Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

T. de Chardin :
" Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "

SAPERE AUDE ! ET SI OMNES EGO NON

martedì 27 febbraio 2018

Consigli innevati dal Canada

Mentre in alcune zone d'Italia
s'aspetta che faccia acqua pe' sgombrà la neve ...


Oltretutto fa bene alla salute
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Nel Bel Paese ... al riguardo


Studi classici e futuro. Boom di liceali.

Riscoprire l'armonia della forma

E se lo dice Vecchioni !

È notizia recente che diversi licei classici
hanno dovuto rifiutare decine di domande di « matricole »
perché registrano il tutto esaurito.
 Un numero così elevato di richieste è un successo inaspettato,
un’onda di risacca che si infrange sugli scogli e le sabbie di un’epoca ipertecnologica
per muoversi - in controtendenza - verso le profondità della cultura antica.
[...]
« Forse è una presa di coscienza dell’importanza delle basi della cultura :
non ci sarebbe stato Shakespeare senza Seneca e Einstein senza Aristotele.
Non si può costruire il quinto piano di una casa senza quelli inferiori »

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Studiate ragazzi. E sognate !
Non smettete mai di farlo.


" ... che ho lasciato un foglio sulla scrivania
manca solo un verso a quella poesia
... puoi finirla tu ! "

Immoralità storica

La vita è lotta.
E come nella quotidiana battaglia tra cittadino e cittadino vincono i più forti e più scaltri,
così quando scoppiano i contrasti tra le moltitudini e i popoli vincono i più adatti,
cioè i più forti e i più scaltri.
La scaltrezza giova adoperarla sempre;
la forza crearla, prepararla per il momento opportuno.
Molti fra i visionari hanno cercato di forzare la Storia
piegandola ad essere un povero commento d’etica.
Ma lo sforzo è stato vano.
La Storia è immorale, perché infatti
non è altro se non un’elencazione di delitti dei singoli degni di fama
e di delitti dei popoli degni di ricordo.

- Mario Mariani -
IL RITORNO DI MACCHIAVELLI

domenica 25 febbraio 2018

I miserabili ( 2 )

Eroismo dell'obbedienza passiva

La porta s'aprì, con impeto,
spalancata come se qualcuno l'avesse spinta con energia e risolutezza;
e un uomo entrò.
Lo conosciamo già,
poiché era il viaggiatore che abbiam visto testè girovagare in cerca d'asilo.
Entrò, fece un passo e si fermò, lasciando alle spalle la porta aperta;
in ispalla il sacco e in mano il bastone, negli occhi un'espressione aspra,
insolente, spossata e violenta.
Era ripugnante come una sinistra apparizione.

La signora Magloire non ebbe neppure la forza di gettare un grido;
trasalì e rimase a bocca aperta.
La signorina Baptistine si voltò, scorse l'uomo che entrava
si rialzò sulla sedia, sgomenta; poi, girando a poco a poco il capo verso il camino,
guardò il fratello ed il suo viso ritornò profondamente calmo e sereno.
Il vescovo fissava sull'uomo uno sguardo tranquillo.

Mentr'egli stava per aprir bocca,
senza dubbio per chiedere al nuovo venuto che cosa desiderasse,
l'uomo appoggiò le mani sul bastone
e girò alternativamente lo sguardo sul vecchio e sulle donne;
poi, prima che il vescovo parlasse, disse ad alta voce :
« Ecco. Mi chiamo Jean Valjean.
Sono un galeotto ed ho passato diciannove anni al bagno penale;
m'hanno liberato da quattro giorni, son partito da Tolone,
e non faccio che camminare; oggi ho fatto dodici leghe a piedi.
Stasera, giunto in questo paese, sono andato ad un albergo e m'hanno scacciato,
per via del passaporto giallo che avevo dovuto presentare in municipio;
sono andato in un altro albergo e m'hanno detto : Vattene !
Sì, tanto l'uno che l'altro; nessuno m'ha voluto.
Sono andato alla prigione, ma il carceriere non m'ha aperto;
sono stato nella cuccia d'un cane
e quel cane m'ha morsicato e m'ha scacciato, come se fosse un uomo:
si sarebbe detto che sapeva chi ero.
Sono andato lungo i campi per cercare un giaciglio sotto le stelle;
ma non c'erano stelle ed ho pensato che sarebbe piovuto,
che non c'era buon Dio che impedisse di piovere,
e sono rientrato in città per trovare riparo sotto una porta.
Là nella piazza, stavo per coricarmi sopra una panca di pietra,
quando una buona donna m'ha indicato la vostra casa e m'ha detto :
' Bussa lì.' Ed io ho bussato.
Che luogo è, questo ? Siete albergatori ?
Ho denaro, un gruzzoletto : centonove franchi e quindici soldi
guadagnati al bagno, col lavoro di diciannove anni.
Pagherò; che m'importa ?
Ho denaro, sono stanchissimo, ho fatto dodici leghe a piedi, ho fame.
Volete che rimanga ? »

