Competizione
La competizione è dogma buono e giusto perché fa dare il meglio alle
persone.
Eh... no ! Non viviamo in una società competitiva:
il problema è che non c'è competizione ma monopolio.
Come se la competizione in sé non portasse al monopolio del più
ricco,
del più potente, del più spregiudicato...
Cose che Chesterton spiegò un secolo fa.
Il mito della competizione porta con sé un'idea di uomo molto
bassa.
Se vale ciò che vende non esiste cultura, non esiste arte, non esiste
bellezza.
Cultura, arte e bellezza educano e formano le coscienze.
Per vendere più degli altri
occorre fare leva sugli istinti bassi delle persone e ridurle a
consumatori.
Se vale ciò che conviene, non esiste vocazione, chiamata, destino.
Esiste solo: vai...
e spaccati la schiena a fare qualunque cosa ti faccia fare soldi,
... o sei uno scansafatiche.
Se il padre è solo colui che porta i soldi a casa
non potrà mai dare esempio di coraggio, virtù e sacrificio
ma solo crescere nuovi borghesi che fanno ciò che conviene.
La madre di tutte le narrazioni, da cui discende tutto il resto
è che la società buona è quella competitiva, dove ognuno fa il proprio
interesse.
Il potere adora fare competere il popolino per le briciole, mentre il banco
prende tutto.
Solo le persone complessate
sono ossessionate dalla competizione e dal bisogno di schiacciare il
prossimo per emergere.
Le persone sane e risolte cooperano, non competono.
Non hanno bisogno di mettere in ombra gli altri per brillare.
Con buona pace dei liberali di destra e di sinistra.
Gli uomini e le donne realizzati sanno guardare chi cade con
misericordia
e chi è migliore con ammirazione, per imparare.
Le uniche competizioni che ammettono sono con loro stessi, i propri limiti
e i propri demoni.
Sanno cadere e rialzarsi.
L'ossessione per la competizione è alla base della società che stiamo
vivendo.
Lamentarsi di essa mentre si è ossessionati dalla competizione è ipocrisia.
- W.I.
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