Il mondo perverso ...
... onora i malvagi e perseguita i santi
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Il Libero arbitrio alla prova del 3° millennio
Meditate gente. Meditate.
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Fino a quando la malvagità rimane entro certi limiti, suscita scandalo,
orrore e disgusto;
la gente evita i malvagi
e perfino le persone moralmente mediocri si tengono alla larga dai
peggiori
con i quali non s’identificano affatto.
Ma quando la malvagità si diffonde a macchia d’olio e non trova alcuna
resistenza;
quando i mezzi d’informazione e d’intrattenimento
veicolano in continuazione lo spettacolo del brutto, del deforme, del sacrilego;
quando artisti, scrittori, registi, pensatori
( o sedicenti tali, il che non è la stessa cosa, ma i palati grossi non
colgono la differenza )
fanno a gara nel lodare, esaltare, celebrare la perversione
e nel rovesciare il bene in male e il male in bene :
a quel punto non solo cessano le reazioni
ma si direbbe che la maggior parte delle persone si abitui a vivere, per
così dire
nel fango e nell’infamia.
Non trova più nulla di strano nel fatto che l’immoralità sia divenuta la
regola
e che i galantuomini siano derisi e sbeffeggiati;
non si stupisce, né s’indigna
se i malvagi incontrano le lodi e l’approvazione della cultura
dominante
magari col pretesto che hanno sfatato dei tabù, che hanno spezzato delle
catene
che hanno contribuito, sia pure alla loro maniera, a una non meglio
precisata
“ liberazione ” dell’uomo.
E a quel punto ha inizio la fine : la società è giunta al capolinea
e la sua estinzione è solo questione di tempo
perché se le mele marce infettano tutto il cesto, non c’è più speranza di
salvezza
e la diffusione della lussuria, della superbia, della cupidigia
dissolvono uno ad uno i nodi e i tessuti che tengono insieme la vita
sociale
a cominciare dalle istituzioni pubbliche, per terminare con la società
fondamentale
la più necessaria e la più vera : la famiglia naturale
formata da un uomo, una donna e, se possibile, dei bambini nati dal loro
amore.
Quando una società è sprofondata nel disordine morale, l’indizio più certo
di ciò non è tanto l’attenzione benevola, per non dire l’ammirazione spinta
fino all’entusiasmo idolatrico, che essa rivolge alle persone cattive,
quanto, più ancora, il disprezzo, l’odio e la persecuzione che si abbattono
sulle persone buone. È quello l’indizio decisivo. Quando una società
perseguita i santi, vuol dire che è arrivata al suo più basso livello
morale, e sta covando con furiosa pazzia il male che la condurrà
all’auto-distruzione. Perseguita i santi perché la loro stessa esistenza è
un implicito rimprovero dell’abiezione generale: finché essi vivono, finché
godono di un certo rispetto, finché vengono ascoltati anche da pochi,
rappresentano la condanna vivente del loro sistema di vita e quasi uno
schiaffo permanente a ciò che essa, invece, persegue con la massima
determinazione: la ricerca del vantaggio e del piacere attraverso il male. I
santi devono sparire, e se non li si può sopprimere, li si deve demolire con
l’arma della calunnia, perché se ci sono loro il diavolo non ha partita
vinta, e le sorti della grande battaglia fra il Cielo e l’Inferno per il
possesso delle anime sono ancora fluttuanti ed incerte. Del resto, quelli
che il mondo non odia né perseguita, vuol dire che santi non sono: perché
solo i santi danno fastidio alle forze del male e hanno la capacità di farle
infuriare. Attenzione: questo non vuol dire che tutti i perseguitati siano
dei santi, ma è certo che i veri santi, a un certo punto, suscitano l’ira
del principe del mondo e attirano su di sé delle persecuzioni, sovente già
all’interno della Chiesa stessa, come prova, fra le altre, la vicenda
terrena di Padre Pio. Il che prova che non esistono oasi felici, aree
protette o zone affrancate dal male: il male può insinuarsi ovunque e nella
Chiesa più che mai, per la semplice ragione che la Chiesa, da sempre e per
la sua stessa natura, è il suo principale Katechon, nonché il semenzaio dei santi, e dunque è contro di essa che le forze
dell’Inferno si gettano con tutta la rabbia, ma anche con tutta la perfida
astuzia, di cui sono capaci.
Scriveva Rino Cammilleri nella sua Vita di Padre Pio
Piemme, 1993, e Mondadori, 2006, pp. 303-304 :
Quel che stupisce è il paragone tra questa vicenda
[ossia la persecuzione di padre Pio, specie la seconda, quella del
1960]
e le prediche in mezzo alle quali siamo nati e con le orecchie piene delle
quali moriremo. Certo clero straripa “solidarietà”, “carità” e “accoglienza” anche dalle narici. Ce n’è per tutti : gay, tossicodipendenti, profughi,
immigrati, zingari, indios amazzonici, animali in via d’estinzione,
terroristi e criminali comuni. Per i teologi del dissenso, per gli eretici e
per i pagani, poi, il trattamento è ancor più di favore. Per fortuna i
comunisti dichiarati sono quasi scomparsi, perché per essi c’era
un’attenzione privilegiata, così come ci fu a suo tempo per abortisti,
divorzisti e radicali vari.
