Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

sabato 10 settembre 2022

Adattarsi alla modernità

Adattarsi alla modernità


A differenza di tanti
non penso che la “ civiltà ” annichilisca, necessariamente, l’uomo.
 Se l’uomo moderno è meno sano, se è degenerato, nevrotico, sradicato
non è da imputarsi
al fatto che vive in una società industriale, in una metropoli,  che dispone di tecnologia,
ma semplicemente al fatto di non essere ancora riuscito ad adattarsi
al nuovo ambiente cosmico che gli hanno creato le sue stesse scoperte e mezzi di produzione.
Permane uno sfasamento tra l’ambiente moderno e l’uomo.
Prima che si adatti, soffrirà, degenererà e diverrà sterile,
proprio come sono andate le cose nei periodi di transizione
dallo stadio dei raccoglitori di frutti e sementi
a quello degli allevatori o dal nomadismo all’agricoltura.
E’ certo che i primi nomadi che divennero stanziali e coltivarono la terra
parevano “ degenerati ” in confronto ai loro predecessori;
quelli erano liberi, vigorosi, non legati alla terra né tentati dalla ricchezza ecc...
Da un punto di vista “ igienico
è certo che, all’inizio, l’agricoltore sembrava un degenerato rispetto al pastore;
il duro lavoro lo spossava, era fisicamente senza forze ecc...
Ma alcune generazioni più tardi, quando l’agricoltura si perfezionò
i coltivatori della terra, meglio alimentati,
acquisirono una condizione fisica superiore a quella dei pastori
( ciò che persero per sempre fu la forza morale;
la mistica tellurica ebbe come conseguenza l’orgia;
la proprietà inasprì il sentimento di possesso
promosse l’atteggiamento passivo e fatalista davanti al cosmo
- le piogge, le siccità, le inondazioni andavano oltre i poteri dell’uomo -
incoraggiò l’opportunismo e anche la viltà,
perché il pover uomo doveva arrivare a un’intesa con gli invasori ).

Per ritornare al nostro punto :
non credo che il semplice fatto di vivere in una società civile ed estremamente industrializzata
implichi la degenerazione fisica, lo squilibrio o la sterilità spirituale.
Ciò che credo è che non ci siamo adattati all’ambiente;
anche in una città di grattacieli l’uomo può restare in contatto con i ritmi cosmici,
può “ realizzare ” il miracolo dell’alternarsi del giorno con la notte, e quello delle fasi lunari.
Il dramma universale
- vita e coscienza, tutto è frammento, divenire ed esistenza -
è immediato in una fabbrica come nelle solitudini himalaiane.
 La città moderna non è per forza avulsa dalla natura;
solo le eresie urbanistiche hanno escluso i giardini;
ma il cemento e il ferro
possono inserirsi perfettamente come elementi del paesaggio naturale della vegetazione.
Prova ne sia il mimetismo delle fortificazioni e delle fabbriche durante la guerra.

Tratto da :
- M.Eliade -
 Jaca Book


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