Meditare camminando
  Praticando la meditazione del camminare
  scegliamo un breve percorso, e andiamo su e giú lentamente.
    Camminare senza una meta e senza uno scopo
  
  
    mette in contatto con un forte senso di insensatezza
chi è abituato alla sola concretezza e utilità immediata del vivere.
  
chi è abituato alla sola concretezza e utilità immediata del vivere.
    Si tratta di camminare verso se stessi e non piú verso l’altro
  
  
    non piú per conquistare o per disfarsi di qualcosa.
  
    La destinazione siamo noi.
  
  Man mano, arriva un altro genere di senso.
    Camminare per camminare
  
  
    può essere umiliante per la ragione, e insegnare cosí l’umiltà.
  
    Non cercare un senso, solo toccare terra con un piede
  
  
    sollevare da terra l’altro piede, avvicendarsi senza affaccendarsi.
  
    Essere intimi con la terra e con l’aria, con la danza del passo, con
      l’andatura.
  
  E se i pensieri ci cavalcano, se ci impediscono di essere presenti
  ci fermiamo e ci domandiamo: « Cosa sta succedendo ?
  Cosa sta bussando al mio cuore perché io lo veda ?
  Chi sei ? Cosa vuoi da me ? »
    E quando l’ospite si fa avanti, dice il suo nome, lo invitiamo a
      camminare con noi.
  
    Sentiamo cosa accade in ogni istante, sentiamo il corpo in piedi
  
  
    non lo abbandoniamo, sentiamo il movimento, la sua complessità.
  
    Non si tratta di sforzo ma di ricettività, aprirsi a quello che è già
      lí
  
  
    niente da aggiungere, niente da togliere, solo raccogliere.
  
    L’andatura, il ritmo, la velocità
  
  
    vanno accordate alla qualità del corpo e del cuore presenti nel momento,
      ai loro bisogni.
  
    A volte, la lentezza aiuta a contrastare la mente che corre troppo
  
  
    a invitarla a fare pausa, a intonarla con il momento presente.
  
    Altre volte, il passo lento può diventare ipnotico, una ninnananna che
      crea automatismo
  
  
    e il passo va risvegliato, accelerando o invece rallentando al
      massimo
  
  
    e restando connessi con le piú sottili sensazioni.
  
    Scrive Italo Calvino:
  
  
    «
        Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche
          suo aspetto
  
  
    e pure che qualcosa cambi in noi. »
  
  - Chandra Livia Candiani -
  Letto questo scritto mi torna alla mente
    un ricordo...
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