Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Salite differenziate

Per " salire " la bugia usa l'ascensore, la verità invece si serve delle scale.
È vero che così impiega più tempo, ma quando arriva è sempre devastante. 

Testo scorrevole

► Solo chi porta in sé l’Impronta si riconoscerà a vicenda. Segno lampante d’identificazione lasciato dalle cicatrici del Passato.

martedì 7 marzo 2023

Le intermittenze della morte

Le intermittenze della morte

È il 31 Dicembre di un anno indefinito in un paese senza nome.
Scocca la mezzanotte
e nella forma più semplice e inaspettata arriva l'eternità.
Nessuno muore più.


I n c i p i t
👇

Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr’ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato. Neppure uno di quegli incidenti automobilistici tanto frequenti nelle occasioni festive, quando l’allegra irresponsabilità e l’eccesso di alcol si sfidano reciprocamente sulle strade per decidere chi riuscirà ad arrivare alla morte al primo posto. Il passaggio dell’anno non aveva lasciato dietro di sé il solito rigagnolo calamitoso di morti, come se la vecchia atropo dalla dentatura digrignata avesse deciso di inguainare la forbice per un giorno. Sangue, però, ce ne fu, e non poco. Allucinati, confusi, accorati, a stento dominando la nausea, i pompieri estraevano dall’amalgama dei rottami miseri corpi umani che, secondo la logica matematica delle collisioni, sarebbero dovuti essere morti e stramorti, ma che, nonostante la gravità delle ferite e dei traumi subiti, erano ancora vivi e così venivano trasportati negli ospedali, al suono delle dilaceranti sirene delle ambulanze. Nessuna di quelle persone sarebbe morta strada facendo e tutte avrebbero smentito le più pessimistiche prognosi mediche. " Per questo povero diavolo non c’è niente da fare, non varrebbe neanche la pena di perdere tempo a operarlo ", diceva il chirurgo all’infermiera mentre quest’ultima gli accomodava la mascherina sul viso. Realmente, forse non ci sarebbe stata salvezza per il poverino il giorno precedente, ma era del tutto chiaro che la vittima si rifiutava di morire in questo. E quanto accadeva qui, accadeva in tutto il paese. Fino alla mezzanotte in punto dell’ultimo giorno dell’anno ci fu ancora gente che accettò di morire nel più fedele ossequio alle regole, sia quelle che si riferivano al nocciolo della questione, cioè, il concludersi della vita, sia quelle che attenevano alle molteplici modalità di cui esso, il suddetto nocciolo della questione, con maggiore o minor pompa e solennità, usa rivestirsi quando arriva il momento fatale. Un caso fra tutti interessante, ovviamente trattandosi di chi si trattava, fu quello dell’anzianissima e veneranda regina madre. Alle ore ventitre e cinquantanove minuti di quel trentuno dicembre nessuno sarebbe stato tanto ingenuo da scommettere un soldo bucato sulla vita della real signora. Perduta ogni speranza, arresisi i medici all’implacabile evidenza, la famiglia reale, gerarchicamente disposta intorno al letto, aspettava con rassegnazione l’estremo sospiro della matriarca, forse qualche parolina, un’ultima sentenza edificante finalizzata alla formazione morale degli amati principi suoi nipoti, forse una bella e schietta frase all’indirizzo della sempre ingrata memoria dei sudditi venturi. E poi, come se il tempo si fosse fermato, non accadde nulla. La regina madre non migliorò né peggiorò, rimase lì come sospesa, dondolando il fragile corpo sul bordo della vita, a ogni istante minacciando di cadere dall’altro lato, ma legata a questo da un tenue filo che la morte, poteva essere soltanto lei, non si sa per quale strano capriccio, continuava a tenere. Eravamo ormai passati al giorno seguente, e in quello, come si è informato subito all’inizio di questo racconto, nessuno sarebbe morto.

Era già pomeriggio piuttosto inoltrato quando cominciò a correre la voce che, dall’inizio del nuovo anno, più precisamente dall’ora zero di questo primo gennaio in cui ci troviamo, non risultava che fosse occorso in tutto il paese un solo decesso. Si potrebbe pensare, per esempio, che la diceria avesse avuto origine nella sorprendente resistenza della regina madre a desistere da quel po’ di vita che ancora le restava, ma la verità è che l’abituale bollettino medico diramato dall’ufficio stampa del palazzo ai mezzi di comunicazione sociale non solo assicurava che lo stato generale dell’inferma aveva presentato visibili miglioramenti già durante la notte, ma addirittura suggeriva, addirittura dava a intendere, scegliendo accuratamente le parole, la possibilità di un completo ristabilimento dell’importantissima salute. Nella sua prima manifestazione la voce poteva anche essere uscita con la massima naturalezza da un’agenzia di pompe funebri e traslazioni. " A quanto pare nessuno sembra esser disposto a morire il primo giorno dell’anno, o in un ospedale. Quel tipo del letto ventisette non vuole davvero crepare ", o magari dal portavoce della polizia stradale, " È un vero e proprio mistero che, con tanti incidenti che ci sono stati sulla strada, non ci sia almeno un morto a titolo di esempio." La diceria, la cui fonte primigenia non venne mai scoperta, senza peraltro, alla luce di quanto sarebbe successo in seguito, che ciò importasse molto, non tardò ad arrivare ai giornali, alla radio e alla televisione, e fece rizzare immediatamente le orecchie a direttori, vice e capi-redazione, persone non solo preparate a fiutare a distanza i grandi avvenimenti della storia del mondo, ma anche addestrate a ingigantirli ancora di più ogni qualvolta sia conveniente.

