Le intermittenze della morte
È il 31 Dicembre di un anno indefinito in un paese senza nome.
Scocca la mezzanotte
e nella forma più semplice e inaspettata arriva l'eternità.
Nessuno muore più.
I n c i p i t
Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente
contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento,
cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava
notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si
trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno
simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe
ventiquattr’ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che
fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio
condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato. Neppure uno di
quegli incidenti automobilistici tanto frequenti nelle occasioni festive,
quando l’allegra irresponsabilità e l’eccesso di alcol si sfidano
reciprocamente sulle strade per decidere chi riuscirà ad arrivare alla
morte al primo posto. Il passaggio dell’anno non aveva lasciato dietro di
sé il solito rigagnolo calamitoso di morti, come se la vecchia atropo
dalla dentatura digrignata avesse deciso di inguainare la forbice per un
giorno. Sangue, però, ce ne fu, e non poco. Allucinati, confusi, accorati,
a stento dominando la nausea, i pompieri estraevano dall’amalgama dei
rottami miseri corpi umani che, secondo la logica matematica delle
collisioni, sarebbero dovuti essere morti e stramorti, ma che, nonostante
la gravità delle ferite e dei traumi subiti, erano ancora vivi e così
venivano trasportati negli ospedali, al suono delle dilaceranti sirene
delle ambulanze. Nessuna di quelle persone sarebbe morta strada facendo e
tutte avrebbero smentito le più pessimistiche prognosi mediche. "
Per questo povero diavolo non c’è niente da fare, non varrebbe neanche
la pena di perdere tempo a operarlo ", diceva il chirurgo all’infermiera mentre quest’ultima gli accomodava
la mascherina sul viso. Realmente, forse non ci sarebbe stata salvezza per
il poverino il giorno precedente, ma era del tutto chiaro che la vittima
si rifiutava di morire in questo. E quanto accadeva qui, accadeva in tutto
il paese. Fino alla mezzanotte in punto dell’ultimo giorno dell’anno ci fu
ancora gente che accettò di morire nel più fedele ossequio alle regole,
sia quelle che si riferivano al nocciolo della questione, cioè, il
concludersi della vita, sia quelle che attenevano alle molteplici modalità
di cui esso, il suddetto nocciolo della questione, con maggiore o minor
pompa e solennità, usa rivestirsi quando arriva il momento fatale. Un caso
fra tutti interessante, ovviamente trattandosi di chi si trattava, fu
quello dell’anzianissima e veneranda regina madre. Alle ore ventitre e
cinquantanove minuti di quel trentuno dicembre nessuno sarebbe stato tanto
ingenuo da scommettere un soldo bucato sulla vita della real signora.
Perduta ogni speranza, arresisi i medici all’implacabile evidenza, la
famiglia reale, gerarchicamente disposta intorno al letto, aspettava con
rassegnazione l’estremo sospiro della matriarca, forse qualche parolina,
un’ultima sentenza edificante finalizzata alla formazione morale degli
amati principi suoi nipoti, forse una bella e schietta frase all’indirizzo
della sempre ingrata memoria dei sudditi venturi. E poi, come se il tempo
si fosse fermato, non accadde nulla. La regina madre non migliorò né
peggiorò, rimase lì come sospesa, dondolando il fragile corpo sul bordo
della vita, a ogni istante minacciando di cadere dall’altro lato, ma
legata a questo da un tenue filo che la morte, poteva essere soltanto lei,
non si sa per quale strano capriccio, continuava a tenere. Eravamo ormai
passati al giorno seguente, e in quello, come si è informato subito
all’inizio di questo racconto, nessuno sarebbe morto.
Era già pomeriggio piuttosto inoltrato quando cominciò a correre la voce
che, dall’inizio del nuovo anno, più precisamente dall’ora zero di questo
primo gennaio in cui ci troviamo, non risultava che fosse occorso in tutto
il paese un solo decesso. Si potrebbe pensare, per esempio, che la diceria
avesse avuto origine nella sorprendente resistenza della regina madre a
desistere da quel po’ di vita che ancora le restava, ma la verità è che
l’abituale bollettino medico diramato dall’ufficio stampa del palazzo ai
mezzi di comunicazione sociale non solo assicurava che lo stato generale
dell’inferma aveva presentato visibili miglioramenti già durante la notte,
ma addirittura suggeriva, addirittura dava a intendere, scegliendo
accuratamente le parole, la possibilità di un completo ristabilimento
dell’importantissima salute. Nella sua prima manifestazione la voce poteva
anche essere uscita con la massima naturalezza da un’agenzia di pompe
funebri e traslazioni. "
A quanto pare nessuno sembra esser disposto a morire il primo giorno
dell’anno, o in un ospedale. Quel tipo del letto ventisette non vuole davvero crepare ",
o magari dal portavoce della polizia stradale, "
È un vero e proprio mistero che, con tanti incidenti che ci sono stati
sulla strada, non ci sia almeno un morto a titolo di esempio." La diceria, la cui fonte primigenia non venne mai scoperta, senza
peraltro, alla luce di quanto sarebbe successo in seguito, che ciò
importasse molto, non tardò ad arrivare ai giornali, alla radio e alla
televisione, e fece rizzare immediatamente le orecchie a direttori, vice e
capi-redazione, persone non solo preparate a fiutare a distanza i grandi
avvenimenti della storia del mondo, ma anche addestrate a ingigantirli
ancora di più ogni qualvolta sia conveniente.