« Signora Magloire, » disse il vescovo « mettete un'altra posata

L'uomo fece tre passi e s'avvicinò alla lucerna che stava sulla tavola:
« Badate, » disse, come se non avesse ben capito;
« non si tratta di questo. Avete sentito ? Sono un galeotto,
un forzato; vengo dalla galera. »
E levò di tasca un grande foglio di carta gialla, che dispiegò :
« Ecco il mio passaporto. È giallo, come vedete,
e questo basta per farmi scacciare dovunque vada.
Volete leggere ?
Io so leggere : ho imparato in prigione,
c'è una scuola per quelli che vogliono farlo :
guardate che cos'hanno messo sul passaporto :
'Jean Valjean, forzato liberato, nativo di...'
questo non v'importa.
' È stato diciannove anni in carcere, cinque anni per furto con scasso,
quattordici per aver tentato quattro volte d'evadere.
È un uomo pericolosissimo . '
Ecco !
Tutti m'han gettato fuori della porta; e voi volete ricevermi ?
È un albergo questo ?
Volete darmi da mangiare, da dormire ? Avete una stalla ? »

« Signora Magloire » disse il vescovo
« mettete delle lenzuola pulite al letto dell'alcova. »

Abbiamo già spiegato di quale natura fosse l'obbedienza delle due donne.
La signora Magloire uscì, per eseguire gli ordini,
mentre il vescovo si volgeva verso l'uomo.
« Sedetevi e scaldatevi, signore; fra un momento ci metteremo a tavola
e, mentre cenerete, vi sarà fatto il letto. »

Qui l'uomo comprese, subito.
Il suo viso, fino allora tetro e duro, prese un'espressione di stupore,
di dubbio e di gioia straordinaria;
poi si mise a balbettare come un pazzo :

« Ma è vero ? Come !
Voi mi ospitate e non mi scacciate ? Un forzato ! E mi chiamate signore !
Non mi date del tu, non mi dite : Vattene, cane ! come mi dicon sempre !
Ero certo m'avreste scacciato e per questo avevo detto subito chi ero;
oh, che brava donna, quella che m'ha indirizzato qui !
Avrò da cenare ! Avrò un letto, un letto con materassi e lenzuola come tutti !
Sono diciannove anni che non mi corico in un letto !
E voi avete la bontà di trattenermi ?
Siete delle degne persone; del resto, ho denaro e pagherò bene.
 Perdono, signor albergatore, come vi chiamate ?
Pagherò quel che vorrete, perché siete un brav'uomo.
Siete albergatore, vero ? »
« Sono un prete che abita qui » disse il vescovo.
« Un prete ! » riprese l'uomo. « Oh, che bravo prete !
Non mi chiederete denaro, vero ? Siete il curato, dunque ?
Il curato di quella gran chiesa; to', è vero, bestia che sono !
Non avevo visto la vostra calotta ! »

Mentre parlava, aveva deposto il sacco e il bastone in un angolo
e, rimesso in tasca il passaporto, s'era seduto;
la signorina Baptistine l'osservava con dolcezza.

