Suggerimento

Se hai ragione non hai bisogno di gridare.

S. Paolo : " Vagliate tutto e trattenete ciò che vale "
B. Pascal : " Sia il consenso della vostra ragione e non quella degli altri che vi conduca a credere "
T. de Chardin : Basta che la Verità appaia una sola volta, in una sola mente, perché nulla possa più impedire d'invadere tutto e d'incendiare tutto "
Di mio sento solo di aggiungere che : la Verità non necessita di essere sostenuta da proselitismo ... bensì ... essere semplicemente enunciata e testimoniata.
Essa è sempre coerente con sé stessa e trova per sua stessa natura quale sia il modo più opportuno e la circostanza più adatta per rivelarsi.
E' solo questione di tempo.

Da considerare anche che, una volta conosciuta, la Verità rende sicuramente liberi, ma, in alcune circostanze, niente affatto sicuri.

SAPERE AUDE !

ET SI OMNES EGO NON

Testo scorrevole

► Solo chi porta in sé l’Impronta si riconoscerà a vicenda. Segno lampante d’identificazione lasciato dalle cicatrici del Passato.

mercoledì 21 febbraio 2024

Meditare camminando

Meditare camminando

Praticando la meditazione del camminare
scegliamo un breve percorso, e andiamo su e giú lentamente.

Camminare senza una meta e senza uno scopo
mette in contatto con un forte senso di insensatezza
chi è abituato alla sola concretezza 
e utilità immediata del vivere.
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Si tratta di camminare verso se stessi e non piú verso l’altro
non piú per conquistare o per disfarsi di qualcosa.

La destinazione siamo noi.
Man mano, arriva un altro genere di senso.

Camminare per camminare
può essere umiliante per la ragione, e insegnare cosí l’umiltà.

Non cercare un senso, solo toccare terra con un piede
sollevare da terra l’altro piede, avvicendarsi senza affaccendarsi.

Essere intimi con la terra e con l’aria, con la danza del passo, con l’andatura.
E se i pensieri ci cavalcano, se ci impediscono di essere presenti
ci fermiamo e ci domandiamo: « Cosa sta succedendo ?
Cosa sta bussando al mio cuore perché io lo veda ?
Chi sei ? Cosa vuoi da me ? »

E quando l’ospite si fa avanti, dice il suo nome, lo invitiamo a camminare con noi.

Sentiamo cosa accade in ogni istante, sentiamo il corpo in piedi
non lo abbandoniamo, sentiamo il movimento, la sua complessità.

Non si tratta di sforzo ma di ricettività, aprirsi a quello che è già lí
niente da aggiungere, niente da togliere, solo raccogliere.

L’andatura, il ritmo, la velocità
vanno accordate alla qualità del corpo e del cuore presenti nel momento, ai loro bisogni.

A volte, la lentezza aiuta a contrastare la mente che corre troppo
a invitarla a fare pausa, a intonarla con il momento presente.

Altre volte, il passo lento può diventare ipnotico, una ninnananna che crea automatismo
e il passo va risvegliato, accelerando o invece rallentando al massimo
e restando connessi con le piú sottili sensazioni.

Scrive Italo Calvino:
« Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto
e pure che qualcosa cambi in noi. »

- Chandra Livia Candiani -

Letto questo scritto mi torna alla mente un ricordo...

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