Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Testo scorrevole

*► Esisti solo se sei libero di fare cose senza uno scopo ovvio, senza giustificazione e, soprattutto, al di fuori della dittatura delle convinzioni di qualcun altro.

domenica 10 marzo 2024

Consapevolezza delle profondità inviolabili

Consapevolezza delle profondità inviolabili

Letto oggi
questo testo appare di una impressionante preveggenza
quasi un guanto di sfida gettato in nome di una libertà preziosa:
“ la libertà di dire NO ”


È mai possibile che " l'essere " venga distrutto nell'uomo ?
A questo interrogativo
di fronte al quale si dividono non soltanto le confessioni ma anche le religioni
può dare una risposta unicamente la fede.
 Nell'essere noi possiamo ravvisare la salvezza, l’anima, la patria eterna e cosmica dell’uomo
ma sarà sempre evidente
che l’attacco inteso a colpirlo può venire solamente dal più tetro degli abissi.
Anche oggi, che i concetti dominanti toccano appena la superficie degli eventi,
è facile intuire
che sono in corso attentati che mirano a tutt'altro che a semplici espropri o liquidazioni.
Di qui nasce l’accusa di « assassinio dell’anima ».
 Un’espressione del genere
poteva essere coniata soltanto da uno spirito ormai fiaccato,
e provoca fastidio in chiunque abbia idea della immortalità
e delle strutture che su di essa si fondano.
Dove esiste l’immortalità o anche soltanto la fede in essa,
sappiamo che ci sono dei punti in cui nessun potere, nessuna potenza terrestre,
per grande che sia,
può ghermire, colpire o meno che mai distruggere l’uomo.
Il bosco è un santuario.
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Il panico che oggi vediamo dilagare ovunque è già espressione di uno spirito intaccato, di un nichilismo passivo che stimola quello attivo. Niente di più semplice che intimorire un uomo già persuaso che tutto avrà fine nel momento in cui verrà meno la sua fugace presenza sulla terra. I nuovi padroni di schiavi lo sanno, e solo per questo danno tanta importanza alle teorie materialistiche. Nell'ora della rivolta queste teorie servono a sgretolare l’ordine costituito e, dopo la conquista del potere, a rendere perenne il terrore. Non debbono più esserci bastioni su cui l’uomo possa sentirsi inattaccabile, e dunque libero dalla paura.

È invece importante sapere che ogni uomo è immortale, che in lui alberga una vita eterna, terra inesplorata e tuttavia abitata che anche se lui stesso ne nega l’esistenza nessun potere temporale potrà mai strappargli. Per molti, o addirittura quasi tutti, l’accesso assomiglia a un pozzo dove per millenni sono stati scaricati rovine e detriti. Non appena essi vengono rimossi, riappaiono sul fondo non solo la sorgente, ma anche le antiche immagini. L’uomo è infinitamente più ricco di quanto supponga. È una ricchezza, la sua, di cui nessuno può spogliarlo, e che nel corso delle epoche riaffiora sempre, soprattutto quando il dolore ha messo allo scoperto le profondità.

È questo ciò che l’uomo vuole sapere. Qui è il nucleo della sua inquietudine temporale. L’origine della sua sete che cresce nel deserto – e questo deserto è il tempo. Quanto più il tempo si dilata, quanto più il tempo è consapevole e tirannico, e però anche vuoto fin nei suoi frammenti più minuti, tanto più ardente si fa la sete di ordini superiori.

A buon diritto l’assetato chiede al teologo di lenire la sua sofferenza – secondo l’antichissimo modello teologico della verga che fa sgorgare l’acqua dalla roccia. E se, per tali questioni supreme, lo spirito ora si rivolge al filosofo per poi accontentarsi di interpretazioni del mondo sempre più modeste, ciò non significa che si sono modificati i fondamenti dell’esistenza, ma che i mediatori non sono più chiamati a sollevare il velo. A queste condizioni è preferibile la scienza, poiché tra i detriti che ostruiscono le vie d’accesso vi sono anche le grandi, antiche parole che sono diventate dapprima convenzionali, poi irritanti e alla fine soltanto noiose. Le parole si muovono con la nave; luogo del Verbo è il bosco. Ma il Verbo riposa sotto le parole come il fondo d’oro sotto il dipinto di un primitivo. Quando il Verbo non anima più le parole, sotto i fiumi di parole si diffonde un silenzio atroce – nei templi innanzitutto, trasformati in tombe fastose, poi sui sagrati.

Uno dei grandi avvenimenti è il volgersi della filosofia dalla conoscenza alla lingua; lo spirito si trova ora in stretto rapporto con un fenomeno originario. È un fatto più importante di tutte le scoperte della fisica. Il pensatore accede a un territorio dove, finalmente, può di nuovo allearsi non soltanto con il teologo, ma anche con il poeta.

Tratto da : Il Ribelle di E.Junger - Ed.Adelphi

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