Egli continuò:
« Voi siete umano, signor curato, e non mi disprezzate;
che bella cosa un prete buono.
Allora, non avete bisogno che vi paghi ? »
« No ! » disse il vescovo. « Tenete il vostro denaro.
Quanto avete ?
Mi pare che abbiate detto centonove franchi. »
« E quindici soldi » soggiunse l'uomo.
« Centonove franchi e quindici soldi.
E quanto tempo ci avete messo a guadagnarli ? »
« Diciannove anni. »
« Diciannove anni ? »
E il vescovo sospirò profondamente.

L'uomo continuò :
« Ho ancora tutto il denaro;
da quattro giorni a questa parte ho speso solo venticinque soldi,
che ho guadagnati a Grasse, aiutando a scaricare dei carri.
Poiché siete abate, vi dirò che al bagno abbiamo un cappellano.
E un giorno, poi, ho visto un vescovo, monsignore, come lo chiamano;
era il vescovo della cattedrale di Marsiglia, cioè il curato che sta sopra i curati.
Perdonatemi se dico male queste cose;
ma per me sono così lontane ! Noialtri, capirete bene !
Ha detto la messa in mezzo al carcere sopra un altare
e aveva in testa una cosa puntuta, tutta d'oro,
che brillava alla luce del mezzodì.
Noi eravamo in fila su tre lati; sì, coi cannoni in faccia, colla miccia accesa.
Ma non si vedeva bene;
ha parlato, ma era troppo lontano e noi non sentivamo.
Ecco cos'è un vescovo. »

Mentre parlava,
il vescovo era andato a chiudere la porta, rimasta spalancata.
Intanto la signora Magloire rientrò, portando una posata, che mise in tavola.
« Signora Magloire » disse il vescovo
« mettete quella posata più che potete vicino al fuoco
E, volgendosi all'ospite :
« Il vento della notte è rigido, nelle Alpi : dovete aver freddo, signore

Ogni qual volta egli diceva quella parola signore,
colla sua voce dolcemente grave e carezzevole,
il volto dell'uomo si rischiarava.
Dare del signore a un forzato,
è come dare un bicchier d'acqua a un naufrago della Medusa;
l'ignominia ha sete di stima.
« Questa lucerna » disse il vescovo « rischiara malissimo »

La signora Magloire capì
e andò a cercare nella stanza da letto di monsignore
i due candelieri d'argento, che mise accesi sulla tavola.
« Voi siete buono, signor curato » riprese l'uomo.
« Non mi disprezzate, mi ricevete in casa vostra
e accendete le vostre candele per me.
Eppure non v'ho nascosto donde vengo,
non v'ho nascosto che sono un disgraziato »

Il vescovo, seduto vicino a lui, gli toccò dolcemente la mano :
« Potevate anche non dirmi chi eravate.
Questa non è la mia casa, è la casa di Gesù Cristo;
questa porta non chiede a colui che entra se abbia un nome,
ma se abbia un dolore.
Voi soffrite, avete fame e freddo : siate il benvenuto.
E non state a ringraziarmi, non mi dite che vi ricevo in casa mia;
poiché nessuno è qui in casa sua, se non colui che ha bisogno d'un asilo.
Ve lo dico, a voi che passate, che qui voi siete in casa vostra più di me stesso.
Tutto quello che è qui è vostro;
che bisogno ho di sapere il vostro nome ?
Del resto, prima che me lo diceste, ne avevate già uno che conoscevo »

L'uomo aperse due occhi stupiti.
« Davvero ? Sapevate come mi chiamo ? »
« Sì » rispose il vescovo « vi chiamate mio fratello »

« Guardate, signor curato ! » esclamò l'uomo.
« Quando sono entrato qui avevo tanta fame; ma siete così buono,
che ora non so più cos'abbia. Mi è passata »

Il vescovo lo guardò e gli chiese : « Avete tanto sofferto ? »

