Opinione pubblica
Qualsiasi argomento, quando finisce sulla bocca di tutti, finisce per essere
neutralizzato.
Innanzitutto si accumulano disinformazione e opinioni contraddittorie;
nella mente dell'osservatore mediamente disinteressato
(ossia la maggior parte della popolazione,
su qualsiasi argomento che non sia di puro uso e consumo)
si crea un'impressione di indecidibilità, per cui verità e menzogna, buon
senso e assurdità,
finiscono per equivalersi.
L'attenzione e la simpatia si spostano dall'argomento alla fazione che lo
sostiene;
chi non è fazioso, assesta la propria sensibilità sul livello più banale e
condiviso,
ostentando la noia e l'insofferenza
di chi ha sprecato il proprio tempo ascoltando opinioni inutili.
Più pernicioso
è il fenomeno per cui la questione entra nell'immaginario collettivo
e finisce nello scantinato delle questioni familiari e inutili perché già
risolte o irrisolvibili,
su cui è opportuno ironizzare e passare oltre.
Infine, su quel residuo che precipita dal setaccio,
passa la pseudo-intellighenzia con il rastrello degli "ismi"
(negazionismo/revisionismo/complottismo/reazionarismo, e via dicendo)
a fare piazza pulita usando come leva lo stigma sociale e morale.
Alla fine del processo, della questione iniziale non rimane nulla.
In fin della fiera
vince chi desidera che le questioni non siano discusse ma dimenticate, tutt'al
più accantonate.
Perde chi desidera un quanto di verità, per quanto misero.
Viene truffato chi crede, a buon mercato,
di avere un opinione ("libera", "indipendente",
"valida").
Il nostro "pensiero", la nostra "opinione", non sono altro che
carta da macero.
I processi dell'opinione pubblica e la sua manipolazione
sono noti a chi fa dell'informazione e della comunicazione un'arma.
W.I.
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