La danza del cuore
Forse perché sono scoordinata, mi commuove chi sa danzare.
C’è una grazia segreta
in chi lascia che il corpo racconti ciò che le parole non osano dire.
Amo gli anziani che ballano,
le loro mani che cercano altre mani, i loro sorrisi che sfidano il tempo.
Nei loro passi c’è un grido sommesso: noi ci siamo ancora.
E amo anche chi non sa ballare, come me, quelli che inciampano nel ritmo,
che vanno a sinistra quando il mondo dice “a destra” e poi ridono.
Ridono d’imbarazzo, ma anche di libertà.
Perché perdersi è umano,
e perdersi danzando è un modo dolce di ritrovarsi vivi.
Sembra facile, la danza, ma lo è solo per chi l’ha nel sangue.
E così il cuore:
quando gli viene naturale amare, non chiede permesso alla paura.
Ama, e basta.
Ama anche quando sa che farà male.
Ama e si espone, come una ferita che si fa cicatrice:
segno del dolore, e della forza di chi ha avuto il coraggio di sentire fino in fondo.
Puoi imparare i passi, allenare il corpo finché trova armonia.
E se hai amore, puoi imparare a donarlo.
Ma se il cuore è arido, se dentro non scorre nulla, nessuna musica potrà salvarlo.
Diverso è il cuore deluso: lui sa ancora amare, ma trema.
Trema davanti alla possibilità di farlo.
Trema, perché ricorda quanto è bello e quanto fa male,
lasciarsi andare alla musica con chi non ha le note dentro,
con chi non sente la stessa melodia.
- Rosanna Badalamenti -