Assuefazione e sagacia
Caro F.
  [...]
  ll mondo è ormai assuefatto a tutto.
  In un mare di buonismo e solitudine la gente cerca di far parte di qualcosa
    che non esiste
  e non si rende più conto di cosa è giusto e cosa è sbagliato
  bisognosa di farsi rassicurare dalla propaganda per sentirsi dalla parte
    giusta.
  E mi chiedo cosa potrà scuotere realmente questo mondo così triste, spietato e
    abulico.
  Sono arrivato alla conclusione che condividere video e informazioni
    non allineate
  è il modo migliore per perdere amici, o presunti tali.
  Sono mesi e mesi che mando ad amici e parenti il frutto delle mie ponderate ricerche
  ma non ho ottenuto la benché minima soddisfazione.
  Non lo faccio per gloria personale (mi conosci)
  bensì per la compiacenza di aver potuto aiutare qualcuno
  a prendere coscienza della vera realtà dei fatti.
  Macché. Niente da fare.
  Inizialmente qualcuno ha dato cenni di curiosità,
  ma poi, la vita quotidiana lo ha risucchiato.
  Mi chiedo come facciano, dal momento che per me
  non c'è una sola giornata in cui non sia infuriato per quello che
    accade.
  Il senso di impotenza davanti alle carneficine e alle brutture del mondo è
    frustrante
  ma almeno con il pensiero voglio lottare fino alla fine.
  Se è vero come qualcuno sostiene che il pensiero genera realtà, spero che
    realtà sarà.
    [...]
  
  
    P.S.
  
  In quel Bar Pasticceria ottimo il caffé e dolciumi sopraffini.
  Alla prima occasione bisseremo. 😊           
            C......
    C. carissimo ti rispondo.
  È proprio così: non vogliono vedere… consapevolmente.
    
    👇
    
    
      Anche io sono un combattente silenzioso… e comunque testimone.
    
    
      Da tempi non sospetti ho capito che non serve adirarsi verso chi non vede.
    
    Quel che serve ( all’occasione )
    
      è sostenere e comunicare alle persone con cui ci si
      relaziona
    
    
      una informazione sostenuta però da una buona conoscenza dei
      fatti;
    
    
      che sia profonda… lucida... consapevolmente convinta
    
    ... e ancorata nel nostro animo.
    
    
      Essere " estranei allo spirito di questo tempo " tra le altre cose
    
    
      significa sapersi elevare dal piano livellato dell'informazione
    
    
      verso quello della conoscenza più profonda.
    
    
      È vero che questo esige tempo… attenzione… e presenza a sé stessi
    
    
      ma sicuramente scaccia il demone della "quantità" 
    
    
      da cui siamo invece continuamente assaliti
    
    
      e che suggerisce l’illusione che tutto possa risolversi
    
    
      attingendo alla "buona informazione" contrapposta alla "cattiva informazione".
    
    
      È così che vengono a mancare le vere chiavi interpretative del nostro
      Tempo.
    
    E come assistiamo quotidianamente…
    
      si finisce nel vortice della contro-suggestione senza rendersene
      minimamente conto.
    
    
      In un'ottica tradizionale il "mito" dell'informazione
    
    
      è solo uno egli ultimi precipitati del Regno della Quantità
    
    
      un’altra manifestazione di un sapere (il nostro) che ormai è solamente
      profano.
    
    È il caso di chiedersi perciò
    
      se davvero siamo diversi da questo Tempo che tanto critichiamo
    
    
      o se ci siamo solo posizionati su una riva…
    
    
      credendo che fosse ancora salubre e pulita.
    
    Ti ricordo Pasolini…
    
    «
      L'educazione delle masse è stata assunta dalla televisione. E la
        televisione è dovunque nelle mani dei privati, cioè del Potere. Dunque
        agisce nel loro interesse, e contro l'interesse degli spettatori, cioè
        delle masse. Solo che il suo funzionamento è assai più pervasivo, più
        potente, più subdolo: l'educazione si realizza manipolando. E la
        manipolazione avviene in forme accattivanti, divertenti, solleticanti,
        tendenti al massimo ascolto.
  