« Oh ! Il camiciotto rosso, la palla al piede, una tavola per dormire;
il caldo, il freddo, il lavoro, gli aguzzini, le bastonate !
Per niente, la catena doppia;
per una parola, la segreta; anche in letto, malato, la catena.
cani sono più fortunati. Diciannove anni !
E ore ne ho quarantasei ed ho il passaporto giallo ! Ecco ! »

« È vero » rispose il vescovo « voi uscite da un luogo di tristezza.
Uditemi : vi sarà maggiore allegrezza in cielo
per il viso lagrimoso di un peccatore che si ravvede,
che per la bianca veste di cento giusti.
Se uscite da quel doloroso luogo
con pensieri d'odio e di collera contro gli uomini, siete degno di compassione;
ma se ne uscite con pensieri di benevolenza, di dolcezza e di pace,
siete più meritevole di ognuno di noi »

Intanto la signora Magloire aveva servito la cena :
una minestra, fatta con acqua, olio, pane, sale e un poco di lardo,
un pezzo di carne di montone, dei fichi, un cacio fresco
e un grosso pane di segale.
Di sua iniziativa, aveva aggiunto allo ordinario del vescovo
una bottiglia di vino vecchio di Mauves.

Il volto del vescovo assunse improvvisamente
quell'espressione d'allegrezza delle nature ospitali :
« tavola ! » disse con vivacità.
Com'era sua abitudine, quando aveva forestieri a tavola,
fece seder l'uomo alla sua destra
e la signorina Baptistine, perfettamente tranquilla e naturale,
prese posto alla sua sinistra.
Poscia il vescovo disse il benedicite
e servì egli stesso la minestra, secondo la sua abitudine;
l'uomo si mise a mangiare avidamente.

Ad un tratto il vescovo disse :
« Mi sembra che manchi qualche cosa, su questa tavola. »
Infatti, la signora Magloire
aveva messo in tavola solo le tre posate assolutamente necessarie;
ora, l'uso della casa voleva che,
quando il vescovo aveva qualcuno a cena,
venissero disposte sulla tavola le sei posate d'argento,
innocente pompa.
Quella graziosa apparenza di lusso
era una specie di affascinante fanciullaggine,
in quella casa dolce e severa, che elevava a dignità la povertà.

La signora Magloire comprese l'osservazione ed uscì senza dir parola;
un momento dopo
le tre posate richieste dal vescovo scintillavano sulla tovaglia,
simmetricamente allineate davanti a ciascuno dei tre convitati.


- Victor Hugo -
I MISERABILI
Parte Prima – Libro Secondo
III

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Esempio illuminante
di una Chiesa che nulla permette ma tutto perdona
rispetto al Mondo
che tutto permette e nulla perdona.



sabato 24 febbraio 2018

La cornice intorno al quadro

Moralizzare prima di liberalizzare 

La libertà di ognuno di noi
deriva soltanto dall'impegno collettivo di tutti. 
Privatizzare i mezzi per assicurarne la tutela 
... forse ...
può essere una terapia per i mali che ci affliggono in questi tempi. 
Ma la cura suggerita prima e successivamente imposta 
… con il passare degli anni … 
sta provocando malanni a non finire tra i più subdoli e atroci : 
vedi la disoccupazione e la povertà sempre più in aumento. 
Per non parlare della paura riguardo il futuro 
con le conseguenti oppressioni mentali cui tende a sottomettere. 

Ciò che serve ripristinare innanzi tutto 
deve essere la MORALIZZAZIONE della cosa pubblica 
per poi far seguire … certamente sì
la PRIVATIZZAZIONE. 
Regolamentata però … non resa anarchica. 

Mi si passi la metafora : 
va benissimo disporre di una tela su cui poter dipingere 
… lasciando liberamente la scelta dei colori e dei pennelli … 
ma la dimensione della tela
va rapportata alla cornice che la delimita
e alla parete in grado di accogliere il quadro.


