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venerdì 16 luglio 2021

Sognare e vivere

Sognare ad occhi aperti - vivere ad occhi chiusi



Abbiamo scambiato il giorno con la notte.
Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi.
Non riusciamo a sognare e non riusciamo a vivere la realtà.
Due osservazioni di segno opposto, ricorrenti e veritiere per descrivere la vita presente.
La chiave per comprendere perché due verità così divergenti hanno un comune fondo di verità
è nel loro campo d’applicazione :
come succede ai lattanti, abbiamo scambiato il giorno con la notte.
Ovvero applichiamo alla veglia le categorie del sogno e al sogno le categorie della veglia.
Da un verso cresce la paura della vita e della realtà.
Paura della violenza, dello straniero, del razzista
delle malattie, del contagio, del buio, dell’inquinamento.
E paura di far figli, di perdere il tenore di vita, paura del futuro ma anche del passato.
Allora si cerca rifugio nelle illusioni, nella mitologia secondaria o d’asporto, nel fumo
nelle trasgressioni, nella vacanza, nel video, nella cuffia, nei carrelli della spesa.
Non è una novità aggrapparsi alle illusioni :
cambiano i veicoli, gli oggetti usati, non gli effetti.

In un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie
le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette.
Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrore, la violenza.
C’era chi bruciava i sogni dopo aver incendiato la realtà e chi faceva il contrario.
I disagi, le violenze, le paure del presente
sono passate con gli anni dalla sfera pubblica e storica alla sfera intima e privata
ma rivelano la stessa tendenza a scambiare il sogno con la veglia.
Quando dovremmo vivere la realtà quotidiana alla luce del sole
fare i conti con ciò che siamo davvero, con il mondo concreto che ci circonda
con la nostra vita, i suoi limiti e le sue imperfezioni
ci rifugiamo nei desideri, inseguiamo chimere, viviamo di universi fittizi
mondi perfetti, società inesistenti, fughe nella realtà virtuale;
incapaci di vivere, ci abbandoniamo ai sogni, compreso il sogno della merce.
E quando invece dovremmo sognare
lasciare il campo alla libera immaginazione, all’incanto o all’irruzione del mito
allora ci barrichiamo nelle ferree leggi della ragione
nella contabilità, nella tecnica e nei bisogni materiali.
Così l’amore è ridotto alla libido
la religione è ridotta a transfert nei cieli dei nostri bisogni e delle nostre paure
l’arte è ridotta all’audience e alle condizioni socio-economiche
le idee ai rapporti di produzione e consumo, la cultura al potere culturale.
Ci snaturiamo quando dovremmo vivere secondo natura
e ci aggrappiamo alla natura quando dovremmo liberare i sogni soprannaturali.
Funzionano a pieno regime le fabbriche dei sogni, dalla fiction all’astrologia :
analizzò questo trasloco nella veglia delle allucinazioni oniriche e delle psicosi notturne.
L’inversione tra il giorno e la notte, tra il sogno e la veglia
trovò nel surrealismo e poi nel ’68 una formula di successo : l’immaginazione al potere.
Il risultato fu rovesciare l’uomo
farlo camminare con la testa e pensare con i piedi, cioè con la praxis
ribaltando così il rapporto col cielo e la terra.
I malesseri del presente - come i dolorosi furori del passato - hanno quella stessa matrice :
sogniamo quando dovremmo vivere, viviamo quando dovremmo sognare.
Dormienti di giorno, insonni di notte
apriamo gli occhi quando è buio, li chiudiamo quando c’è il sole.
Pesanti nella leggerezza e leggeri nella gravità.

Gli psicanalisti, come Hethan Watters
raccontano cosa succede quando si perdono i sogni di notte e la realtà di giorno.
È la chiave più giusta per spiegare la malattia occidentale :
la pretesa di calcare il cielo con i piedi e di camminare con la testa.
Così i nostri dei e i nostri miti sono pedestri, all’altezza delle nostre suole, o al più dell’inguine
e la nostra vita terrena si perde nel cervello, in quella tirannia dell’immaginazione sulla realtà
del cervello sulla vita concreta che Paul Celàn, prima di suicidarsi, chiamava psicocrazia.
I miti caduti in terra si chiamano malattie.
Viviamo bene in stato di sospensione e di incoscienza, da automi e fruitori dell’attimo.
Quando viviamo male, i sogni si fanno incubi e la realtà si fa maledizione inflitta da altri.
Così la vita diventa una confortevole patologia.
La via d’uscita, facile a dirsi e ardua a realizzarsi
è restituire i sogni alla notte e la veglia al giorno
ridare il cielo agli dei e la terra agli uomini
ripristinando il duplice bisogno di miti e di realtà che ci rende uomini
mai scambiandoli di posto e di momento.

- Marcello Veneziani -
Alla luce del mito
Marsilio 2017

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