La bolla
L’argomento principale di Immanuel Kant a proposito della necessità morale
di non mentire
era che la menzogna non era una pratica sostenibile,
mentire non era una massima universalizzabile,
in quanto un mondo in cui tutti mentissero
era un mondo in cui la parola, il pensiero e la legge avrebbero perduto
ogni valore.
Oggi siamo piombati nel mondo prefigurato da quella riflessione
kantiana.
Oggi sui grandi media, sui veicoli della visione del mondo che tutti
siamo tenuti ad avere in comune, imperversano i fabifazi e le
michelemurgie, le concite e i parenzi, un'intera ubertosa selva di
ripetitori con variazioni-dillo-con-parole-tue di ciò che è gradito ai
detentori del potere. Non bisogna pensar male e ritenere che questa
sterminata accolita di ripetitori con variazioni siano volgarmente stipendiati a cottimo per
ciascuna menzogna. Niente affatto. Si tratta di soggetti il cui solo
talento umano consiste nell’innamorarsi perdutamente delle idee di chi può
pagarle. Ma così, per caso, spontaneamente, una seconda
natura.
E quanto alle libere praterie della rete, per capirne il funzionamento
odierno basta dare un’occhiata ai Twitter Files che un imprevisto cambio di padrone in un social ha fatto trapelare.
Catene di comando dirette che portano dalle agenzie di sicurezza americane
alle operazioni di oscuramento e selezione manipolativa sui social. I
grandi social sono una tonnara, dove dapprima si sono fatti entrare
gratuitamente centinaia di milioni di utenti, come nel paese dei balocchi,
con l’illusione di dare corpo ad una nuova forma di democrazia reale, solo
per poi chiudere le reti e condurre i tonni alle scatolette di
destinazione.
( Con il plauso degli imbecilli terminali che “sono-privati-possono-fare-quello-che-gli pare” )
( Con il plauso degli imbecilli terminali che “sono-privati-possono-fare-quello-che-gli pare” )
Ma a prescindere dagli intercambiabili e dimenticabili protagonisti di
questa stakanovista produzione di menzogne, ciò che bisogna affrontare è
il risultato sistemico, che è esattamente quello prefigurato sopra:
viviamo tutti in una bolla, un mondo irreale e derealizzato, che è l’unico
mondo che io e il mio vicino abbiamo davvero in comune, e che si divide
tra semplicemente inaffidabile e intenzionalmente manipolato. Cosa
“si” sa ? Di cosa possiamo parlare in comune, su cosa possiamo
accapigliarci e dibattere politicamente con gli altri cittadini, se non su
questo mondo fittizio, modellato da catene di filtri a monte, che ci
arriva confezionato in casa su qualche schermo ?
Certo, esiste la possibilità di una lotta di minoranza che si affatica a
trovare le incongruenze, a sfruttare gli occasionali errori e le
imperfezioni di un sistema che, come tutti i sistemi di potere quasi
onnipotenti, tende a diventare sciatto. Però la semplice verità è che
questo tipo di lotta richiede energia, intelligenza, coraggio, capacità di
resistere all’isolamento e alle frustrazioni, tutte qualità che sono e
saranno sempre patrimonio di esigue minoranze.
Il maggior risultato di questa costruzione di un edificio costante di
menzogne non è tanto la ferrea persuasione ideologica dei più, ma la
caduta in discredito della realtà (di quella che viene fatta passare per
tale). Tolta la minoranza dei combattenti, grosso modo la popolazione
sottoposta a questa “cura Ludovico” king-size si divide in due
grandi gruppi.
Da una parte ci sono i conformisti arrabbiati, i nuovi bigotti del
politicamente corretto, i progressisti fobici, i benpensanti militanti
che, forse perché percepiscono la fragilità del loro mondo di credenze
ufficiali, vi si aggrappano in modo virulento e cercano di obliterare e
screditare e azzannare chiunque vi si opponga anche marginalmente. Per
rifarsi aduna vecchia categorizzazione di Umberto Eco, questi sono al
tempo stesso apocalittici e integrati: sono completamente integrati nel
sistema e lo sostengono con la ferocia apocalittica dei millenaristi. Sono
gente che sembra aver già inserito nella propria corteccia il microchip
dell’indignazione morale permanente, e che la applica rigorosamente al
solo catalogo approvato dai datori di lavoro. Questi “Guardiani dell’Illusione” probabilmente avvertono ad un qualche livello che la finzione è tale,
ma è proprio solo la finzione a dargli conforto, calore, intrattenimento,
denaro e come per la zecca il mondo si conclude dove essa può annidarsi e
succhiare sangue, così questi si attestano nella loro nicchia ecologica
che gli consente di passare dalla culla alla tomba senza troppi
grattacapi.
Dall’altra parte esiste una grande massa scettica, che ha capito
abbastanza da non credere a ciò che passa il sistema, o a crederci con
mezzo cervello, ma che non ha l’energia, o la preparazione o il coraggio
per cercar di ottenere un diverso accesso alla realtà. Questi
rappresentano la più grande vittoria del sistema, che facendone degli
scettici disillusi senza speranza ne disinnesca ogni potenziale
pericolosità. Nelle nuove generazioni questa vittoria tende ad essere
totale: rinchiusi in piccoli mondi pret-a-porter, brandizzati, la parte
più sveglia della gioventù riesce solo a credere fermamente che non si
possa credere a niente, e in nulla (quella meno sveglia sogna unicorni
fluidi ecosostenibili).
Stiamo nuotando in una boccia di pesci rossi, con i vetri dipinti di
colori sgargianti, in caduta libera, contando sul fatto che il pavimento
non arrivi mai.
Ma la realtà non cessa di esistere per il fatto di essere rimossa.
Semplicemente come sempre avvenuto nella storia, quando ci si allontana
troppo e troppo a lungo da essa, farà sentire la sua voce spezzando la
schiena al nostro mondo di filtri e schermi, di millenaristi a gettone, di
solipsisti enervati. Non illudiamoci però, nessuna Rivelazione, nessuna
confortevole Illuminazione ci aspetta. Ci sono rare epoche in cui la
verità prova a filtrare come un messaggio (la “ buona novella ”), ma di solito essa si fa spazio nella sua forma originaria e
primitiva, come schietta catastrofe. (E peraltro anche la buona novella
dovette attendere il collasso di un impero per diffondersi).
Andrea Zhok - 27 Dic 2022
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