Consapevolezza


Bollette elettriche non pagate

Indovina chi risarcisce

[...]
... la falsa notizia che la bolletta della corrente sia rincarata di 35 euro
per suddividere tra tutti i consumatori le bollette non pagate dai clienti morosi.
Non è vero, e chi autoriducesse la bolletta per protesta si metterebbe in guai seri.
[...]
Il meccanismo di cui si discute riguarda solamente l'insoluto di una parte parafiscale,
gli oneri generali di sistema.
Questo insoluto è stato generato dalla crisi di alcune società elettriche
per motivi di errori commerciali, per condizioni di mercato
oppure per le sofferenze generate da clienti morosi.
In tutto,
questa specifica parte riguarda un insoluto di oneri parafiscali per circa 280 milioni.

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Sarebbe interessante conoscere la ripartizione percentuale
tra le tre cause evidenziate.
Quale sarà quella prevalente ?


Oneri parafiscali : cosa sono

" ... nell'interesse specifico di coloro che li pagano "

venerdì 23 febbraio 2018

Fra i tanti perché

Perché lasciare da solo
un anziano che ha dato tutto della propria vita ?

Perché
abbandonare un drogato nell’orrore del Nulla
come fosse un cane randagio che abbaia alla Luna ?

Perché
lasciar fuori dai giochi un bambino
nell’urlo dell’infanzia
quando invece dovrebbe sorridere ?

Perché escludere l’altro … seppure diverso da noi ?
Forse perché manca il tempo o vogliamo non vedere ?  

Questo mondo prigioniero di sé stesso
urla come un mare in tempesta il suo sentirsi un nulla
restando in attesa passiva
di vedere il sole affacciarsi da dietro distese di nuvole cupe.

Così
è come guardare il mattino che sorge
… con gli occhi strizzati …
senza poterli aprire ai colori della Vita.

E tutto questo fa male davvero.


giovedì 22 febbraio 2018

Da Carlo I° d'Austria al prof. Di Bella

Dall'estero conferme sulla cura Di Bella

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[...]
Quindi ormai
il “ Metodo Di Bella ” può contare su quasi 300 casi di remissione durevole,
documentati ed accettati dalla comunità oncologica.
Nello studio sopra citato, si conferma che
“ la sopravvivenza a cinque anni ” del tumore metastatico del seno,
con il Metodo Di Bella, è del 69,4% :
insomma che su 100 persone curate, dopo cinque anni 69 sono vive.
Per contro, la sopravvivenza con le cure dei protocolli mainstream è del 26,3 % :
ossia sono vive solo 26 persone dopo cinque anni di “ cure ” :
dati del National Cancer Institute, la massima autorità oggettiva in questo triste campo.
[...]
... dunque il vecchio Di Bella lungi dall’essere un folle antiscientifico
come è stato fatto ufficialmente passare dalla ministra della Sanità di allora,
era inserito in un filone di ricerca ben preciso.
Tentativi continui e grandemente finanziati, all’estero, di esplorare soluzioni alternative.
S’indovina un qualche senso di disperazione nel settore oncologico :
non solo il cancro non diminuisce, ma l’incidenza e mortalità del cancro
dal 1995 al 2015 hanno registrato un’imprevista e drammatica progressione.



Res inventa tota revelanda est

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La malattia
trasformata in prodotto industriale supportato da bocche in affitto
... di cattedratici ...
politicanti criminali e terroristi in camice bianco
deve tornare ad essere trattata per ciò che è :
la manifestazione della relazione tra emozioni ed organi
... curata da medici competenti cui affidarsi ...
in un rapporto che non sia proposta-fruizione di prodotti e servizi
come si trattasse di una relazione tra venditore e consumatore.  
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« La fragilità che la persona umana ha vissuto consapevolmente,
la sua individualità e la sua dimensione sociale
rendono l’esperienza del dolore, della malattia e della morte
costituenti essenziali della sua vita.
La capacità di far fronte autonomamente a questi tre fattori
sta alla base della sua salute.
Se diventa dipendente da una gestione burocratica della sua sfera individuale,
la persona perde la sua autonomia.
In realtà il miracolo che la medicina promette è un inganno diabolico.
Esso consiste nel fatto che non soltanto gli individui,
ma intere popolazioni vengono costrette a sopravvivere in condizioni di salute
indegne della persona umana »

- Ivan Illich -