La Tecnica sfuggita di mano
La tecnica è, per sua natura
sorda a qualsiasi considerazione di tipo morale.
E risponde a due soli imperativi.
« Ciò che si può fare si deve fare
[ ovvero ]
tutto ciò ch’è realizzabile si deve realizzare
ma anche che ogni utilizzazione prevista dal prodotto dev’essere realmente messa in atto.
Qualsiasi prodotto
anche se non risponde a nessuno dei bisogni naturali o artificiali dell’uomo
- anche se non si sa esattamente che farsene -
anche se non è ben chiara la sua ragion d’essere
per il solo fatto che è realizzabile deve essere prodotto,
tanto alla fine si può sempre produrre un relativo bisogno artificiale
affinché tale prodotto venga consumato. »
[...]
« ... l’umanità, o almeno quella parte di essa che vive nei paesi altamente industrializzati
si sente obbligata a stare dietro al livello di volta in volta raggiunto dalla tecnica
perché questo livello la precede.
Se esistesse oggi un imperativo categorico
non riguarderebbe il nostro rapporto nei confronti del prossimo
o della comunità o della società
ma il nostro rapporto con lo status attuale o futuro della tecnica.
Esso suonerebbe :
Agisci in modo che la massima della tua azione
possa coincidere con quella dell’apparato, di cui sei o sarai parte.
oppure negativamente :
Non agire mai in modo che la massima della tua azione
contraddica le massime degli apparati di cui sei o sarai parte.
Questi imperativi sono quasi ovunque in vigore, quasi ovunque accettati
anche se, visto che la tecnica ha per principio la discrezione
mai espressamente dichiarati. »
[...]
« ... quanto più numerosa e più complicata diventa la burocrazia dei suoi apparecchi
- da lui stesso creata -
tanto più vani diventano i suoi tentativi di restare all’altezza.
Tanto che si può affermare a ragione
che la sua infelicità produce un’accumulazione di apparecchi
e che da questa deriva a sua volta un’accumulazione di infelicità. !
L’uomo tenta così pioneristicamente di trascendersi
di spostare i confini delle sue capacità psico-fisiche sempre più in là
varcando la soglia del naturale verso la frontiera dell’artificiale.
La sua metamorfosi non è però autonoma dal punto di vista della meta
ma è dettata dalle esigenze delle macchine.
Ciò appare provato dal fatto
che si va alla ricerca solo di quelle trasformazioni fisiche e psicologiche
che possano essere d’aiuto all’integrazione con l’apparecchio che le richiede
e con l’unico fine esplicito dell’efficienza.
Sono le macchine ormai i veri soggetti della domanda
le quali esigono ora dall’uomo che le loro richieste siano soddisfatte.»
- Gunther Anders -
L'eco di Umberto Galimberti a quelle parole
« ... finché la strumentazione tecnica disponibile era appena sufficiente
per raggiungere quei fini in cui si esprimeva la soddisfazione degli umani bisogni
la tecnica era un semplice mezzo il cui significato era interamente assorbito dal fine
ma quando la tecnica aumenta quantitativamente
al punto da rendersi disponibile per la realizzazione di qualunque fine
allora muta qualitativamente lo scenario
perché non è più il fine
a condizionare la rappresentazione, la ricerca, l’acquisizione dei mezzi tecnici
ma sarà la cresciuta disponibilità dei mezzi tecnici
a dispiegare il ventaglio di qualsivoglia fine che per loro tramite può essere raggiunto.
Così la tecnica da mezzo diventa fine
- non perché la tecnica si proponga qualcosa -
ma perché tutti gli scopi e i fini che gli uomini si propongono
non si lasciano raggiungere se non attraverso la mediazione tecnica.
Già Marx aveva descritto questa trasformazione dei mezzi in fini a proposito del denaro
che, se come mezzo serve a produrre beni e a soddisfare bisogni,
quando beni e bisogni sono mediati per intero dal denaro
allora diventa il fine, per raggiungere il quale, se necessario
si sacrifica anche la produzione dei beni e la soddisfazione dei bisogni.
In altra prospettiva e sullo sfondo di un altro scenario
Emanuele Severino osserva che
se il mezzo tecnico è la condizione necessaria
per realizzare qualsiasi fine che non può essere raggiunto
prescindendo dal mezzo tecnico
il conseguimento del mezzo diventa il vero fine che tutto subordina a sé.»
Meditate gente
Meditate
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