Per Padre Pio, “prudenza”. E sbarre di ferro. Tutto a difesa del “popolo di Dio”, anche se tale popolo, così immaturo e infantile da non capire qual era
il suo vero bene, di tanta difesa non sapeva che farsene. Anzi, nella sua
insipienza arrivava più volte al punto di minacciare fisicamente i suoi
difensori.
Sono misteri della fede cristiana. Anzi, cattolica.
Torna in mente l’aneddoto del sant’uomo (medioevale, perché è da
quell’epoca che viene il novantanove dell’aneddotica edificante) cui Dio
concesse per un momento di vedere i demoni nell’aria su una grande città ce
n’era solo uno, che aleggiava pigramente, ma sopra un povero conventino di
campagna infuriava una torma intera.
Spiegazione: in quel conventino i monaci si sforzavano di restare fedeli a
Dio, gli uomini della grande città si sforzavamo di peccare a più non posso
(per cui di diavoli ne bastava uno, tanto per controllare che non
cambiassero idea). Morale: è sulla Chiesa Cattolica che l’intero Inferno
insiste, cercando di seminare disordine e confusione.
Niente paura, è tutto previsto: “non praevalebunt”.
E sul peccato dilagante nella società al punto da trasformare quest’ultima,
che fino a un tempo relativamente recente era vissuta nel santo timor di
Dio, in una vera e propria Città del Diavolo, per dirla alla maniera di
Sant’Agostino, sempre lo stesso Autore ha parole chiare e illuminanti,
specie sulla ”rivoluzione” del ‘68 (op. cit., p. 342) :
Era il 1968 e il “Sessantotto” cominciava a dilagare. I “campus” americani e la Sorbona francese aprivano le dighe della contestazione.
Chitarre, slogan e miti acquariani avrebbero fatto letteralmente impazzire
una generazione e lasciato senza punti di riferimento quella successiva.
Vecchie ideologie ammuffite si sarebbero inserite nel fermento generale e,
spacciandosi per novità, avrebbero portato i figli a uccidere i padri per
il trionfo dell’utopia. Da quel momento sarà una sequenza di orrori :
terrorismo, droga, aborto, nichilismo, satanismo. Il mondo se ne sarebbe
andato verso l’abisso, per usare le parole di Solzenicyn, al ritmo di una
musica assordante. La ribellione contro tutto ciò che c’era, in nome del
futuro, si sarebbe rivolta principalmente contro il cristianesimo,
considerato l’ideologia dell’Occidente capitalistico. E il messaggio
d’amore del Vangelo che un rispolverato freudismo da bar avrebbe chiamato
“repressione”. Dopo la bufera, contati i morti e i carcerati, la schiuma che nei
rivolgimenti sempre viene a galla si sarebbe trasformata nel cane da
guardia del Sistema che diceva di voler abbattere. E avrebbe additato, dai
posti di potere nei mezzi do comunicazione di massa, l’ultima utopia: il
nulla.
Un giorno forse si scoprirà che Padre Pio era il titano che tratteneva
la diga con le sue spalle « Questa è l’epoca dello ‘scatascio’
aveva detto poco tempo prima). Morto lui, la scristianizzazione e lo
«spirito borghese allo stato puro», secondo la parola del filosofo Del Noce, procedettero a passi
rapidissimi.
Sì, è vero : col Sessantotto l’attacco contro i valori e lo stile di vita
cristiano entra nella fase decisiva, e si instaura la rivoluzione
permanente dei costumi, specie in ambito sessuale. Tuttavia, se si vuol
essere onesti, il disordine morale eretto a sistema si era gradualmente
affermato a partire da molto prima :
il ’68 ha fatto solo da detonatore di una carica distruttiva che era già
stata posta in essere. Ed è proprio per quello che non vi è stata
praticamente reazione; proprio per quello le anime e le intelligenze si
sono arrese, e le volontà si sono liquefatte: perché non c’erano più linee
di resistenza, non c’erano più caratteri ben formati e pronti per la lotta. Quando il
nemico attacca, è il momento di battersi. Ma se l’esercito non c’è, o è in
vacanza, o i suoi capi lo hanno persuaso che la guerra è finita, allora
non si combatterà nemmeno, e il nemico pianterà trionfante le sue bandiere
sulle fortezze conquistate senza sparare un colpo.