Nel giro di pochi minuti c’erano già per la strada decine di cronisti
investigativi a far domande a chiunque gli capitasse davanti, mentre nelle
brulicanti redazioni le batterie dei telefoni si agitavano e vibravano
nella stessa identica frenesia investigativa. Si fecero chiamate agli
ospedali, alla croce rossa, all’obitorio, alle agenzie di pompe funebri,
alle polizie, a tutte quante, con comprensibile esclusione di quella
segreta, ma le risposte si riducevano tutte alle stesse laconiche parole,
Morti non ce ne sono. Più fortuna avrebbe avuto quella giovane cronista
televisiva cui un passante, guardando alternatamente lei e la cinepresa,
raccontò un caso vissuto in prima persona e che era l’esatta copia del già
citato episodio della regina madre. "
Stava giustappunto scoccando la mezzanotte," disse lui, "
quando mio nonno, che sembrava proprio sul punto di andarsene, ha
aperto all’improvviso gli occhi prima che risuonasse l’ultimo rintocco
nell’orologio della torre, come se si fosse pentito del passo che stava
per fare, e non è morto." La cronista fu a tal punto colpita da ciò che aveva appena udito che,
senza badare a proteste né suppliche, " Ma signora, per favore, non posso, devo andare in farmacia, il nonno sta aspettando
la medicina," spinse l’uomo nell’auto di servizio. "
Venga, venga con me, suo nonno non ha più bisogno di medicine
" gridò, e subito ordinò di dirigersi allo studio televisivo, dove
in quel preciso momento tutto era in preparativi per un dibattito fra tre
specialisti in fenomeni paranormali, vale a dire, due stregoni di fama e
una nota veggente, in tutta fretta convocati per analizzare e dare la loro
opinione su quello che già cominciava a esser chiamato da alcuni
spiritosi, di quelli che non hanno rispetto per niente, lo sciopero della
morte. L’ardita cronista era incappata nel più grave degli inganni, in
quanto aveva interpretato le parole della sua fonte informativa come a
significare che il moribondo, in senso letterale, si fosse pentito del
passo che stava per compiere, cioè, morire, defungere, tirare le cuoia, e
quindi avesse deciso di fare marcia indietro. Orbene, le parole che il
felice nipote aveva effettivamente pronunciato, come se si fosse pentito,
erano radicalmente differenti da un perentorio " Si è pentito."
Qualche lume di sintassi elementare e una maggiore familiarità con le
elastiche sottigliezze dei tempi verbali avrebbero evitato il quiproquò e
la conseguente lavata di capo che la povera giovane, rossa per la vergogna
e l’umiliazione, dovette subire dal suo diretto superiore. A stento
potevano immaginare però, lui e lei, che la tal frase, ripetuta in diretta
dall’intervistato e nuovamente ascoltata in registrazione nel telegiornale
della sera, sarebbe stata compresa alla stessa maniera equivocata da
milioni di persone, il che finirà per avere come sconcertante conseguenza,
in un futuro assai prossimo, la creazione di un movimento di cittadini
fermamente convinti che grazie alla semplice azione della volontà sarà
possibile vincere la morte e che, di conseguenza, l’immeritata scomparsa
di tanta gente nel passato era dovuta solo a una censurabile debilità di
volizione delle generazioni precedenti. Ma le cose non si fermeranno qui.
Giacché le persone, senza per ciò dover compiere alcuno sforzo
percettibile, continueranno a non morire; un altro movimento popolare di
masse, dotato di una visione prospettica più ambiziosa, proclamerà che il
più grande sogno dell’umanità fin dal principio dei tempi, cioè, il
godimento felice di una vita eterna qua sulla terra, era divenuto un bene
per tutti, come il sole che nasce tutti i giorni e l’aria che respiriamo.
Nonostante che si disputassero, per così dire, lo stesso elettorato, ci fu
un punto in cui i due movimenti seppero mettersi d’accordo, e fu la nomina
alla presidenza onoraria, data la sua eminente qualità di precursore, di
quel coraggioso veterano che, nell’istante supremo, aveva sfidato e
sconfitto la morte. A quanto si sa, non verrà attribuita particolare
importanza al fatto che il nonnetto si trovi in uno stato di coma profondo
e, secondo tutti gli indizi, irreversibile.
Benché la parola crisi non sia certamente la più appropriata per
caratterizzare i singolarissimi eventi che abbiamo fin qui narrato, in
quanto sarebbe assurdo, incongruente e attentatorio alla logica più
corrente parlare di crisi in una situazione esistenziale privilegiata
proprio dall’assenza della morte, è comprensibile che alcuni cittadini,
puntigliosi nel proprio diritto a un’informazione verace, continuino a
domandare a se stessi, e gli uni agli altri, che diavolo stia facendo il
governo, che fino a ora non ha dato il minimo segno di vita. Vero è che il
ministro della salute, interpellato di passaggio nel breve intervallo fra
due riunioni, aveva spiegato ai giornalisti che, considerando la mancanza
di elementi di giudizio sufficienti, qualsiasi dichiarazione ufficiale
sarebbe stata giocoforza prematura. "
Stiamo raccogliendo le informazioni che ci arrivano da tutto il
paese
" aggiunse, "
e in effetti in nessuna si fa menzione di decessi, ma, come è facile
immaginare, colti di sorpresa come tutti, non siamo ancora pronti per
enunciare una prima idea sulle origini del fenomeno e sulle sue
implicazioni, tanto le immediate come le future."
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