Il vecchio
Il vento si era calmato.
L'aria era pungente e fredda ma il cielo era così terso
che le poche nuvole sembravano a rilievo, quasi che si potessero
toccare.
Il vecchio guardò le sue montagne. Belle, maestose come
sempre.
Un occhio inesperto avrebbe detto immutabili. Ma lui sapeva bene
che non era così.
Nella sua lunga vita le aveva viste modificarsi, lentamente, ma
sicuramente
quelle non erano le stesse identiche montagne
che avevano accompagnato la sua giovinezza.
Il lago anche, nel tempo, era cambiato.
Gran parte della boscaglia, che ne nascondeva le rive, ora non
c'era più,
sostituita da una miriade di piccoli cottage con i loro
porticcioli.
Non erano però brutti, pensò.
Era uno dei pochi posti in cui l'uomo non aveva fatto gran scempio
della natura.
Era una di quelle giornate che vien voglia di gridare che la vita è
bella.
Di bilanci ne aveva fatti tanti e aveva dovuto concludere
che,
anche se gran parte della sua esistenza era trascorsa tra
dispiaceri e dolori,
momenti come quello ripagavano ampiamente le sofferenze
patite.
Molti dei suoi amici non c'erano più.
Ne ricordò improvvisamente uno in particolare,
con il quale aveva condiviso tante belle esperienze.
Quante volte si erano lasciati cullare dal sibilo del vento tra le
gole delle montagne!
Quante volte avevano riso insieme ! Poi, un giorno se ne era
andato. Una disgrazia.
Da allora la sua vita non era stata più la stessa.
Le giornate gli erano sembrate vuote
e la tristezza lo aveva accompagnato quasi costantemente.
Erano passati molti anni.
Non provava più neanche un grande dolore ma solo una tenera
nostalgia.
Era fiero di essergli stato amico.
Era totalmente immerso in quei dolci ricordi
quando avvertì la presenza di qualcuno, laggiù, nel
sottobosco.
Un gruppo di uomini stava dirigendosi proprio verso di lui. Non
aveva paura.
Non temeva nessuno. Era sicuramente il più anziano di quella
valle,
ma anche il più amato e rispettato.
Nessuno si sarebbe mai permesso di fargli qualcosa di male.
Dritto come un fuso, imperturbabile, con le rughe profonde,
che ormai gli solcavano tutto il corpo, ma con l'aspetto
fiero
di chi sa di essere un giusto, era lì, immobile,
al cospetto di quelle montagne che aveva ammirato fin da
bambino.
Intanto quelli si avvicinavano, ed il brusio, prima
indistinto,
si era, pian piano, trasformato in un rumore ben noto.
Quegli uomini portavano con loro delle macchine.
Un altro tratto di bosco che sta per sparire, pensò
amaramente.
Questo era il progresso. L'uomo, dominatore del pianeta,
aveva potere di vita e di morte su tutti gli altri esseri viventi
!
Pensò a quando, molti anni prima, quella zona era occupata da altri
uomini.
I pellerossa avevano profondo rispetto per la natura.
Non ammazzavano per divertimento o sport.
Non provocavano incendi, dando fuoco agli alberi,
ma solo utilizzando i rami secchi che riuscivano a raccogliere.
Non avevano mai messo reti nel lago, distruggendo,
come avevano fatto i bianchi, tutti i pesci.
Eh ! Sì ! Ma quelli erano altri tempi.
Tempi in cui l'onore e la parola data contavano più del danaro.
Non si poteva tornare indietro. Il progresso marciava.
E più andava avanti e più la natura spariva. Che bel progresso
!
Era stanco ! Aveva vissuto tanto che, ormai,
non era neanche più interessato a quello che accadeva
intorno.
Un dolore lancinante gli trafisse le gambe.
Non ci fece molto caso, era abituato ad avere dolori di quel
tipo.
Ma questo era diverso, un po' più profondo … continuo.
Cominciò a sentirsi strano.
Che fosse arrivata la sua ora ?! … pensò, un po’ smarrito.
Ma si riprese subito e si irrigidì,
quasi volesse, come un vecchio generale, assumere quella fierezza
che la gioventù gli aveva dato e che ancora si intravedeva nei suoi
tratti.
Si sentì improvvisamente annebbiato.
Un’altra fitta dolorosissima lo fece tremare.
Guardò le sue montagne con amore. Poi …
mentre scricchiolava fino all’ultimo ramo,
il silenzio fu rotto dal rumore di una sega elettrica
e dalla voce di un uomo che sentenziava la sua morte : " Cadeeeeeee
… ! ".
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