Il sergente nella neve
I ricordi della ritirata di Russia
scritti in un Lager tedesco dall’alpino
Rigoni Stern
nell’inverno del 1944.
Romanzo
apprezzato inizialmente soprattutto per il valore della testimonianza
con cui ha dimostrato le sue grandi qualità espressive
con la progressiva distanza temporale dai drammatici avvenimenti narrati.
« Una parola definitiva sulla pietà e sulla misericordia
che consentono agli uomini di continuare a guardarsi in faccia senza vergogna »
- Eraldo Affinati -
- Eraldo Affinati -
Episodio significativo
è quello in cui il giovane sergente maggiore Rigoni, entrato in una isba,
trova dei soldati russi seduti a tavola.
Questi lo guardano senza fare nulla, lo lasciano mangiare
e loro stessi continuano a mangiare.
È come se la guerra non ci fosse in quell’umile casa.
Rigoni e i russi non sentono il bisogno né di difendere né di attaccare.
“
In quell’isba si era creata tra i soldati russi e me, e le donne e i
bambini
un’armonia che non era un armistizio.
Era qualcosa di più del rispetto che gli animali della foresta hanno
l'uno per l'altro.
Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper
restare uomini.
Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini.
Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti.
Finché saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo
comportati.
I bambini specialmente.
Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere.”
Racconto da brividi. Da ascoltare e poi da meditare.
Nessun commento:
Posta un commento