  
    Così siamo stati “educati". Dunque il problema all'ordine del giorno è
        mettere a fuoco una verità elementare. È la tv a plasmare gli individui
        e a definire lo stato psicologico, intellettuale, morale di un popolo
        intero. In quanto tale, essa non dovrebbe essere né al servizio dei
        pochi, né fuori dal controllo democratico dei molti. In una società
        “debole”, cioè con un livello civile ridotto o elementare, la tv ha
        effetti più devastanti. Cento trasmissioni sono devastanti per lo stato
        intellettuale e morale di un intero paese. Hanno prodotto lo spettacolo
        necessario per stemperare gli obiettivi di trasformazione sociale; per
        oscurare, marginalizzare, ridicolizzare la critica al sistema; per
        produrre il rumore di fondo sufficiente a impedire l’ascolto di altre
        voci (…).
  
  
    Penso che per fare la televisione bisogna avere la patente. Perché
        l'informazione è un diritto e non può essere subordinata al mercato;
        perché la cultura è un patrimonio comune; perché l'educazione è un
        dovere.
      »
  
  
    ... e anche René Guénon
  
  IL REGNO DELLA QUANTITA’
      « La conclusione a cui si arriva è questa: negli individui la quantità
      predominerà tanto più sulla qualità, quanto più saranno ridotti ad essere,
      se così si può dire, dei semplici individui, e quanto più saranno, appunto
      per questo, separati gli uni dagli altri, il che, si badi, non vuol
      affatto dire più differenziati, poiché v’è anche una differenza
      qualitativa che è proprio l’inverso di quella differenziazione del tutto
      quantitativa che è la separazione in questione. Tale separazione fa degli
      individui solo altrettante ‘unità’, nel senso inferiore del termine, e del
      loro insieme una pura molteplicità quantitativa; al limite, questi
      individui saranno paragonabili ai pretesi ‘atomi’ dei fisici, sprovvisti
      cioè di ogni determinazione qualitativa; e benché di fatto questo limite
      non si possa raggiungere, è pur questo il senso in cui il mondo attuale si
      dirige. Non c’è che da guardarsi intorno per constatare che, ovunque e
      sempre di più, ci si sforza di ricondurre ogni cosa all’uniformità, si
      tratti degli uomini stessi, o delle cose in mezzo alle quali vivono, ed è
      evidente che un risultato del genere non può ottenersi se non sopprimendo,
      per quanto possibile, ogni distinzione qualitativa; ma quel che veramente
      è degno di nota è il fatto che per una strana illusione, taluni scambiano
      volentieri questa ‘uniformizzazione’ per una ’unificazione’, mentre, in
      realtà, essa ne rappresenta esattamen! te l’inverso, cosa del resto
      evidente dal momento che essa implica un’accentuazione sempre più marcata
      della ‘separatività’. La quantità, torniamo ad insistere, può soltanto
      separare, non unire; sotto forme diverse, tutto ciò che procede dalla
      materia non produce altro che antagonismo fra quelle unità frammentarie
      che sono all’estremo opposto della vera unità, o che almeno vi tendono con
      tutto il peso di una quantità non più equilibrata dalla qualità; ma questa
      ‘uniformizzazione’ rappresenta un aspetto troppo importante del mondo
      moderno, nonché troppo suscettibile d’essere falsamente interpretato,
      perché ad essa non consacriamo ancora ulteriori considerazioni”
    
    
      “Servitore della macchina, l’uomo deve divenire macchina egli stesso, e il
      suo lavoro non ha più niente di veramente umano, perché non implica più
      l’intervento di nessuna di quelle qualità che costituiscono propriamente
      la natura umana. »
    


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