Questo è quanto è avvenuto allora : non c’erano più le condizioni perché
si combattesse; più che un assalto da parte delle forze del male, è stata
una marcia trionfale, culminata in una solenne e definitiva presa di
possesso. Lo si è visto con i referendum sul divorzio e sull’aborto,
quando la maggioranza degli italiani ha scelto il male contro il bene; e
quando perfino alcuni (indegni) sacerdoti si sono spesi per la vittoria
della conferma di quelle inique leggi, specie la seconda, quella che
trasforma la soppressione criminale del nascituro, magari a vantaggio
delle multinazionali farmaceutiche le quali faranno un satanico commercio
dei suoi organi espiantati, in una cosiddetta conquista di civiltà.
Che altro dire ?
È evidente che già allora, e parliamo di quasi mezzo secolo fa, il senso
morale era fuggito via dalla nostra società, ed essa si era
tranquillamente adattata a chiamare male il bene, e bene il male. Opera,
in larga misura, dei persuasori occulti, stampa e televisione: allora come
oggi, al tempo della Grande Menzogna pandemica, sono loro che
predispongono la massa ad accogliere nuove idee e nuovi comportamenti e
stili di vita, per quanto aberranti e mostruosi.
Non si può tuttavia sottovalutare la responsabilità che hanno anche gli
artisti, gli intellettuali e gli uomini e le donne di spettacolo. Sono
essi che hanno una vasta presa sulle masse, anche se, a loro volta, sono
stati gonfiati e trasformati in personaggi “autorevoli” dai
mass-media, senza i quali sparirebbero nella folla con la stessa
subitaneità con la quale ne sono emersi. Lo stesso meccanismo si è
instaurato anche in rete, con la comparsa di figure quali gli
influencer e i loro cosiddetti followers, i quali a loro
volta possono generare una sotto-categoria che non ha un modello da
ammirare ed imitare, ma solo un bersaglio da odiare, gli heaters. E
ce ne sono a migliaia, a milioni.
Questo deve far riflettere : nella società attuale esistono milioni di
persone il cui principale hobby è manifestare il proprio odio, la propria
avversione, il proprio disprezzo nei confronti di qualcun altro. Significa
che l’odio è stato coltivato a lungo e con ogni cura possibile: perché il
suo seme ghiacciato morirebbe se non trovasse continuo alimento, e
l’alimento gli viene fornito dagli stessi mass-media che, in teoria,
dovrebbero aprire una finestra sul mondo e così accrescere la
consapevolezza delle persone. Oggi assistiamo allo spettacolo inverecondo,
sconcertante, per certi aspetti pauroso, di una maggioranza di persone
comuni che odia visceralmente la minoranza : i vaccinati odiano i non
vaccinati, perché i mass-media hanno descritto questi ultimi come dei
criminali incoscienti che attentano alla sicurezza e alla vita di
tutti.
Le cose dunque sono giunte a un punto tale che il male, aiutato dal
condizionamento mentale, ha messo radici molto profonde nella società e
genera continuamente ingiustizia, sofferenza, discriminazione. Come si può
uscire da un simile vicolo cieco, da una spirale tanto distruttiva ?
In un certo senso, quel che sta accadendo ora, ai tempi della falsa
emergenza sanitaria, lo si può estendere alla società in generale, anche al
mondo di prima del marzo 2020 (che non era, come abbiamo visto, il paradiso
terrestre) : si può paragonare il male a una sorta di fascinazione, e
infatti si usa comunemente l’espressione il fascino del male; e che
altro è la fascinazione se non una sorta d’ipnosi ?
Così come oggi le masse sono state ipnotizzate dalla narrazione
terroristica, incessante, martellante, monotona e ossessiva della Grande
Menzogna, cioè di una radicale distorsione della verità e del bene, allo
stesso modo le persone e i popoli che cadono in preda ai demoni della
lussuria, della superbia e della cupidigia, è come se fossero vittime di una
diabolica ipnosi: non vedono più le cose in maniera oggettiva, ma deformate
e capovolte in una prospettiva ingannevole e seducente, finalizzate alla
loro distruzione. Il male, cioè, chiede la collaborazione dell’uomo affinché
si auto-elimini, sia moralmente sia, spesso, materialmente.
È logico che sia così : l’uomo è stato dotato da Dio del bene incalcolabile
del libero arbitrio : dunque, per convincerlo a fare una cosa tanto stupida,
bisogna persuaderlo in qualche modo. E quale metodo migliore se non presentare il male come ammantato di bene, e
il bene come una forma di male ?
È esattamente ciò che i grandi burattinai stanno facendo in questo tragico
frangente.
Le persone avrebbero potuto non ascoltarli, vedere l’inganno e reagire: ma la maggior parte non era più in grado di
farlo perché da tempo aveva abdicato all’uso del libero arbitrio.
Pertanto è da qui che bisogna ripartire : dall’uso del libero
arbitrio.
prof. Francesco Lamendola
Accademianuovaitalia.it
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