Nel giro di pochi minuti c’erano già per la strada decine di cronisti investigativi a far domande a chiunque gli capitasse davanti, mentre nelle brulicanti redazioni le batterie dei telefoni si agitavano e vibravano nella stessa identica frenesia investigativa. Si fecero chiamate agli ospedali, alla croce rossa, all’obitorio, alle agenzie di pompe funebri, alle polizie, a tutte quante, con comprensibile esclusione di quella segreta, ma le risposte si riducevano tutte alle stesse laconiche parole, Morti non ce ne sono. Più fortuna avrebbe avuto quella giovane cronista televisiva cui un passante, guardando alternatamente lei e la cinepresa, raccontò un caso vissuto in prima persona e che era l’esatta copia del già citato episodio della regina madre. " Stava giustappunto scoccando la mezzanotte," disse lui, " quando mio nonno, che sembrava proprio sul punto di andarsene, ha aperto all’improvviso gli occhi prima che risuonasse l’ultimo rintocco nell’orologio della torre, come se si fosse pentito del passo che stava per fare, e non è morto." La cronista fu a tal punto colpita da ciò che aveva appena udito che, senza badare a proteste né suppliche, " Ma signora, per favore, non posso, devo andare in farmacia, il nonno sta aspettando la medicina," spinse l’uomo nell’auto di servizio. " Venga, venga con me, suo nonno non ha più bisogno di medicine "  gridò, e subito ordinò di dirigersi allo studio televisivo, dove in quel preciso momento tutto era in preparativi per un dibattito fra tre specialisti in fenomeni paranormali, vale a dire, due stregoni di fama e una nota veggente, in tutta fretta convocati per analizzare e dare la loro opinione su quello che già cominciava a esser chiamato da alcuni spiritosi, di quelli che non hanno rispetto per niente, lo sciopero della morte. L’ardita cronista era incappata nel più grave degli inganni, in quanto aveva interpretato le parole della sua fonte informativa come a significare che il moribondo, in senso letterale, si fosse pentito del passo che stava per compiere, cioè, morire, defungere, tirare le cuoia, e quindi avesse deciso di fare marcia indietro. Orbene, le parole che il felice nipote aveva effettivamente pronunciato, come se si fosse pentito, erano radicalmente differenti da un perentorio " Si è pentito." Qualche lume di sintassi elementare e una maggiore familiarità con le elastiche sottigliezze dei tempi verbali avrebbero evitato il quiproquò e la conseguente lavata di capo che la povera giovane, rossa per la vergogna e l’umiliazione, dovette subire dal suo diretto superiore. A stento potevano immaginare però, lui e lei, che la tal frase, ripetuta in diretta dall’intervistato e nuovamente ascoltata in registrazione nel telegiornale della sera, sarebbe stata compresa alla stessa maniera equivocata da milioni di persone, il che finirà per avere come sconcertante conseguenza, in un futuro assai prossimo, la creazione di un movimento di cittadini fermamente convinti che grazie alla semplice azione della volontà sarà possibile vincere la morte e che, di conseguenza, l’immeritata scomparsa di tanta gente nel passato era dovuta solo a una censurabile debilità di volizione delle generazioni precedenti. Ma le cose non si fermeranno qui. Giacché le persone, senza per ciò dover compiere alcuno sforzo percettibile, continueranno a non morire; un altro movimento popolare di masse, dotato di una visione prospettica più ambiziosa, proclamerà che il più grande sogno dell’umanità fin dal principio dei tempi, cioè, il godimento felice di una vita eterna qua sulla terra, era divenuto un bene per tutti, come il sole che nasce tutti i giorni e l’aria che respiriamo. Nonostante che si disputassero, per così dire, lo stesso elettorato, ci fu un punto in cui i due movimenti seppero mettersi d’accordo, e fu la nomina alla presidenza onoraria, data la sua eminente qualità di precursore, di quel coraggioso veterano che, nell’istante supremo, aveva sfidato e sconfitto la morte. A quanto si sa, non verrà attribuita particolare importanza al fatto che il nonnetto si trovi in uno stato di coma profondo e, secondo tutti gli indizi, irreversibile.

Benché la parola crisi non sia certamente la più appropriata per caratterizzare i singolarissimi eventi che abbiamo fin qui narrato, in quanto sarebbe assurdo, incongruente e attentatorio alla logica più corrente parlare di crisi in una situazione esistenziale privilegiata proprio dall’assenza della morte, è comprensibile che alcuni cittadini, puntigliosi nel proprio diritto a un’informazione verace, continuino a domandare a se stessi, e gli uni agli altri, che diavolo stia facendo il governo, che fino a ora non ha dato il minimo segno di vita. Vero è che il ministro della salute, interpellato di passaggio nel breve intervallo fra due riunioni, aveva spiegato ai giornalisti che, considerando la mancanza di elementi di giudizio sufficienti, qualsiasi dichiarazione ufficiale sarebbe stata giocoforza prematura. " Stiamo raccogliendo le informazioni che ci arrivano da tutto il paese " aggiunse, " e in effetti in nessuna si fa menzione di decessi, ma, come è facile immaginare, colti di sorpresa come tutti, non siamo ancora pronti per enunciare una prima idea sulle origini del fenomeno e sulle sue implicazioni, tanto le immediate come le future."

💢

Con qualche spicciolo puoi procurarti on-line la versione eBook o PDF

Ne vale la pena. Credimi.

Torna all’inizio del post

Nessun commento: