preparare l’uscita da
questa « età oscura », la cui fine più o meno prossima,
benché non del tutto
imminente, è già preannunciata da molti indizi.
Anche questo rientra in
un’idea superiore di ordine,
poiché ogni equilibrio è
il risultato della azione simultanea di due tendenze opposte;
se l’una o l’altra di
esse potesse interamente cessar di agire,
l’equilibrio sarebbe
perduto per sempre e il mondo stesso svanirebbe.
Ma una tale supposizione
sta fuori della realtà,
i due termini di una
opposizione non traendo senso che l’uno dall’altro.
Quali possano pur essere
le apparenze,
si può esser sicuri che
tutti gli squilibri parziali e transitori
concorreranno, alla fine, a realizzare l’equilibrio
totale.
- Réné Guenon -
Prefazione dell’autore
Nessun commento:
Posta un commento