Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Testo scorrevole

► Solo chi porta in sé l’Impronta si riconoscerà a vicenda. Segno lampante d’identificazione lasciato dalle cicatrici del Passato.

venerdì 16 luglio 2021

Sognare e vivere

Sognare ad occhi aperti - vivere ad occhi chiusi



Abbiamo scambiato il giorno con la notte.
Sogniamo a occhi aperti, viviamo a occhi chiusi.
Non riusciamo a sognare e non riusciamo a vivere la realtà.
Due osservazioni di segno opposto, ricorrenti e veritiere per descrivere la vita presente.
La chiave per comprendere perché due verità così divergenti hanno un comune fondo di verità
è nel loro campo d’applicazione :
come succede ai lattanti, abbiamo scambiato il giorno con la notte.
Ovvero applichiamo alla veglia le categorie del sogno e al sogno le categorie della veglia.
Da un verso cresce la paura della vita e della realtà.
Paura della violenza, dello straniero, del razzista
delle malattie, del contagio, del buio, dell’inquinamento.
E paura di far figli, di perdere il tenore di vita, paura del futuro ma anche del passato.
Allora si cerca rifugio nelle illusioni, nella mitologia secondaria o d’asporto, nel fumo
nelle trasgressioni, nella vacanza, nel video, nella cuffia, nei carrelli della spesa.
Non è una novità aggrapparsi alle illusioni :
cambiano i veicoli, gli oggetti usati, non gli effetti.

In un passato anche recente, le illusioni furono le utopie rivoluzionarie
le ideologie che promettevano paradisi in terra e società perfette.
Le illusioni degli uni erano le paure degli altri, il terrore, la violenza.
C’era chi bruciava i sogni dopo aver incendiato la realtà e chi faceva il contrario.
I disagi, le violenze, le paure del presente
sono passate con gli anni dalla sfera pubblica e storica alla sfera intima e privata
ma rivelano la stessa tendenza a scambiare il sogno con la veglia.
Quando dovremmo vivere la realtà quotidiana alla luce del sole
fare i conti con ciò che siamo davvero, con il mondo concreto che ci circonda
con la nostra vita, i suoi limiti e le sue imperfezioni
ci rifugiamo nei desideri, inseguiamo chimere, viviamo di universi fittizi
mondi perfetti, società inesistenti, fughe nella realtà virtuale;
incapaci di vivere, ci abbandoniamo ai sogni, compreso il sogno della merce.
E quando invece dovremmo sognare
lasciare il campo alla libera immaginazione, all’incanto o all’irruzione del mito
allora ci barrichiamo nelle ferree leggi della ragione
nella contabilità, nella tecnica e nei bisogni materiali.
Così l’amore è ridotto alla libido
la religione è ridotta a transfert nei cieli dei nostri bisogni e delle nostre paure
l’arte è ridotta all’audience e alle condizioni socio-economiche
le idee ai rapporti di produzione e consumo, la cultura al potere culturale.
Ci snaturiamo quando dovremmo vivere secondo natura
e ci aggrappiamo alla natura quando dovremmo liberare i sogni soprannaturali.
Funzionano a pieno regime le fabbriche dei sogni, dalla fiction all’astrologia :
analizzò questo trasloco nella veglia delle allucinazioni oniriche e delle psicosi notturne.
L’inversione tra il giorno e la notte, tra il sogno e la veglia
trovò nel surrealismo e poi nel ’68 una formula di successo : l’immaginazione al potere.
Il risultato fu rovesciare l’uomo
farlo camminare con la testa e pensare con i piedi, cioè con la praxis
ribaltando così il rapporto col cielo e la terra.
I malesseri del presente - come i dolorosi furori del passato - hanno quella stessa matrice :
sogniamo quando dovremmo vivere, viviamo quando dovremmo sognare.
Dormienti di giorno, insonni di notte
apriamo gli occhi quando è buio, li chiudiamo quando c’è il sole.
Pesanti nella leggerezza e leggeri nella gravità.

Gli psicanalisti, come Hethan Watters
raccontano cosa succede quando si perdono i sogni di notte e la realtà di giorno.
È la chiave più giusta per spiegare la malattia occidentale :
la pretesa di calcare il cielo con i piedi e di camminare con la testa.
Così i nostri dei e i nostri miti sono pedestri, all’altezza delle nostre suole, o al più dell’inguine
e la nostra vita terrena si perde nel cervello, in quella tirannia dell’immaginazione sulla realtà
del cervello sulla vita concreta che Paul Celàn, prima di suicidarsi, chiamava psicocrazia.
I miti caduti in terra si chiamano malattie.
Viviamo bene in stato di sospensione e di incoscienza, da automi e fruitori dell’attimo.
Quando viviamo male, i sogni si fanno incubi e la realtà si fa maledizione inflitta da altri.
Così la vita diventa una confortevole patologia.
La via d’uscita, facile a dirsi e ardua a realizzarsi
è restituire i sogni alla notte e la veglia al giorno
ridare il cielo agli dei e la terra agli uomini
ripristinando il duplice bisogno di miti e di realtà che ci rende uomini
mai scambiandoli di posto e di momento.

- Marcello Veneziani -
Alla luce del mito
Marsilio 2017

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