Sperimentare la morte da vivi
Per una comprensione interiore
Questi riportati sono frammenti liberamente tratti dal testo
" Sul vivere e sul morire " di Jiddu Krishnamurti - Ed. Astrolabio
( Testo originale : On living and dying )
Dove ci sono semi di verità è sempre bene raccoglierli
... senza dimenticare ...
che solo imparando a vivere si impara anche a morire.
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" La morte dev'essere qualcosa di straordinario, proprio come la vita.
... Quindi per capire la morte dobbiamo capire la vita nella sua globalità,
e non accontentarci di vivere un suo frammento, come fa la maggior parte di noi.
È proprio nel comprendere la vita che comprendiamo la morte,
perché non sono separate. "
( Londra, 12 giugno 1962 )
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"... per poter sperimentare la morte mentre siamo ancora vivi,
dobbiamo abbandonare ogni sotterfugio mentale,
ovvero tutto ciò che ci impedisce un'esperienza diretta.
Siamo plasmati dal passato, dalle abitudini, dalla tradizione, dagli schemi di vita;
siamo invidia, gioia, angoscia, zelo, godimento;
ognuno di noi è questo, ovvero il processo di continuità.
Ognuno è attaccato alle proprie opinioni, al proprio modo di pensare,
ed ha paura che senza i suoi attaccamenti non sarebbe nulla;
allora si identifica con la casa, la famiglia, il lavoro, gli ideali ...
ma quanti sono
quelli capaci di porre fine a tale attaccamento e realizzare il distacco ?
E' necessario comprendere i processi del pensiero,
poiché la comprensione di ciò che chiamiamo pensiero è la cessazione del tempo..
il pensiero, tramite un processo psicologico, crea il tempo;
il tempo poi controlla e configura il nostro pensiero ..
il senso di continuità è stato edificato dalla mente,
quella mente che guida se stessa per mezzo di precisi schemi
e che ha il potere di creare ogni sorta di illusione,
lasciarsi intrappolare da tutto ciò
mi sembra una scelta tanto inutile quanto priva di maturità ..
Non sappiamo neppure cos'è vivere, come potremo mai sapere cos'è la morte ?
Vivere e morire potrebbero essere la stessa cosa,
e il fatto che le abbiamo separate potrebbe essere fonte di grande sofferenza.
Abbiamo separato la morte
trattandola come un evento che accadrà alla fine della vita,
tuttavia è sempre presente.
Avendo paura di quella cosa che chiamiamo morte l'abbiamo separata dalla vita
delegandole entrambi in compartimenti stagni,
separati l'uno dall'altro da spazi immensi.
Una mente imprigionata in tale processo non riuscirà mai a comprendere,
comprendere è libertà;
ma tra noi sono ben pochi coloro che vogliono essere liberi ..
lasciamo che l'oceano della vita e della morte sia così com'è ..
l'IO che ha goduto, sofferto e conosciuto, potrà continuare ?
L'IO esiste solo a causa dell'identificazione con la proprietà,
con un nome, una famiglia, con successi e fallimenti,
con tutto ciò che siamo stati e vogliamo essere.
Siamo ciò con cui ci siamo identificati :
è di questo che siamo fatti, e senza di questo non siamo.
Vogliamo che tale identificazione con gli altri, con le cosa e le idee
non abbia fine, persino dopo la morte;
ma si tratta davvero di qualcosa di vivo ?
Oppure non è nient'altro che una massa di desideri contraddittori,
di progetti, di successi, di frustrazioni,
un groviglio in cui il dolore supera la gioia ? ..
Meglio il conosciuto che il non conosciuto vero ?
Eppure il conosciuto è talmente piccolo, insignificante, limitante;
il conosciuto è dolore, eppure si desidera che continui ..
Ci affanniamo molto per sapere,
quando cessa ogni tentativo di sapere, c'è ancora qualcosa
che la mente non è riuscita ad afferrare e a far quadrare.
Il non conosciuto è infinitamente più grande del conosciuto :
il conosciuto
non è che un'imbarcazione in mezzo al mare del non conosciuto ..
lasciamo che tutto scorra naturalmente ...
... la verità è assai strana: più la inseguiamo più ci sfugge.
Non possiamo afferrarla in nessun modo, per efficace e astuto che sia;
non possiamo imprigionarla nella rete del nostro pensiero.
Comprendetelo a fondo e lasciate andare tutto.
Nel cammino della vita e della morte dobbiamo camminare da soli;
è un viaggio durante il quale conoscenza, esperienza e memoria
non possono offrire alcun conforto.
La mente deve essere ripulita
da tutto ciò che ha afferrato nel suo bisogno di trovare certezze;
i suoi Dei e le sue virtù
devono essere restituiti alle società che li hanno generati.
Occorre raggiungere una solitudine completa e incontaminata ..."
- Jiddu Krishnamurti -