Il Tempo del Grande senso
  Difficile definire il tempo in cui stiamo vivendo.
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
Certamente è Tempo di crisi.
  
    La I guerra mondiale ha segnato la fine della supremazia europea
  
  tuttavia ... a ben vedere
  
    una sorta di colonialismo ancora oggi continua a sopravvivere.
  
  
    La II guerra mondiale ha provvidenzialmente distrutto il delirio hitleriano
  
  
    ma la discriminazione etnica sopravvive ancora ai giorni nostri.
  
  La Guerra fredda
  
    ha determinato il crollo del comunismo sovietico e il fallimento del
    socialismo reale
  
  
    determinando uno squilibrio a tutto favore delle economie di tipo
    capitalistico
  
  
    il quale ha dato inizio immediatamente a una strategia conosciuta come
  
  “ guerra preventiva. ”
  
    In pratica... uno stato di conflittualità permanente.
  La crisi della classe politica
  
    ... ormai incapace di costruire consenso ...
  
  
    produce dappertutto miseria e precarizzazione.
    
  E alla base di tutto
  
     c’è un forte senso di insicurezza individuale e collettivo.
  
  
    Oggi la vita della maggior parte degli individui
  
  
    oscilla fra la bulimia e l’anoressia culturale.
  
  
    Una cultura equilibrata si raggiunge anche mediante l’armonia
  
  
    fra ciò che si legge e ciò che si riesce a metabolizzare.
  
  Siamo immersi in un tempo di crisi.
  
    Ma proprio per questo la nostra epoca è straordinaria.
  
  
    Viviamo in un momento straordinario perché siamo in un momento di crisi
    straordinario.
  
  
     La crisi attuale (a differenza di quelle precedenti)
  
  
    non è limitata a un paese o a un impero, a un gruppo di individui più o meno
    vasto,
  
  
    a un particolare sistema economico o religioso:
  
  
    è una crisi planetaria che attraversa ognuno di noi
  
  
    e tutti i sistemi umani complessivamente:
  
  
    organizzazioni, istituzioni, chiese, partiti, aziende.
  
  
    Ma anche oggi ... come in tutte le crisi
  
  
    si possono assumere due atteggiamenti affatto differenti:
  
  
    chiudersi in un passato morto e putrescente per paura del nuovo...
  
  
    oppure cercare di dare espressione intenzionale all’ignoto
  
  
    partendo ognuno dalle proprie radici più autentiche
  
  
    cercando di dare nascita a qualcosa di genuino, che sia davvero nuovo,
    unico, irripetibile.
  
  
    Finito lo Stato-nazione e morenti le autorità
  
  
    ( morali, religiose, economiche o altro )
  
  nessuna istituzione
  
    potrà arrogarsi il diritto di disegnare " pro nobis " l’ordine delle
    cose.
  
    
    Sta finendo l’Era in cui si delegava ad altri la propria libertà.
  
  
    Siamo nel vivo di una crisi evolutiva senza precedenti nella storia
    dell’umanità.
  
  È questo il tempo del Grande Senso ?
E tornano alla mente le parole di Sri Aurobindo
  
    « E forse troveremo, quando tutto sarà fallito,
  
  
    nascosta dentro,
  
  
    la chiave del perfetto cambiamento »
  
      
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